Giro d’Italia, una caduta spacca la corsa a Gorizia. Del Toro sempre più leader, Ciccone perde 16 minuti


Che terremoto al Giro d’Italia! In una frazione per velocisti che più piatta non si può, che una volta si sarebbe chiamata tappa di trasferimento (Nova Gorica-Gorizia di 195 km), succede di tutto. Quasi un ribaltone, assolutamente imprevisto.
Nel senso che per una maxi caduta di gruppo, dovuta alla pioggia e al pavé in un restringimento della strada a circa 23 km dal traguardo, tutta la parte alta della classifica viene profondamente ridisegnata favorendo la maglia rosa, il rampante Isaac Del Toro, unico tra i big a non essere coinvolto in un incidente che ha danneggiato, oltre al compagno Ayuso, soprattutto i corridori italiani in lotta per un posto sul podio. Già davanti ne avevamo pochi, ora è ancora peggio.
Il più malconcio, arrivato con oltre 16 minuti di ritardo, è l’abruzzese Giulio Ciccone. Zoppicante per un’ematoma alla coscia destra, Ciccone è stato subito portato o fare degli esami. Ammesso che non si ritiri, l’abruzzese è comunque tagliato fuori dalla lotta al vertice.
Un altro nostro big, Antonio Tiberi, pure lui dolorante, è riuscito a contenere parzialmente il distacco slittando però in ottava posizione a tre minuti dalla maglia rosa sempre più al comando di una corsa nella quale avrebbe dovuto fare da spalla al suo capitano, Juan Ajuso, ora terzo a un minuto e mezzo e superato anche dall’inglese Simone Yates, uno dei pochi tra gli avversari di Del Toro ad aver approfittato di una giornata che inciderà più di una tappa di montagna.
Detto che il successo di tappa è andato al danese Kasper Asgreen, autore di una fuga vincente a 4 km dall’arrivo (seconda affermazione in questo Giro), dopo questo sconquasso ora tutti i piani per il podio vanno rivisti e probabilmente modificati.
Il punto da cui iniziare è il nuovo consolidamento della maglia rosa, abilissima ad evitare la caduta che ha penalizzato i rivali. Anche questo è un merito. E gli va riconosciuto. Il ragazzo ci sa fare e soprattutto dà l’impressione di essere il più sveglio della concorrenza.
E adesso? Che cosa succederà, alla vigilia delle montagne, negli equilibri interni della Uae Emirates? Ayuso, che sarebbe il capitano, ora è ancora più in difficoltà. Alla vigilia il leader avrebbe dovuto essere lui, grande talento in rapida ascesa. Ora tutto può cambiare.
“Faremo le nostre valutazioni..” ha precisato il direttore sportivo della Uae, Fernandez Matxin. Una frase sibillina che lascia capire quello che bisogna capire: e cioè che le gerarchie, in corso d’opera, potrebbero cambiare. Il messicano, per quanto giovane (21 anni) e meno esperto di Ayuso, sta disputando un Giro eccezionale continuando, tappa dopo tappa, ad accumulare vantaggio.
Lucido e scattante, non perde un’occasione per consolidare la sua leadership. Vero che il Giro è ancora lungo, e le salite più difficili (Mortirolo e Colle delle Finestre) sono ancora da affrontare...
Però, al momento, il più brillante è la maglia rosa. Lo stesso Primoz Roglic, il grande favorito della vigilia, è quinto a circa due minuti e mezzo. Sarà pure un vecchio volpone, ma finora ha brillato solo a cronometro. Più intraprendente, l’ecuadoriano Richard Carapaz, quarto a 2’07”, autore di un bel successo di tappa a Castel ne’ Monti, e sicuramente da tener d’occhio nelle tappe più dure.
Tra i big, bisognerà rivedere anche il colombiano Egan Bernal, assai lontano dalla vetta con distacco di oltre 3 minuti e mezzo.
Insomma, al momento tutto va a favore della maglia rosa che però, con saggezza, ridimensiona i suoi meriti. “In queste tappe bisogna soprattutto aver fortuna” osserva con l’aria di uno che ha scampato un brutto pericolo.
La verità è che il ciclismo, in particolare in questo Giro d’Italia, è in mutazione. Sembra che a decidere siano più gli episodi. Soprattutto in queste tappe che dovrebbero essere banali, e invece diventano delle trappole anche per i signori della classifica, forse meno protetti di un tempo dalle loro squadre.
Bisogna aver fortuna, dice la maglia rosa. Mah...Di sicuro bisogna stare sempre in campana. Ed essere bravi. Molto bravi. Una volta gli agguati li facevano gli avversari. Ora la pioggia o una strada troppo stretta.
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