Bari, De Laurentiis prova a riaprire la «partita»

BARI - Sarà una ripartenza in salita, tra dubbi, scetticismo e una piazza sempre più distante. Il Bari si lecca le ferite di un’altra stagione deludente e prova ad entrare nelle pieghe della programmazione del torneo 2025-26. Ieri, la prima pietra, con il pranzo in città tra il presidente Luigi De Laurentiis insieme al direttore sportivo Giuseppe Magalini ed il suo «vice» Valerio Di Cesare. Saranno loro a costituire la base di un programma ancora una volta da reimpostare fin dalle radici.
«Avevo promesso i playoff e non ci siamo arrivati», il rapido bilancio del massimo dirigente. «Siamo stati nel perimetro degli spareggi promozione per l’intero campionato e ne siamo usciti a causa di un finale non all’altezza. Mi dispiace molto, ma proprio per questo ci siamo rimessi subito a lavorare con entusiasmo e voglia di riscattarci. La dirigenza? Siamo qui insieme, perciò si riparte così. Longo? Affrontiamo una riunione importante proprio per verificare tutte le componenti, vedremo».
L’amministratore unico biancorosso ha riflettuto a lungo: gli effetti disastrosi della mancata promozione in A del 2023 hanno partorito un soffertissimo torneo acciuffato in extremis con la salvezza ai playout, quindi un campionato quasi anonimo che non è mai decollato. La valutazione di azzerare la compagine dirigenziale dopo un completo fallimento è stata tra le concrete opzioni fino a qualche giorno fa: l’idea di affidarsi ad un manager più empatico sul territorio (Guido Angelozzi in primis e Francesco Palmieri a ruota i profili che più intrigavano) è stata accantonata perché ha prevalso la ragione di intraprendere la strada della continuità, anche e soprattutto in virtù dei vincoli contrattuali in essere. Ma è fin troppo facile intuire che l’operato di Magalini non abbia raggiunto standard di sufficienza. Al dirigente mantovano, spesso lontano dalle dinamiche di una piazza passionale come quella biancorossa, si chiederà una partecipazione più concreta all’ambiente barese, nonché un’impronta decisa su un mercato che dovrà seguire strategie chiare e coerenti, evitando errori marchiani come quelli messi a punto nel corso dell’annata 2024-2025. Inevitabilmente sarà un anno decisivo anche per Di Cesare: l’ex capitano dovrà crescere nel suo percorso dirigenziale, assumendosi maggiori oneri, senza perdere impatto e presenza sulla squadra. La fiducia accordata, insomma, prevederà una soglia più alta di responsabilità: c’è da riconquistare una città lontanissima e in feroce contestazione nei confronti dei De Laurentiis.
Questione spinosa e dagli esiti tutti da scrivere. Inutile girarci attorno: Moreno Longo ha pochissime chance di restare sulla panchina pugliese, malgrado un contratto in scadenza a giugno 2026 (con opzione di rinnovo al 2027) con un ingaggio tra i più considerevoli della categoria. La proprietà non lo ritiene assolutamente il principale colpevole dell’esito del torneo e valuterebbe anche la sua conferma. Che, però, oltre ad essere impopolare, sembra altamente improbabile proprio per visioni non sempre collimanti con la direzione sportiva, esplicitate più volte davanti alla stampa: ricominciare con eventuali zone d’ombra è da escludere. La linea, in tal senso, è tracciata: Magalini e Di Cesare dovranno nelle prossime ore prendere contatti con il tecnico piemontese e confrontarsi ad ampio raggio.
Se dal summit dovesse emergere una (difficile) identità di vedute, allora il quadro attuale potrebbe persino essere ribaltato. Se, invece, prevarrà la linea del divorzio, allora sarà imprescindibile almeno cercare i margini per una risoluzione del vincolo. Sull’eventuale successore, il casting sarà ristretto con caratteristiche ben delineate: personalità forte per affrontare un contesto in ebollizione, disciplina ferrea, un’identità tecnico-tattica precisa, ma senza cadere nell’integralismo. Roberto D’Aversa è senza dubbio un nome forte: l’allenatore di Stoccarda ha da sempre un legame forte con la Puglia (ha vestito le maglie di Casarano e Gallipoli, lo scorso anno ha guidato il Lecce, ma non finì la stagione), con Di Cesare ha centrato a Parma il doppio salto dalla C alla A ed ora è stato esonerato dall’Empoli (con il club toscano ha comunque un contratto fino al 2026): l’ingaggio (negli ultimi cinque anni D’Aversa ha sempre allenato in A) potrebbe rappresentare un ostacolo, ma non mancano i margini per un dialogo. Altra opzione è Vincenzo Vivarini: con Magalini ha conquistato la promozione in B a Catanzaro, seguita dalla qualificazione ai playoff per la A. Il mister pescarese è reduce da un’annata deludente a Frosinone, ma piace anche al presidente De Laurentiis che ancora non si perdona la sua mancata conferma in biancorosso nel 2020, dopo una serie utile di 27 risultati chiusa soltanto alla finale playoff per la B con la Reggiana.
Tra i più navigati, infine, ci sarebbe un’opzione al momento impraticabile, da seguire: ovvero, Luca D’Angelo. Tutto dipenderà dalla finale playoff di ritorno: se lo Spezia (a cui basta un pari) salirà in A, allora un assalto diverrebbe impossibile. Ma in caso contrario, se mai si palesasse una separazione dai liguri (con cui è comunque legato fino al 2027), potrebbe diventare un’opportunità. È ovvio che a gente come D’angelo o D’Aversa, bisognerà costruire una squadra in grado di vivere la nuova stagione fra le primissime. Scontato che, se il Bari volesse chiudere il cerchio in fretta, non aspetterà l’evoluzione di una situazione dai tempi potenzialmente lunghi. Tra i giovani, infine, due sono i «papabili»: Massimo Donati (già sondato un anno fa) che conosce alla perfezione una piazza in cui ha militato per cinque anni (dal 2009 al 2012, poi dal 2014 al 2016) da calciatore, nonché Alberto Aquilani.
I dialoghi per coinvolgere eventuali investitori difficilmente si evolveranno a breve. Allo stato attuale, il Bari potrebbe confermare a grandi linee il budget investito nelle tre stagioni di B (con una gestione che si attesta sui dieci milioni complessivi). Potrebbe, però, cambiare radicalmente la strategia: l’intenzione, infatti, è puntare con maggiore convinzione su giovani ed emergenti (molti i profili visionati in C), svecchiando la rosa e provando ad aumentare i cartellini di proprietà. Di certo i movimenti in entrata dovranno essere in numero rilevante. Bisognerà, infine, comprendere anche il destino di molte partnership commerciali: le aziende che sono state al fianco del Bari si sono ritrovate giovedì per la «Sponsor Cup» in un clima disteso e collaborativo, ma non manca chi riflette sul confermare o meno il suo impegno. A cominciare dal main sponsor Casillo che, al momento, appare lontano dalla realtà biancorossa: l’impresa leader in Puglia potrebbe lasciare la missione o rivedere in modo sostanziale il suo apporto. Una trattativa sarebbe già allacciata con Acqua Amata che potrebbe, invece, aumentare la sua visibilità sulle prossime divise. Che riguardano un altro argomento «sensibile»: «Errea» è l’attuale partner tecnico, ma ci sarebbe anche un forte riavvicinamento con Kappa. Tutto in divenire, insomma. Dopo il fallimento della stagione appena alla espalle, si prova a ripartire. Sperando di non sbagliare più nulla.
La Gazzetta del Mezzogiorno