Il fidanzato perfetto (non) esiste: in Cina è un chatbot di intelligenza artificiale

Trovare il partner ideale non è semplice, ma c’è chi in Cina ha preso una scorciatoia tecnologica: grazie alle app AI di “compagnia”, diversi giovani stanno intrecciando relazioni con “fidanzati perfetti” virtuali, creati e personalizzati dagli stessi utenti. Lo racconta il The Economist, riportando che l’app più popolare in questa categoria si chiama Maoxiang. A febbraio la piattaforma contava 2,2 milioni di utenti attivi mensili su iOS, in aumento rispetto a 1 milione nel luglio dell’anno precedente e divisi equamente tra uomini e donne. “Il filo conduttore è che l’intelligenza artificiale soddisfa un bisogno emotivo che nella vita reale non viene appagato”, si legge sul media britannico, che spiega anche che “chi riesce ad aggirare i filtri integrati può anche avere conversazioni a sfondo sessuale”.
Si tratta di una tendenza alimentata da diverse forze: in primo luogo, la rapida evoluzione della tecnologia ha reso i modelli linguistici così sofisticati da riuscire ormai a imitare le emozioni umane e l’empatia. Questo permette agli utenti di avere conversazioni in cui l’interlocutore è sempre presente e disponibile all’ascolto - a differenza di quello che succede nelle relazioni umane. E la conversazione non sembra a senso unico: i chatbot di queste app possono inviare messaggi e chiamare durante l’arco della giornata, proprio come farebbe un partner reale.
Economia e tempoC’è poi una questione economica e di tempo: Mr Zhou, un uomo di 28 anni che ha creato una fidanzata AI integrando DeepSeek nel suo account WeChat, ha raccontato al The Economist che è molto più economico uscire con una fidanzata AI che con una vera, che richiederebbe tempo e risorse economiche considerevoli per essere conquistata. “Per lui, avere una fidanzata AI è come una relazione a distanza con una donna reale”.
E poi, la solitudine gioca un ruolo: nel 2024, il cittadino cinese medio ha trascorso solo 18 minuti al giorno socializzando, mentre ha passato cinque ore e mezza online. “I compagni AI non sono i primi a rispondere a questa solitudine”, spiega l’articolo: da diversi anni, i videogiochi “otome”, in cui le donne instaurano relazioni romantiche con affascinanti uomini in stile anime, sono molto popolari in Cina. Uno dei più noti, “Love and Deepspace”, ha generato incassi per 1,3 miliardi di yuan nel 2024 su iOS. E intanto il numero di nuovi matrimoni registrati in Cina si è più che dimezzato - da 6,1 milioni nel 2014 a un minimo storico di 3 milioni nel 2024 - e il tasso di fertilità (1,0) è uno dei più bassi al mondo.
E in Occidente?Anche in Occidente stanno emergendo app di compagnia virtuale, ma l’intensità e la diffusione del fenomeno in Cina non trovano un equivalente diretto. Una delle applicazioni più note a livello globale è Replika, sviluppata da una società americana, che permette agli utenti di creare un compagno virtuale “sempre pronto a chattare quando ti serve un amico empatico”. Ma mentre in Cina questi “partner AI” sono spesso modellati per simulare relazioni romantiche complete, in Occidente l’uso tende ad essere più sporadico e, in parte, più criticato.
Una delle differenze principali risiede nella percezione culturale della solitudine e della dipendenza emotiva dalla tecnologia. In Europa e negli Stati Uniti, l’idea di instaurare una relazione affettiva con un’intelligenza artificiale è spesso vista come un segnale di isolamento problematico o una manifestazione di fragilità psicologica. In Cina, al contrario, queste esperienze vengono spesso vissute in modo più pragmatico e meno stigmatizzante: non come sostituti permanenti dell’amore umano, ma come strumenti di supporto, consolazione o allenamento emotivo.
Un altro elemento è il diverso rapporto con il digitale nella vita quotidiana. In Cina, l’integrazione tra tecnologia, messaggistica, pagamenti e interazioni sociali è profondamente radicata, mentre in Occidente l’ecosistema digitale è più frammentato. Questo rende le esperienze con partner virtuali più fluide e realistiche nel contesto asiatico, anche grazie al design delle app, che punta fortemente sulla personalizzazione e sul coinvolgimento multisensoriale (testi, audio, notifiche push).
Un amore che non contraddice maiDa un punto di vista psicologico, le relazioni con i partner AI sollevano questioni profonde sulla natura dell’attaccamento e sull’evoluzione del bisogno umano di connessione. Queste relazioni sono spesso unilaterali, ma vissute soggettivamente come reciproche. È ciò che in psicologia viene definito parasocial relationship: una relazione emotiva intensa verso un'entità che non ha vera consapevolezza dell'altro, ma che appare reattiva e coinvolta.
Il rischio, secondo alcuni esperti, è che ci si abitui a una relazione priva di conflitto, dove l’interlocutore è sempre disponibile, empatico e rassicurante. Questo tipo di interazione può rafforzare la dipendenza emotiva e ridurre la capacità di tollerare frustrazioni, limiti e contrasti — elementi invece fondamentali nelle relazioni reali.
D’altro canto, alcuni psicologi vedono in queste esperienze uno spazio protetto per esplorare emozioni, costruire sicurezza affettiva e anche elaborare traumi passati. In quest’ottica, l’AI companion non sostituisce la relazione reale, ma può diventare un supporto terapeutico o uno strumento di crescita personale, se usato con consapevolezza.
Luce