Incidente Air India, l'inchiesta si concentra sui piloti. Nel passato segnalati bug nel software

Dal video si vede chiaramente l'aereo che inizia a salire e poi perde improvvisamente quota fino a schiantarsi. È il 12 giugno 2025, il volo Air India 171, un Boeing 787 Dreamliner diretto da Ahmedabad a Londra, precipita a pochi secondi dal decollo. 260 le vittime, comprese 19 persone a terra. A bordo, solo un sopravvissuto.
Dal recente rapporto preliminare, diffuso dall'Ente dell'Aviazione indiana, arrivano interrogativi, senza risposte risolutive. Negli ultimi istanti registrati a bordo, uno dei piloti chiede: "Perché hai tagliato il combustibile ai motori?" L'altro risponde di non averlo fatto. Poi gli switch dei due motori vengono rimessi in funzione, ma è troppo tardi. L'aereo, a bassa quota, resta senza spinta e cade.
Non è ancora chiaro se l'azione sia stata intenzionale o accidentale. Visto che i due interruttori, posizionati tra i due piloti, sono dotati di un meccanismo di blocco a molla proprio per evitarne l'uso accidentale.
L'Autorità statunitense, FAA, nel 2018 aveva già segnalato che su alcuni Boeing, inclusi i 787, questi interruttori erano vulnerabili a movimenti involontari. Ma Air India non avrebbe eseguito le ispezioni consigliate, perché non obbligatorie. Dettaglio che alimenta il sospetto di un errore umano legato a un problema meccanico.
Ma c'è un'altra ipotesi, alternativa, che punta su un possibile problema software ai sistemi di gestione dei motori che potrebbero aver inviato un comando errato senza un vero input manuale.
Ipotesi che rimanda a un problema del Boeing 787, scoperto dalla FAA nel 2015. Un bug nel software che, dopo 248 giorni di funzionamento continuo, poteva azzerare un contatore software e far spegnere i generatori elettrici. Da qui la direttiva: riavviare i sistemi dell'aereo almeno ogni 120 giorni.
Rai News 24