<p>Del Piero, ora la parte più difficile. Quella telefonata a Zidane che farebbe sognare il mondo Juve…</p>

La leggenda bianconera, martedì, si è laureata a Coverciano. I fenomeni raramente diventano grandi tecnici, con delle eccezioni
Difficilmente lo chiameremo mister, come ha chiesto ieri sui social con la dovuta autoironia, perché resterà per sempre Alex (il suo nome da supereroe, perché in famiglia cade la X e resta semplicemente Ale). Del Piero si è “laureato” allenatore alla più importante università di calcio del mondo che, nonostante tutto, resta Coverciano. Come molti laureati di questo Paese, tuttavia, gli resta la parte più difficile: trovare un lavoro. Anche se Del Piero non è esattamente alla ricerca di un panchina e il tesserino da allenatore lo ha preso per aprire una porta, non necessariamente per varcarla nell’immediato. Anche se la curiosità di vedere Mister Del Piero all’opera striscia insidiosa fra tifosi della Juventus innamorati di lui e addetti ai lavori che restano sempre affascinanti dalla sfida di un fuoriclasse alla prova della panchina.
Perché la storia non è ricca di successi, al punto che si è quasi consolidata una regola: i grandi campioni, i fenomeni quelli veri insomma, fanno dannatamente fatica ad avere lo stesso successo quando diventano allenatori. Poche eccezioni. Una è proprio uno dei migliori amici di Del Piero: Zinedine Zidane, la cui carriera da allenatore è tuttavia singolare, visto che conta solo tre stagioni sulla panchina del club più importante del mondo, il Real, e altrettante Champions League. Poi c’è senza dubbio Johan Cruijff, il fenomeno che da giocatore ha cambiato il calcio negli Anni ‘70 con il suo Ajax e da allenatore si è inventato il Barcellona moderno a cavallo tra gli ‘80 e i ‘90. E poi Nils Liedholm, i cui successi da allenatore si limitano a due scudetti e tre coppe Italia, ma gli resta il grande merito di aver fatto giocare a zona la Roma, un lustro prima di quanto fece Sacchi con il Milan. A loro modo anche Dino Zoff e Cesare Maldini possono essere considerati esempi di successo, anche se con qualche distinguo.
Tanti i fallimenti, invece. Gente che in campo ha scritto la storia uscendone da leggenda, ma in panchina ha fallito o quasi. Michel Platini e Diego Maradona sono esempi plastici della regola di cui sopra. Ma in tempi recenti ha pagato lo scotto anche Andrea Pirlo. E citando randomicamente vengono in mente: Thierry Henry, Clarence Seedorf, Alan Shearer, Gary Neville, Hristo Stoichkov, Paul Gascoigne, Alessandro Nesta, Frank Lampard, Wayne Rooney, Steven Gerrard, Ryan Giggs, Carlos Tevez... tutta gente che ha fatto sognare da calciatore e non ha colto (o non ancora colto) lo stesso successo da allenatore.
D’altra parte, pensateci, i grandi allenatori sono quasi tutti centrocampisti, non necessariamente di qualità eccelsa, ma bei mediani, magari dai piedi discreti, ma certo non dei Del Piero. Pensate al Trap, a Capello o Ancelotti, ma anche a Conte, Guardiola, Luis Enrique, Flick. Per non parlare di chi, il campo, lo ha visto nelle categorie molto minori come Sacchi, Tuchel o Klopp. La sfida di Del Piero, insomma, è quella di imitare il suo amico Zidane, a cui chiederà sicuramente consiglio, se un giorno gli offrissero una panchina. Una telefonata che farebbe sognare milioni di tifosi juventini.
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Difficilmente lo chiameremo mister, come ha chiesto ieri sui social con la dovuta autoironia, perché resterà per sempre Alex (il suo nome da supereroe, perché in famiglia cade la X e resta semplicemente Ale). Del Piero si è “laureato” allenatore alla più importante università di calcio del mondo che, nonostante tutto, resta Coverciano. Come molti laureati di questo Paese, tuttavia, gli resta la parte più difficile: trovare un lavoro. Anche se Del Piero non è esattamente alla ricerca di un panchina e il tesserino da allenatore lo ha preso per aprire una porta, non necessariamente per varcarla nell’immediato. Anche se la curiosità di vedere Mister Del Piero all’opera striscia insidiosa fra tifosi della Juventus innamorati di lui e addetti ai lavori che restano sempre affascinanti dalla sfida di un fuoriclasse alla prova della panchina.
Perché la storia non è ricca di successi, al punto che si è quasi consolidata una regola: i grandi campioni, i fenomeni quelli veri insomma, fanno dannatamente fatica ad avere lo stesso successo quando diventano allenatori. Poche eccezioni. Una è proprio uno dei migliori amici di Del Piero: Zinedine Zidane, la cui carriera da allenatore è tuttavia singolare, visto che conta solo tre stagioni sulla panchina del club più importante del mondo, il Real, e altrettante Champions League. Poi c’è senza dubbio Johan Cruijff, il fenomeno che da giocatore ha cambiato il calcio negli Anni ‘70 con il suo Ajax e da allenatore si è inventato il Barcellona moderno a cavallo tra gli ‘80 e i ‘90. E poi Nils Liedholm, i cui successi da allenatore si limitano a due scudetti e tre coppe Italia, ma gli resta il grande merito di aver fatto giocare a zona la Roma, un lustro prima di quanto fece Sacchi con il Milan. A loro modo anche Dino Zoff e Cesare Maldini possono essere considerati esempi di successo, anche se con qualche distinguo.
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