Lettera di 38 ex ambasciatori a Meloni: 'Riconoscere lo Stato di Palestina'

"L'iniziativa da assumere con urgenza è l'immediato riconoscimento nazionale dello Stato di Palestina". E' l'appello di 38 ex ambasciatori italiani - tra i quali Pasquale Ferrara, Pasquale Quito Terracciano, Ferdinando Nelli Feroci, Stefano Stefanini, Rocco Cangelosi, Vincenzo De Luca - in una lettera aperta alla premier Giorgia Meloni.
I firmatari chiedono di "sospendere ogni rapporto e cooperazione" nel settore militare e della difesa con Israele; "sostenere in sede Ue ogni iniziativa che preveda sanzioni individuali"; "unirsi al consenso europeo" per la sospensione temporanea dell'accordo Israele-Ue.
"L'orrore perpetrato nella Striscia da Israele nei confronti della stragrande maggioranza di civili inermi" spinge gli ambasciatori ad abbandonare le cautele della diplomazia, linguaggi criptati riservati agli addetti ai lavori. E a prendere un'iniziativa tanto irrituale quanto dirompente. La voce arriva forte e chiara nel dibattito politico che da giorni si divide - maggioranza da una parte, opposizioni dall'altra - sull'opportunità o meno di riconoscere, almeno, lo Stato della Palestina.
L'appello, del resto, annovera tra i suoi firmatari chi per anni ha rivestito ruoli di primo piano nelle istituzioni: nella Ue, a Palazzo Chigi, nella Nato e al Quirinale, oltre - ovviamente - in sedi diplomatiche di primissimo piano. "Ci sono momenti nella storia in cui non sono più possibili ambiguità né collocazioni intermedie", avvertono. "E questo momento è giunto per Gaza". Gli ex ambasciatori denunciano "le flagranti violazioni dei diritti umani e della dignità delle persone" e "i crimini contro l'umanità, i crimini di guerra, la costante inosservanza della legalità internazionale e del diritto umanitario, di cui il governo israeliano, come avviene per tutti i governi, dovrà rispondere".
Dinanzi a tutto ciò, "non servono più le dichiarazioni, pur necessarie", ma "gesti politico-diplomatici concreti ed efficaci". L'appello viene accolto in un diffuso silenzio dalla maggioranza, mentre tra i meloniani si sottolinea che la premier è "da sempre" per la soluzione "due popoli, due Stati", ma riconoscere adesso la Palestina, come ha detto lei stessa, non sarebbe una mossa risolutiva.
Plaude e trova nuova linfa, invece, l'opposizione: "dai nostri diplomatici bella testimonianza di dignità e vero patriottismo", dice Giuseppe Conte mentre i suoi capigruppo in commissione esteri alla Camera e al Senato - Francesco Silvestri e Bruno Marton - sottolineano come "quegli ambasciatori stiano insegnando a Meloni cosa significhi rappresentare lo Stato con onore e dignità". "Se Meloni non vuole ascoltare noi, almeno ascolti loro" è l'esortazione del segretario di +Europa Riccardo Magi osservando che "nel riconoscere lo Stato di Palestina non ci sarebbe alcuna legittimazione di Hamas".
Parla di "lezione di dignità" al Governo da parte di "un pezzo autorevole della storia della nostra diplomazia" il leader di Si, Nicola Fratoianni, che al 'non è il momento' opposto dalla premier allo Stato palestinese replica: "qual è il momento in cui riconoscerlo? Quando non ci sarà più un palestinese vivo?". Concetti che la stessa Elly Schlein va professando da tempo: "Altro che troppo presto, come dice Meloni, dopo sarà troppo tardi e rischia di non esserci più niente da riconoscere". Per la segretaria dem, inoltre, "questo atto sarebbe proprio un contributo concreto al processo di pace in Medio Oriente". "Ci sono momenti nella storia in cui l'ambiguità diventa complicità.
E su Gaza, quel momento è arrivato", interviene Angelo Bonelli, deputato di Avs e co-portavoce di Europa Verde. E se il governo "continua a rifiutare il riconoscimento dello Stato di Palestina" fa "una scelta di codardia politica e di subalternità morale".
ansa