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La prima di Tadej Pogacar al Tour de France 2025 è la centesima

La prima di Tadej Pogacar al Tour de France 2025 è la centesima

L'attacco di Tadej Pogacar sulla Rampe Saint-Hilare durante la quarta tappa del Tour de France (foto Getty Images)

Il racconto del Tour de France 2025

A Rouen il campione del mondo ha festeggiato quota cento. E sulla Rampe Saint-Hilaire la Grande Boucle ha riscoperto l'effetto che fa vedere Pogacar e Vingegaard soli davanti a tutti

La Rampe Saint-Hilaire è una cattiveria di strada nel bel mezzo di Rouen. Quanto meno però è sincera: ammette con candore la sua natura di rampa, ed escludente alla maniera di Sant’Ilario contro ogni eresia. È stata escludente pure la Rampe Sain-Hilare, come doveva essere con i suoi 900 metri al 10,6 per cento di pendenza media. Tadej Pogacar e Jonas Vingegaard sono rimasti soli, con gli avversari che pedalata dopo pedalata si rimpicciolivano alle loro spalle. Tadej Pogacar davanti a fare un ritmo impossibile per i più, Jonas Vingegaard alle sue spalle, attaccato alla sua ruota. L’ha persa solo per pochi attimi, si è girato quando non doveva per controllare le fatiche altrui, ha perso una pedalata che gli è costata qualche metro, si è prontamente riportato in scia del campione del mondo. In cima sono arrivati soli, entrambi con il fiato corto e le gambe che bruciavano. Nessuno se l’è sentita di continuare. E sì che ne sarebbe valsa la pena, ma il Tour de France è iniziato da poco e di occasioni ce ne saranno per imboccare la via della solitudine ciclistica.

Forse sarebbe stato eretico tentare di arrivare da soli al traguardo, perché sino all’imbocco di Rampe Saint-Hilaire, la quarta tappa del Tour de France 2025 era stata corsa di squadra. Il gruppo diviso a blocchi di maglie uguali per centinaia di chilometri; il ritmo imposto dalla Visma | Lease a bike capace di allungare il gruppo sulla penultima salitella di giornata, la Côte de Grand’Mare, e frantumarlo in mille sottoinsiemi in discesa – avevano promesso di fare corsa d’attacco, stanno tenendo fede alla parola data –; l’accelerazione del UAE Team Emirates all’inizio dell’ultima salita, prima con Jhonatan Narváez, poi con Pavel Sivakov, infine con João Almeida. Un movimento collettivo perfetto. La strada spianata ai capitani proprio lì dove l’asfalto si faceva maligno.

Potevano Tadej Pogacar e Jonas Vingegaard rovinare tutto questo correre collettivo? Certamente, l’hanno fatto. Non se la sono però sentita di insistere. E così sono rientrati, tra i pochi, João Almeida e Matteo Jorgenson, che dello sloveno e del danese sono le ombre. Hanno cominciato di nuovo il correre simbiotico, fino al momento di non ritorno almeno. Fino al rettifilo d’arrivo, lì dove i compagni non servono. Lì dove Tadej Pogacar si è alzato sui pedali per evitare di vedere gioire ancora Mathieu van der Poel.

L’olandese ha provato ad anticipare i rivali alla maniera che preferisce, come aveva fatto a Boulogne-sur-mer al termine della seconda tappa. Lo sloveno però questa volta non ha perso quel metro di troppo, l’ha prima affiancato e poi superato. Tadej Pogacar ha vinto la quarta tappa del Tour de France 2025 a braccia alzate, centesima vittoria in carriera. Il fatto che abbia raggiunto la terza cifra nella città che diede i natali a Jacques Anquetil è un caso, ma nemmeno troppo. Perché forse allo sloveno manca l’eleganza in bicicletta del francese – a chiunque manca l’eleganza in bicicletta del francese –, ma sono corridori fatti della stessa pasta, quella dei campioni.

La vittoria di Tadej Pogacar, la centesima in carriera, al termine della quarta tappa del Tour de France (foto Ap, via LaPresse)

In maglia gialla rimane Mathieu van der Poel, secondo all’arrivo. Tadej Pogacar si dovrà accontentare di indossare di nuovo la maglia a pois, quella che ieri gli aveva strappato di dosso il compagno di squadra Tim Wellens per evitargli il tempo perso della cerimonia di premiazione: non è quella la maglia che sogna di indossare lo sloveno.

Quella maglia a pois che compie cinquant’anni invece la vorrebbe indossare più che volentieri Lenny Martinez. Il corridore francese si era immaginato un Tour de France diverso, un Tour de France d’alta classifica. Ha dovuto cambiare subito i suoi piani. Si è perso nel vento di Lilla, si è attardato verso Boulogne-sur-mer. E così ha iniziato ad evadere alla ricerca di dare un senso a queste tre settimane. I due punti guadagnati – mentre cercava un’improbabile sorriso normanno con Jonas Abrahamsen, Thomas Gachignard e Kasper Asgreen – sono pochi e sono niente, ma sono quanto meno un punto di partenza.

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