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Bertolucci: «Sinner leggermente favorito, ma Djokovic può fare l’impresa»

Bertolucci: «Sinner leggermente favorito, ma Djokovic può fare l’impresa»
Sport

Combo Jannick Sinner e paolo Bertolucci

Paolo Bertolucci è a Wimbledon, commenta su Sky i match di questa seconda settimana di torneo ed è un interlocutore prezioso in vista delle semifinali e per fare il punto della situazione. La chiacchierata non può che partire da Sinner, che aveva fatto preoccupare i tifosi nel match con Dimitrov per quella caduta, il dolore al gomito e una quantità di errori - soprattutto di dritto - non da lui.

Jannik ieri, contro Shelton, è stato impeccabile e ci ha rassicurato: sembrava quello di sempre.

Io in realtà commentavo la partita di Cobolli, ma lui ha detto che stava bene e del resto, se è sceso in campo, vuol dire che era sicuro di poter avere un rendimento se non ottimale, quasi. Perché a questi livelli, se non sei a posto, vai a casa: quelli dei primi due turni li batti anche da zoppo, questi no.

In effetti Shelton ha detto di non aver mai visto nulla di simile, riferendosi alla velocità di palla di Jannik.

Dovrebbe essere abituato, l’aveva già visto altre volte, aveva perso tre set a zero se non sbaglio anche l’anno scorso, e agli scorsi Australian Open: o si è dimenticato o in effetti Sinner tira sempre più forte.

Djokovic è molto solido, mette ancora la palla dove vuole… McEnroe alla Bbc ha detto che forse con Sinner ha un leggero vantaggio qui sull’erba…Come la vedi?

Non lo so se ha un vantaggio qui sull’erba, sicuramente sarà un match diverso da quello di Parigi, perché qui ha già vinto tante volte e perché dopo aver superato record di tutte le razze, specie e anche religioni e colori della pelle, qua tenta l’ultima impresa irripetibile nella storia del tennis. Arrivare a 25 Slam e farlo scalando due Everest in tre giorni, prima Sinner e poi Alcaraz: credo sia l’epilogo migliore, l’ennesimo record unico, inimitabile. Questa possibilità a molti può sembrare fantascienza, ma io sono convinto che lui ci creda fermamente e gli dà quella carica, quella convinzione per cui scenderà in campo convinto di potercela fare.

L’anno scorso, però, in finale con Alcaraz perse in modo umiliante.

Il problema è che alla sua età non tutti i giorni sono uguali. Anch’io l’anno scorso ero convinto in finale di poter assistere a un match vero e invece è stata un’esecuzione perché alla sua età ci sono mattine in cui ti alzi e il riflesso non è così vivace, la reattività non è la consueta, hai meno forza, meno benzina nel serbatoio e quando sei in campo non c’è mai la fiammata che serve. Questo poteva capitare ieri come oggi o domani, non lo sai: magari era oggi la giornata down ma oggi lui non gioca.

Quindi le possibilità di vittoria sono 50 e 50?

No, per me è leggermente favorito Sinner perché è numero 1 e perché se tiene alto il ritmo non dà modo e tempo a Nole di tessere quella sua ragnatela - il becckettino, il taglio, il dropshot ecc - con nella quale imbriglia gli avversari da una vita. Sinner deve tenere molto alto il ritmo, tenendo sempre a mente la percentuale degli errori… se comincia a sbagliare sarà costretto a rallentare la spinta. Non ci sono alchimie particolari, eh.

Parliamo di Cobolli, guardando al futuro. Ha fatto un torneo che non dimenticherà. Dove può arrivare? Che cosa gli manca per un ulteriore salto di qualità?

Ero convinto che sarebbe diventato un buonissimo giocatore già da parecchio tempo, avevo dubbi sulle superfici più veloci (sulla terra non ce n’erano). Però i progressi – e i risultati sono evidenti - mi hanno fatto cancellare quei dubbi. E’ completo, può esprimersi bene da tutte le parti, è entrato nei primi venti, e secondo me i primi dieci non sono lontani per lui: servirà forse un anno per fare ancora un po’ di esperienza, per maturare ulteriormente, per autoconvincersi. Ha gambe, ha cuore, ha grinta. Ha un bellissimo atteggiamento, molto sereno in campo. Per certi versi sembra quasi come se fosse in allenamento, invece no: è un animale da gara spaventoso.

Forse ieri poteva tentare qualche palla corta in più per fiaccare Nole?

Non è facile giocare la palla corta, per farlo devi comandare lo scambio, altrimenti non puoi. Djokovic non gli ha mai dato molte opportunità per eseguire questo colpo. Cobolli l’ha giocata due volte, due volte ha sbagliato e non l’ha più fatta. Dovrà migliorare la volée, la smorzata, le direttrici del servizio… prima sulla terra serviva solo kick esterni, come facevano gli spagnoli, qui ha usato tagli diversi e per il poco che ha frequentato questi campi i risultati sono ottimi.

Fognini, ieri con gli occhi lucidi, ha dato l’addio al tennis: c’è una sua influenza, diretta o indiretta, sulla nuova generazione? Al netto di Cobolli che l’ha detto esplicitamente.

E’ stato il giocatore che ha tenuto in vita il tennis maschile quando c’era poco o nulla. Grande animale da Coppa Davis, dotato di un talento per certi versi inarrivabile. Inutile stare a dire “poteva far quello, poteva fare quell’altro”… Ognuno ha il suo carattere, e lui è fatto così: prendere o lasciare, va amato per quello che è. Le generazioni di oggi hanno la fortuna di avere davanti un Sinner che apre la scia… loro stanno dietro e i riflettori sono tutti su Sinner. Cobolli e Musetti possono lavorare in pace e questo è un vantaggio enorme, la pressione è sul numero 1 che se perde una partita è una tragedia nazionale. Qui ha perso Musetti: se n’è accorto qualcuno? No. Eppure è il numero 7 del mondo, mica il 120. E’ una fortuna per i giovani, che possono venire su bene e non hanno il fiato sul collo.

Un passaggio sui team va fatto: Sinner ha mandato via Panichi e Badio; Paolini aveva lasciato Furlan e adesso Lopez.

Noi giravamo da soli ed era un altro mondo, adesso i giocatori sono imprenditori di loro stessi, hanno a libro paga sette-otto persone e non c’è una società o un allenatore, è il giocatore che sceglie…con regole precise quando si firma un contratto. E’ molto peggio di un matrimonio, perché lo fai con degli sconosciuti e tutto deve filar liscio, alla perfezione. Appena non funziona qualcosa, si rompe il meccanismo. Di preparatori atletici ce ne sono tanti - Panichi è uno dei migliori del mondo, non si discute – e così anche di fisioterapisti e manager. Djokovic, lo stesso Federer hanno cambiato tanto. Dov’è il problema? Quando il matrimonio finisce, non c’è nulla da dire.

La rottura di Paolini con Furlan aveva lasciato tutti molto sorpresi.

Non so perché ci sia stata. Visti i risultati, uno dice “ha sbagliato”, ma devi chiedere a lei. Siccome reputo Renzo un bravissimo allenatore, gli auguro di trovare il giocatore giusto per lavorare bene e portarlo in alto.

Sinner non lo chiama?

Secondo me lui vuole un ex numero uno o un allenatore che ha allenato un numero uno. E poi qualcuno che stia zitto e mantenga un silenzio assoluto su tutti i fronti, che in tribuna sia composto, al massimo batta le mani e, nei momenti proprio tragici, si alzi in piedi.

Con i ritmi del tennis di oggi, si può pensare che Sinner e Alcaraz possano giocare fino all’età di Djokovic?

Si diceva la stessa cosa per Djokovic o per Nadal… Di Nadal si diceva “dopo cinque anni questo ragazzo qua non ce la fa”, invece ha giocato fino a 36 anni nonostante gli infortuni. Il fatto è che oggi c’è un’altra metodologia di allenamento, un’altra alimentazione, se non si è alti un metro e 90 non si entra in campo neanche a livello juniores, gli infortuni sono sempre in agguato. Però, andando avanti, si impara l’autogestione e la programmazione: Sinner lo sta facendo bene, Cobolli deve ancora imparare perché gioca troppo.

Il boom del tennis italiano ha provocato degli effetti collaterali come le critiche - di tutti i tipi e di tutti i toni - sui social a voi telecronisti. Alla fine forse era più facile giocare?

(Ride) Sì, perché rispondevo solo a me stesso. Il fatto è che oggi, per fortuna, siamo usciti dalla nicchia: prima ci si lamentava perché gli ascolti televisivi o le vendite dei giornali erano basse… se chiedevi a un direttore di fare un pezzo ti rispondeva “cosa? sul tennis? non se ne parla”, ora ti chiama e lo chiede lui, il pezzo. E’ chiaro, però, che quando si allarga la platea ci si imbatte in chiunque: quello laureato, quello educato, quello arrogante, quello presuntuoso e così via. Va bene, l’importante è non farsi scalfire. Del resto ieri ho trovato un inglese che se n’è uscito con “il più grosso errore che ha fatto Wimbledon è dare il microfono a McEnroe”. E ho detto tutto.

Il tennis della tua era e quello di oggi: ovviamente due mondi diversi. Ma che cosa non ha questo, di bello, di quell’epoca?

La goliardia dello spogliatoio. Noi ci entravamo sentendoci “liberi tutti in caserma”. Si rideva, si scherzava, si parlava. Adesso è come entrare in chiesa: silenzio assoluto, ognuno in un angolo con uno, due o tre del proprio team. Ogni tanto si sente “Hi”, se poi ci si spinge a “How are you” è il non plus ultra. Noi la sera andavamo a cena insieme con gli altri, sudamericani, francesi... Oggi stanno a casa, Sinner cucina. Noi ci divertivamo, anche se vincevamo di meno e guadagnavamo di meno. Loro fanno un lavoro molto duro, si divertono in campo.

Abbiamo visto i tuoi auguri a Panatta sui social… che cosa ti riserverà il 3 agosto (giorno del compleanno di Bertolucci, ndr)?

Ci ho parlato stamattina, ha detto che ha messo sul piatto una cifra importante per autori, tecnici audio, chi si occupa di intelligenza artificiale. “Preparati”, mi ha detto.

Ma, a parte gli scherzi, festeggerete insieme?

No, mica lo voglio! Anche se in realtà, ora che ci penso, lo vedo a breve a Forte dei Marmi, verso il 20.

A proposito di Forte dei Marmi, c’è un Adriano che non fa Panatta di cognome ma è suo nipote… Come lo vedi?

Non lo so, devi chiederlo al nonno che non capisce un c---o di tennis.

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