Le parole di Spalletti, i silenzi di Gravina

OSLO - Il silenzio. Ancora più roboante mentre i 25mila vichinghi urlavano la loro gioia nel catino dell’Ullevaal Stadion, e mentre la voce flebile e dal tono dimesso di Luciano Spalletti provava a spiegare i perché della disfatta. Nessuna parola, invece, è arrivata da Gabriele Gravina, presidente della Federcalcio riconfermato (candidato unico) a inizio anno. L’uomo, Gravina, che ha guidato la Figc al successo europeo del 2021, ma pure durante i flop della mancata qualificazione a Qatar2022 e di Euro2024, appena l’estate scorsa. E allora, in mancanza di dichiarazioni esplicite (che pure nella notte di Oslo sarebbero state doverose, necessarie, e infine anche utili) a parlare è quel silenzio, che pure in qualche modo va interpretato.
Panchina a rischio - Sono ore decisive per la panchina della nostra Nazionale (quella sì vero simbolo ed emblema del calcio italiano, più di club ormai appartenenti a fondi stranieri e composti da calciatori provenienti dai cinque continenti). Luciano Spalletti c’ha messo gli errori ma pure - non può non essergli riconosciuto - la faccia: sia nell’assumersi la responsabilità del tracollo norvegese, sia nell’indicare l’atteggiamento e l’attitudine sbagliata di almeno parte di un gruppo azzurro pure da lui plasmato e selezionato.
Di questo vorrà parlare il ct con il suo primo referente, cioè Gravina stesso, in queste ore. Ma ovvio il colloquio sarà ad ampio spettro, perché Spalletti chiederà più supporto, vicinanza, compattezza per affrontare i prossimi difficilissimi mesi, un lungo purgatorio che avrà come unico possibile approdo le forche caudine dei playoff mondiali. Ma il silenzio di Gravina a Oslo può far pensare che proprio questo supporto al tecnico stia venendo meno, insieme a quelle convinzioni che nell’agosto di due anni fa lo portarono sulla panchina azzurra, dopo il trionfo in campionato alla guida del Napoli e in sostituzione del dimissionario Roberto Mancini.
Scenari e nomi - Inutile dire che l’effetto più immediato del silenzio del numero uno della Figc è quello di scatenare il toto-nome, che già impazzava al fischio finale della mattanza dell’Ullevaal, e che si è fatto ancor più credibile e circostanziato sui voli di ritorno da Oslo verso Milano, Roma e Firenze (destinazione Coverciano). Chi potrebbe succedere a Spalletti ora, adesso, addirittura prima di lunedì, o subito dopo la partita di Reggio Emilia con la Moldova?
C’è chi ipotizza il grande ex, modello Rino Gattuso, carriera da tecnico centro controversa, ma reduce da una formativa esperienza nel campionato croato, e che dell’ambiente azzurro conosce tutto; chi azzarda il clamoroso ritorno di Roberto Mancini, che pure nelle ultime ore ha più volte ammesso l’errore di presunzione fatto due anni fa, e che lo spinse a lasciare la panchina che più ha amato; chi - infine - avanza l’ipotesi più credibile e ragionevole, cioè quella dell’approdo a Coverciano di Claudio Ranieri, il Grande Aggiustatore, che dopo lo straordinario campionato fatto con la Roma (condotta dalla zona retrocessione a un passo dalla qualificazione Champions), e una volta piazzato Gasperini sulla panchina giallorossa, potrebbe accettare l’ennesima sfida per coronare in maniera definitiva la sua carriera inimitabile.
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