La nuova strada del Bari, Roccaraso si avvicina

In attesa di ufficializzare i primi innesti dal mercato estivo inaugurato ieri, per il Bari inizia anche il conto alla rovescia in vista del ritiro di preparazione alla stagione 2025/26. Si torna a Roccaraso, tappa fondamentale nella costruzione del nuovo corso targato Fabio Caserta. Tredici giorni di lavoro intenso, dal 16 al 29 luglio, con quattro amichevoli già in programma: si parte il 20 contro il Castel di Sangro, poi il Bacigalupo Vasto Marina il 23, il Campobasso il 26 ed una quarta sfida il 29 che chiuderà il ritiro ma ancora da definire. Un’occasione preziosa per testare condizione, schemi e affiatamento, in vista del debutto ufficiale di Coppa Italia previsto il 17 agosto a Milano.
L’allenatore in seconda sarà Salvatore Accursi, ex difensore di Napoli, Messina e Perugia e secondo di Caserta anche a Catanzaro. Il preparatore atletico è il 34enne Aldo Reale col mister a Cosenza e reduce dall’esperienza di Udine. Come collaboratore tecnico Luigi Viola, ex centrocampista di Martina e Monopoli. Per comprendere cosa significhi impostare il lavoro fisico del mese di luglio, basta ascoltare il parere tecnico di Stefano Boggia, preparatore atletico con un passato anche a Bari. A lui il compito di approfondire i temi chiave di questa fase cruciale.
Boggia, il Bari affronterà quattro amichevoli durante il ritiro di Roccaraso, contro avversari di categorie inferiori. Secondo lei, questi test sono sufficientemente probanti per valutare la condizione della squadra, o sarebbe opportuno alzare il livello delle sfide?
«All’inizio si disputano partite con difficoltà crescente. È normale, perché queste gare amichevoli servono per arrivare a quelle ufficiali con una fase rodata avendo delle indicazioni tecniche sul materiale umano a disposizione. Dipende da cosa vuole Caserta. Ognuno ha un suo modo di preparare questa fase delicata. Tutto quello che succederà nei prossimi giorni andrà preso con le pinze. Il gruppo dovrà ritrovarsi e sviluppare determinate dinamiche».
Il calciomercato estivo si estende fino al 1° settembre. Quanto può incidere questo continuo via vai di giocatori sulla qualità e sulla continuità del lavoro atletico e tattico durante la preparazione?
«Se gli addetti al mercato possono spendere, sarebbe il top per il mister andare in ritiro con una squadra formata all’ottanta per cento o, almeno, la maggior parte dell’organico definitivo. Purtroppo, così non è perché ti arrivano giocatori a fine agosto pensando di fare l’affare. Magari è tutta gente ferma e non pronta per giocare. Questo accade quando le risorse scarseggiano».
Quando una squadra cambia preparatore atletico, come accaduto quest’anno al Bari, chi ha già lavorato con il precedente può risentirne? Quali sono le criticità più comuni in questi passaggi?
«La preparazione fisica è ormai condivisa dalla maggior parte dei preparatori. I cardini essenziali sono comuni e le idee girano. Non ci si inventa nulla e i calciatori non ne risentono».
Come si imposta correttamente il lavoro fisico nel mese di luglio, considerando che si parte da una condizione di inattività e si deve arrivare pronti al debutto ufficiale di metà agosto?
«Lo stop della B è molto lungo. Sarebbe un errore se i giocatori si fermassero ad oziare. Il riposo di questi giorni deve essere attivo, prevedendo delle attività sportive e ludiche. Altrimenti, con i carichi importanti dell’imminente ritiro, si rischiano seri infortuni. Dalla prossima settimana, servirà un lavoro consistente per prepararsi in vista della partenza in Abruzzo».
Il primo impegno ufficiale del Bari sarà il 17 agosto a Milano. Quanto incide, nella pianificazione atletica, avere già una data così precisa e ravvicinata per iniziare la stagione?
«Si può programmare, anche se le prime partite vanno sempre prese col beneficio di inventario».
Quanto è importante, dal punto di vista della preparazione fisica, l’affiatamento tra l’allenatore e il suo staff tecnico? E quanto può influire sulla gestione quotidiana del gruppo?
«È fondamentale. Caserta e il suo staff devono essere in perfetta sintonia. Per capirsi, basta uno sguardo in campo. Per questo, conta che sia il mister a scegliere i suoi uomini».
Tredici giorni a Roccaraso: come si può sfruttare al meglio un periodo così concentrato per costruire le basi fisiche e mentali della stagione?
«Un tempo, i ritiri duravano un mese. Troppo. Oggi appena quindici giorni. Il periodo giusto sarebbe tre settimane».
Lo staff tecnico di Fabio Caserta è composto da Salvatore Accursi, Aldo Reale e Luigi Viola. Ha avuto modo di conoscerli o lavorarci insieme? Che impressione ha del gruppo che guiderà la preparazione?
«Sono professionisti di un’altra generazione. Non conosco Reale. È giovane ma con una certa esperienza e conoscenza della materia. È il primo collaboratore del mister, avrà un ruolo strategico».
Dal punto di vista fisico e anagrafico, che tipo di rosa serve per affrontare con ambizione un campionato lungo e competitivo come quello di serie B?
«Ho lavorato con Ventura e Conte. Per vincere, volevano due squadre parallele con 23 giocatori di pari valore. Serve un mix di gente con esperienza, massimo trentenni, purché positivi in campo. E giovani di talento supportati da elementi più avanti con gli anni. Un paio di over trenta ci possono stare, purché integri fisicamente».
Infine, quanto conta oggi la personalizzazione del lavoro atletico rispetto al passato? E quanto la tecnologia ha cambiato il modo di preparare una squadra?
«Sono tutti elementi validi. Personalizzare è difficile ma, dove si può, va fatto. All’inizio del ritiro, si svolgono infatti test d’ingresso per la capacità aerobica, la forza, la velocità e la flessibilità».
La Gazzetta del Mezzogiorno