America’s Cup 2027, Chieffi: “Napoli ok, ma rischio onde da traffico”

“L’America’s Cup a Napoli è sicuramente una novità, un inedito per l’Italia che va a poggiare su una tradizione ormai pluridecennale che possiamo vantare in Coppa. Siamo partiti con Azzurra nel lontano 1983, quindi sono trascorsi più di 40 anni con alternate vicende, ma diciamo che con qualche rara eccezione sono stati più o meno quasi sempre tentativi abbastanza fruttiferi. Hanno portato a due partecipazioni nel Match dell’America’s Cup, tre volte in finale in Louis Vuitton Cup, una volta con Azzurra nei quarti finale. Il che ha generato un grande attaccamento in Italia per la manifestazione: quando parli di Coppa America la gente rizza le orecchie”.
Tommaso Chieffi parla della Coppa a Sorrento, a margine della Tre Golfi Sailing Week, dove è in corso la prova finale dell’Europeo dei Maxi (era tattico su My Song, il maxi di Pigi Loro Piana, che però è stato fermato da un'avaria). Chieffi l’America’s Cup la conosce bene: vanta partecipazioni con Italia, Il Moro di Venezia - con cui ha vinto la Louis Vuitton Cup a San Diego nel 1992-, Oracle, +39, Shosholoza.
Una lunga tradizione, appunto.
“Sì, ormai lunga. E proprio per la qualità e lo spessore delle barche che hanno partecipato e per i loro protagonisti del passato, oggi c'è un attaccamento da tifo diciamo quasi calcistico per Luna Rossa, che in questo momento nella vela è l’equivalente della Ferrari per gli appassionati di automobilismo”.
La scelta di Napoli, sede dell’edizione prossima della Louis Vuitton Cup e dell’America’s Cup. Che ne pensa?
“Grant Dalton (il Ceo di Team New Zealand, che è il Defender, ndr) ha chiaramente avuto il supporto di personaggi importanti che hanno sponsorizzato la Coppa, a partire dal governo, con il faro sul recupero di Bagnoli. Il Defender (è il detentore del trofeo che organizza l’evento, ndr) ha avuto quei mezzi a disposizione che cercava per continuare a tenere viva la manifestazione. Dalton può contare su un interesse forte anche di imprenditori privati, che garantiscono i fondi, e del pubblico: sono sicuro che gli indici di ascolto, di partecipazione saranno molto alti a Napoli. Ma anche il set in cui sarà tracciato il campo di gara è favorevole: siamo di fronte a Capri e immagino che Ellison, Bertarelli e altri porteranno qui i loro superyacht e si godranno dai ponti superiori le regate. Lo scenario è sicuramente unico. Lo dico con rispetto, ma non si può certo paragonare a Barcellona o a Valencia, il livello è senz’altro superiore”.
C’è chi storce il naso perché la Coppa arriva in Italia senza la vittoria di un team italiano...
“Questa è la strada intrapresa da Team New Zealand, che ha vinto la Coppa nelle ultime tre edizioni. E Team New Zealand per poter continuare a partecipare doveva cercare fondi da qualche parte, a fronte della crisi economica della Nuova Zelanda. S’era parlato anche degli Emirati Arabi: allora, io preferisco Napoli”.
Parliamo del campo di regata: sarà tra Posillipo e Castel dell’Ovo.
“Ho sempre regatato qui in Primavera. Ci sono brezzoline abbastanza stabili e qualche giorno particolarmente ventoso. In questi ultimi giorni della Tre Golfi c’è stata ad esempio una situazione di perturbazione continua, abbiamo avuto 25 nodi nella lunga, 27 nodi sotto Punta Campanella, ma anche un bel Maestrale con 14 nodi e onda formata. In quest’ultimo caso, forse troppa per le barche di Coppa. Però, nel 2027 non ci sarà la concomitanza con le Olimpiadi e quindi se le regate verranno spostate più verso l’estate, mi aspetto di vedere gare con una brezzolina di 10 nodi e mare piatto. Detto questo, avranno fatto tutte le statistiche del caso. Sarebbero stati dei folli a venire a Napoli se avessero saputo che non c'era assolutamente vento. Ci sarà sicuramente un po' di termica. Poi, è banale dirlo, il riscaldamento globale fa sì che il mare sia più caldo e che quindi ci sia meno scambio termico. Porto un esempio personale: ho corso una recente Giraglia, regata che quando c’è alta pressione ti spinge verso la costa toscana per poi costringere a bordeggiare per risalire il Tirreno, e non c’era un filo di vento. Ho chiesto al mio navigatore il perché di quella bonaccia e lui mi ha fatto notare che l'acqua era molto calda e che questo aveva cambiato le carte in tavola. Ma su questo fronte, né noi, né Dalton possiamo fare nulla”.
Anche a Barcellona l’anno scorso ci sono stati giorni di bonaccia.
”Barcellona, ma soprattutto Valencia, che ha un piccolo deserto dietro il centro abitato, hanno una conformazione orografica che favorisce lo scambio termico. Ma io immagino che 8-10 nodi di termica in media ci saranno anche a Napoli, così come ci sono a Carrara o in altre località della Toscana”.
Atene avrebbe garantito più vento?
"Forse troppo, perché quando sale il Meltemi sono dolori… A me è capitato di restare fermo in porto tre giorni perché soffiava ad almeno 35 nodi”.
Tornando a Napoli…
"Be’, parliamo molto di vento, ma io vedo un flusso di barche turistiche notevole, tra diporto, traghetti ed aliscafi. Un flusso che genera un moto ondoso disordinato”.
Anche a Barcellona l’anno scorso c’era onda.
"Sì, ma diversa. Era un’onda lunga, che era gestibile. A Napoli è molto più disordinata, dunque meno gestibile per le barche di Coppa. Un moto ondoso che, per altro, aumenterà mano a mano che ci si spinge verso l’estate”:
Sarà un elemento che dovranno tenere in conto i progettisti dei nuovi AC75. Defender incluso.
"Se c’è onda, c’è per tutti. I progettisti dovranno tenerne conto, ma come sempre ci saranno delle scelte a monte. A Barcellona Team New Zealand aveva una barca studiata per vento leggere e mare piatto, tanto che quando ci sono state condizioni più dure i britannici di Ineos gliele hanno suonate. La verità è che noi dipingiamo i kiwi come invincibili, ma anche loro devono fare delle scelte. Se si verificano determinate condizioni, ne beneficiano, diversamente pagano anche loro”.
Il Defender tradizionalmente ha un po’ di vantaggio perché conosce prima di altri la sede della Coppa. Anche se la scelta di Napoli non è arrivata con largo anticipo.
"Partono più o meno come gli avversari. Ma la domanda, adesso, è un’altra: riusciranno a preparare tutto per il 2027?”.
Intende dire Bagnoli, l’area che ospiterà le basi?
"Io ero andato a visitarla nel 2002-2003, insieme a un ingegnere che doveva valutare se avrebbe potuto ospitare la Coppa. Io gli dissi che era perfetta con un porticciolo, tipo Auckland, intorno al quale si sarebbero potuti ospitare le basi dei team e ricavare una sorta di Race Village, dove la gente avrebbe potuto vivere l’America’s Cup da vicino, respirarne l’atmosfera. E’ un aspetto importante, questo. A San Diego, ad esempio, l’area della Coppa era grande, dispersiva, tanto che non veniva seguita molto. Con le barche sandavamo al largo anche per tre miglia, nessuno vedeva niente… Il fatto di avere un Race Village e le regate vicine è molto importante, Bagnoli è un anfiteatro naturale”.
In effetti era già parlato di Bagnoli per la Coppa in passato.
”Bagnoli fu una delle quattro finaliste con Cascais, Valencia e Marsiglia quando alla regia c’erano Larry Ellison e Russell Coutts. Poi non se ne fece nulla a causa della bonifica. C’è chi disse che non si potevano mettere a repentaglio la salute degli atleti...”.
Sicuramente adesso c'è la volontà per farla, quella bonifica.
“La cosa che più mi ha colpito è che non è la Regione o il Comune a volere la Coppa, ma è il governo. Dunque, sicuramente la bonifica la faranno. Spero, in tempo”.
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