<p>A tutto Khephren Thuram: "Juve, sei nel cuore di papà: voglio vincere in bianconero e con la Francia"</p>

Il centrocampista bianconero si racconta: Torino, l'arte, il rapporto coi tifosi e le ambizioni con club e nazionale
Khephren Thuram dentro e fuori dal campo. Il centrocampista della Juve, a breve impegnato nel Mondiale per Club, a tutto tondo si è aperto al canale ufficiale YouTube della Serie A, raccontandosi come persona, come calciatore e anche come abitante di Torino, città nella quale ha vissuto da piccolo e che lo ha accolto di nuovo, da calciatore bianconero. Ed è proprio per le strade di Torino che si svolge l'intervista, una chiacchiera nella quale non dimentica, ovviamente, le sensazioni vissute nella 'Vecchia Signora' (club rimasto nel cuore di papà Lilian e gli obiettivi che vuole raggiungere alla Juve. Calcio, cultura, vita: parola a Thuram.
Il centrocampista esordisce così: "Il calcio, per me, è… è qualcosa di magnifico. Penso che ci siano persone che riescono a esprimersi scrivendo poesie. Ce ne sono altre che si esprimono con la musica. E io penso che il mio modo di esprimermi è andare in campo: giocare, correre. È un modo per mostrare chi sono, senza realmente parlare. E penso che per me il calcio sia proprio questo, un modo di esprimere me stesso. Poi, ho cominciato abbastanza presto perché andavo a vedere gli allenamenti di mio padre. Ero con mio fratello. Abbiamo sempre giocato a calcio da quando eravamo piccoli: abbiamo un rapporto eccezionale, andiamo molto d’accordo e penso che sia grazie ai nostri genitori".
E ancora sul fratello Marcus: "Quando eravamo piccoli cercavamo di stare sempre insieme, ora siamo grandi e giochiamo uno contro l'altro in campionato: è un sogno che si realizza. Davvero, non avrei potuto sognare di meglio, e giocare nel club di mio padre è qualcosa di molto bello, perché vedo che è davvero forse un club... il club del suo cuore. Mi chiede ogni volta di rispettare lo stemma della squadra, di rispettare i tifosi e di dare il massimo quando gioco per questa società".
Il racconto prosegue e si sposta su Torino città: "Sono nato in italia, ho vissuto qui i miei primi cinque anni di vita, ma mi sento più francese comunque. Sono cresciuto con una cultura francese, genitori francesi. Mi ricordo che abitavamo in un parco, dove andavo a giocare con mio fratello: ci divertivamo molto. Mi ricordo un po’ la scuola, cosa mangiavo: mi piaceva molto la focaccia quando ero piccolo, mi fa piacere tornare in questa città. Fa riaffiorare le poche cose che ho vissuto qui. È bello vedere alcuni lati della città che non si vedeno tutti i giorni perché non si vive necessariamente da una parte. E davvero, questo fa venire voglia di vincere di vincere trofei con questa città". E a proposito di città, Torino non è famosa solo per il calcio: "Rappresenta sicuramente una delle città più importanti al mondo per il settore dell’auto".
Poi aggiunge: "Sì, c’è un parallelo tra il mondo dell’automobile e il mondo del calcio, perché ci sono persone che sono lì per costruire un’automobile e ovviamente dopo si vedono le prestazioni dell’automobile; nel calcio ci sono persone che non sono molto visibili nel club che sono lì per aiutarci ad essere performanti per il weekend. Cerchiamo di stare bene fisicamente, diciamo che il fisico è un po’ il motore della macchina, ma come ho detto ci sono molte persone che ci aiutano ad essere al meglio per il giorno della partita e penso che questo sia il mio modo di vederlo. Si sa che Torino è una città molto speciale, che si intende bene di automobili, e tutto ciò che riguarda le prestazioni. E penso che questo riflette anche il club, che è un club molto grande, il più grande club d’Italia: può farmi crescere sia da un punto di vista sportivo che umano, cerca l'eccellenza in ogni stagione".
Thuram vive la città, incontrando anche molti sostenitori bianconeri: "Ho un buon rapporto con i tifosi, perché amano il loro club e penso che questo sia magnifico: qui in città si sente davvero l'amore per il calcio. Non dico che in altri posti dove sono stato, non lo amassero, ma qui lo sentono di più. Le persone, quando esco, mi parlano di calcio: quando vinciamo sono felici, quando perdiamo lo sento che sono un po’ irritati e mi parlano della sconfitta. Questa è davvero una città che che respira calcio: è questo che sento ed è una città che ama molto i suoi giocatori". Thuram sottolinea anche come gli piaccia viversi Torino: "Quando ho del tempo libero mi piace passeggiare un po' per la città. Non lo faccio spesso, ma mi piace andare in Via Roma e Piazza San Carlo, dove ci sono un po’ di negozi. Mi piace passeggiare lì perché mi piace l’architettura. A volte c’è un po’ di gente, ma davvero mi lasciano abbastanza tranquillo, quindi posso passeggiare serenamente e fare quello che devo fare".
Nel frattempo il francese, nel corso dell'intervista, si sposta in un altro luogo tutt'altro che banale: "Qui siamo nell’azienda Agnelli. Prima che ci fossero i quadri e fosse un museo era un luogo dove si testavano le auto Fiat, e ora è diventato un museo. La famiglia Agnelli ha donato la maggior parte dei suoi quadri a questo museo per renderlo capace di ospitare delle bellissime opere d’arte come queste. E se non sbaglio questo pittore è un pittore francese, Henri Matisse. Mi piace molto l’arte: è importante scoprire gli artisti, scoprire il loro modo di vedere attraverso la pittura. E spesso, può anche raccontare la storia di una città, di un paese. È importante per la nostra cultura generale".
Una chiusura, inevitabile, sul calcio: "Direi che il mio momento preferito della settimana è il momento della partita. Mi piace molto il momento della partita perché ci siamo preparati tutta la settimana per arrivare alla partita ed è un po’ come il nostro 'esame'. È lì che possiamo giocare davanti ai nostri tifosi, possiamo guadagnare punti. Come mi preparo? È abbastanza semplice: ascolto un po’ di musica, parlo con mio fratello prima della partita, parlo con degli amici, cerco di rilassarmi e pensare un po’ ad altro. Appena entro nello spogliatoio cerco di essere concentrato al 100% su ciò che devo fare".
Infine sugli obiettivi con Juve e Francia: "Quel che vorrei fare nella mia carriera a breve o a lungo termine è migliorare sempre. Penso di essere un ragazzo che cerca sempre di migliorarsi, migliorare punti di forza e punti deboli: è quello che cercherò di fare fino alla fine della mia carriera. E ovviamente che sia con la Juve! Spero di vincere dei titoli, perché come spesso si dice qui quando sei alla Juve sei qui per vincere. È la stessa cosa in nazionale: nella squadra francese ci sono molti grandi giocatori, quindi spero di far parte della nazionale e di vincere con entrambe, Juventus e Francia".
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Khephren Thuram dentro e fuori dal campo. Il centrocampista della Juve, a breve impegnato nel Mondiale per Club, a tutto tondo si è aperto al canale ufficiale YouTube della Serie A, raccontandosi come persona, come calciatore e anche come abitante di Torino, città nella quale ha vissuto da piccolo e che lo ha accolto di nuovo, da calciatore bianconero. Ed è proprio per le strade di Torino che si svolge l'intervista, una chiacchiera nella quale non dimentica, ovviamente, le sensazioni vissute nella 'Vecchia Signora' (club rimasto nel cuore di papà Lilian e gli obiettivi che vuole raggiungere alla Juve. Calcio, cultura, vita: parola a Thuram.
Il centrocampista esordisce così: "Il calcio, per me, è… è qualcosa di magnifico. Penso che ci siano persone che riescono a esprimersi scrivendo poesie. Ce ne sono altre che si esprimono con la musica. E io penso che il mio modo di esprimermi è andare in campo: giocare, correre. È un modo per mostrare chi sono, senza realmente parlare. E penso che per me il calcio sia proprio questo, un modo di esprimere me stesso. Poi, ho cominciato abbastanza presto perché andavo a vedere gli allenamenti di mio padre. Ero con mio fratello. Abbiamo sempre giocato a calcio da quando eravamo piccoli: abbiamo un rapporto eccezionale, andiamo molto d’accordo e penso che sia grazie ai nostri genitori".
E ancora sul fratello Marcus: "Quando eravamo piccoli cercavamo di stare sempre insieme, ora siamo grandi e giochiamo uno contro l'altro in campionato: è un sogno che si realizza. Davvero, non avrei potuto sognare di meglio, e giocare nel club di mio padre è qualcosa di molto bello, perché vedo che è davvero forse un club... il club del suo cuore. Mi chiede ogni volta di rispettare lo stemma della squadra, di rispettare i tifosi e di dare il massimo quando gioco per questa società".
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