La guardia del corpo degli arcivescovi diventa diacono: chi è l’ex poliziotto (padre di tre figlie) che veste i paramenti


Mauro Ravazzani, 61 anni
Corbetta (Milano), 9 novembre 2025 – Tra gli otto nuovi diaconi ordinati ieri mattina in Duomo, a Milano, c’era anche il 61enne corbettese Mauro Ravazzani, una figura nota in Diocesi per l’incarico che svolge da anni. La sua è da sempre una figura discreta, una sorta di ombra, che svolge un incarico delicato, quello di garantire la sicurezza dell’arcivescovo che in quel momento si trova alla guida della chiesa ambrosiana. E per questo deve seguire l’arcivescovo in ogni suo movimento fuori dalle mura di piazza Fontana, sia nei momenti pubblici connessi al suo mandato sia in quelli privati.

“Il primo arcivescovo che ho seguito è stato Martini. Ebbi questo incarico quando, nei primi anni Ottanta, la Questura aveva organizzato un servizio fisso di vigilanza in Curia a seguito delle minacce ricevute dallo stesso Martini”, ricorda. “Superata la fase dell’emergenza, il mio lavoro in Curia è proseguito e ancora oggi l’arcivescovo non vuole mandarmi in pensione – racconta con orgoglio –. Mi vuole al suo fianco, anche se con il nuovo ruolo assunto con questa ordinazione avrò certamente altri compiti da svolgere”.
Laureato in Giurisprudenza, poliziotto, accanto a Martini, Tettamanzi, Scola e DelpiniLaureato in Giurisprudenza, entrato in Polizia è stato dapprima a Torino e poi alla Digos di Milano. È sposato e ha tre figlie. Conclusa l’esperienza al fianco del cardinal Martini, Ravazzani è rimasto assegnato alla Curia e ha garantito la sicurezza di Tettamanzi e Scola: “Ho imparato tanto stando con loro. Sono cresciuto dal punto di vista umano e spirituale”. Di Martini ricorda la timidezza e la sensibilità, di Tettamanzi l’aspetto paternalistico (è stato lui a battezzare le sue tre figlie), di Scola la severità, che si è ammorbidita con gli anni.
L’arcivescovo non vuole mandarmi in pensione, mi vuole al suo fianco. Ma cambio ruolo
Lasciata la Polizia, Ravazzani ha avuto dal ministero dell’Interno un incarico di pubblica sicurezza limitato alle esigenze di sicurezza durante gli spostamenti del vescovo. Ed è stata questa frequentazione con Delpini oggi e con gli altri arcivescovi nei decenni passati che ha fatto germogliare l’ipotesi del diaconato.

“Guardavo da sempre con ammirazione il diaconato permanente, ma devo ammettere che è stato proprio don Mario chiacchierando con me, in uno dei nostri trasferimenti, a suscitarmi il desiderio di approfondire la possibilità di intraprendere il cammino diaconale”. Quella di Delpini non è stata una provocazione, ma un invito discreto per una scelta di vita, per la quale a 54 anni ha dovuto riprendere in mano i libri per studiare e prepararsi al diaconato. “Durante questi sei anni del percorso di formazione Delpini è stato sempre nei miei confronti un osservatore discreto, assicurandomi, tra un impegno pastorale e l’altro, la possibilità di ricavarmi spazio e tempo per lo studio. Di lui ammiro l’instancabile dedizione al suo ministero episcopale, nella presenza come nella preghiera. Non è raro che quando viaggiamo in macchina per raggiungere una parrocchia o un ente si reciti qualche decina del Rosario”.
“Riesco a ritagliarmi dei giorni in cui stare assieme a mia moglie Roberta e alle mie figlie”Una scelta, quella del diaconato, che Ravazzani ha condiviso in famiglia. “Il mio lavoro è molto impegnativo come numero di ore che trascorro a fianco del vescovo – riconosce Ravazzani –. Riesco comunque a ritagliarmi dei giorni in cui restare assieme a mia moglie Roberta e alle mie figlie”. Quest’oggi, domenica 9 novembre, Mauro Ravazzani sarà festeggiato in parrocchia a Corbetta, partecipando alla messa delle 10, mentre dalle 17 presiederà alla celebrazione dei Vespri con benedizione eucaristica.
Il Giorno






