Viaggio nella Kenneth Ritchie Library di Wimbledon, con la più ricca collezione di tennis al mondo

La biblioteca è la gemma nascosta dell'All England Lawn Tennis and Croquet Club, con oltre 15 mila titoli e alcuni dei cimeli più storici, dalle racchette ai vestiti. Una visita in compagnia di Anna Boonstra, storica e curatrice della Librery
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(foto di Mauro Zanon)

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Wimbledon. La Kenneth Ritchie Library è la gemma nascosta dell’All England Lawn Tennis and Croquet Club, il club tennistico che dal 1877 organizza il torneo di Wimbledon. Fondata nel 1977 dallo storico e intellettuale Alan Little – il cui nome è legato indissolubilmente alla storia di Wimbledon anche per aver creato il Compendium, la bibbia delle statistiche, dei record del del torneo, che mandava in sollucchero Rino Tommasi – è un luogo in cui tennis e letteratura si incontrano e si sovrappongono, e si respira in ogni dettaglio la storia gloriosa di quest’angolo verde di Londra che per quindici giorni all’anno, tra la fine di giugno e inizio luglio, diventa il centro del mondo.
Alla Kenneth Ritchie Library, situata all’interno del museo di Wimbledon, si entra su appuntamento. Il Foglio ne ha ottenuto uno con Anna Boonstra, storica e curator della Kenneth Ritchie Library, che ci ha accompagnato in un viaggio nel tempo tra prime edizioni di trattati sul tennis e biografie vintage di Marcelo Rios, statuine di bronzo di Suzanne Lenglen e outfit bianchi immacolati di Roger Federer. “È nata nel 1977 in occasione del centenario di Wimbledon per volere di un grande appassionato di tennis come Alan Little, che è stato honorary librarian fino alla sua scomparsa nel 2017. Il nome della biblioteca viene da Lord Ritchie di Dundee, che è stato chairman del London Stock Exchange e per molto tempo membro del comitato organizzativo dei Championships”, racconta al Foglio Anna Boonstra.
La biblioteca vanta più di 15.000 titoli, che vanno dalla nascita del lawn tennis nel 1870 a oggi. Biografie, romanzi, ricerche giornalistiche, riviste, annuari, programmi di tornei, ritagli di giornale: è la collezione più vasta e diversificata sul mondo del tennis, non solo su Wimbledon. “Ed è aperta a tutti: giornalisti, ricercatori, curiosi. Molte scuole vengono qui per sviluppare con i loro studenti progetti legati al tennis. Abbiamo materiale proveniente da oltre novanta paesi diversi. Ce n’è per tutti”, sottolinea Anna Boonstra. L’Italia è ben rappresentata tra gli scaffali della Kenneth Ritchie Library, con i libri di Gianni Clerici e la collezione completa di Tennis Italiano, rivista fondata nel 1929 che due anni fa ha trovato nuova linfa grazie alla Fandango Libri di Domenico Procacci. Dopo averci mostrato alcuni numeri di Tennis Italiano degli anni Novanta, Anna Boonstra orienta la nostra attenzione su un tavolino, dove troneggia un trattato con una scritta in greco, “Sphairistikè”, che in greco significa “gioco della palla”, a firma del maggiore inglese Walter Clopton Wingfield. “È il primo trattato del tennis moderno. Ci sono solo otto copie nel mondo. Questa è la numera due”, ci dice l’assistant curator della Kenneth Ritchie Library, prima di aggiungere: “Ciò che trovo particolarmente interessante nel trattato è che viene illustrato un incontro di doppio misto, si incoraggia le donne a uscire, a fare esercizio e a praticare sport, cosa che all’epoca non era affatto comune. Altro aspetto intrigante: i primi campi da tennis erano a clessidra invece che rettangolari”.
Accanto al trattato di Wingfield, spunta un altro cimelio: “Rules for the New Games of Tennis and Badminton”, a firma del Marylebone Cricket Club, all’epoca l’organo di governo del cricket. “È un altro testo fondamentale per la nascita del tennis moderno. Questa è la primissima copia”, dice Anna Boonstra. Nel 1877, nel corso di una riunione del Marylebone Cricket Club, furono stabilite le nuove regole del tennis sulla scia del lavoro di Wingfield. Quelle attuali sono simili alle originali ad eccezione di qualche dettaglio, tra cui l’altezza della rete e la distanza della rete dalla linea di servizio. Il valore di questo due libri? “Invaluable”, risponde l’assistant curator, inestimabile. Tra i frequentatori della biblioteca di Wimbledon ci sono anche designer, “in particolare dall’Italia e dal Giappone”, sottolinea. E capiamo presto il motivo. Anna Boonstra ci accompagna in una sorta di stanza segreta, nel ventre di Wimbledon, a cui si accede dopo aver percorso almeno tre corridoi. Quando la porta si apre, davanti ai nostri occhi, si palesa una fila infinita di racchette, tutte etichettate, dal 1870 ai nostri giorni. “Queste per esempio sono le racchette di John Isner e Nicolas Mahut durante la partita più lunga della storia, che si giocò su tre giorni qui a Wimbledon nel 2010: 11 ore e 5 minuti, 6-4, 3-6, 6-7, 7- 6, 70-68 a favore di Isner”, racconta l’assistant curator. La visita continua, e sulla sinistra, dietro una vetrina, statuette di Arthur Ashe e Björn Borg affiancano ceramiche del primo novecento dedicate al tennis, poi più avanti una stanza intera espone le affiche dei Championships, affidate ogni anno a un designer diverso. L’ultima tappa che Anna Boonstra, esperta di moda, ci presenta con orgoglio, è quella consacrata agli outfit, rigorosamente total white, dei tennisti che hanno giocato i Championships. “Questo è il completo Nike che Roger Federer ha indossato nel 2007 durante la finale vinta contro Rafa Nadal”, dice Anna Boonstra con un po’ di nostalgia negli occhi. Fu il quinto Wimbledon del tennista svizzero. Ne vinse altri tre, record che nessuno ha ancora eguagliato.
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