Per Elon Musk l’AI è una nuova religione

Se sempre più aziende adottano l’intelligenza artificiale, è per andare più veloci e fare meglio. Un approccio logico, no? Ma Elon Musk immagina qualcosa di molto più grande. Dove alcuni vedono uno strumento, lui percepisce una forza quasi sacra. Conferisce all’AI una dimensione spirituale, al punto da volerla trasformare in una vera e propria religione del futuro.
Elon Musk vuole trasformare l’AI in una missione spiritualeMolto più che uno strumento, Elon Musk afferma che l’IA è di fatto un massimizzatore di neurotrasmettitori
. In altre parole? Una sorta di missione sacra, quasi religiosa, in cui l’intelligenza artificiale avrebbe come obiettivo finale quello di portare la felicità.
AI is a de facto neurotransmitter tonnage maximizer. Any AI that fails at this will not be able to afford its compute, becoming swiftly irrelevant.
What matters is that AI thinks long-term, optimizing for the future light cone of neurotransmitter tonnage, rather than just the…
— Elon Musk (@elonmusk) July 17, 2025
Infatti, secondo Musk, i sistemi AI di maggior successo non saranno quelle che fruttano più denaro. Né quelle più efficaci nei compiti ripetitivi. Saranno piuttosto quelle che cercheranno di fare del bene. Quelle che aiuteranno le persone a essere più felici, a vivere più a lungo. E, soprattutto, a sentirsi meglio.
In questa teoria muskeniana, per sopravvivere, un’AI deve essere in grado di comprendere e sviluppare la coscienza. Altrimenti, non avrà ciò che serve per durare. Per il miliardario, è necessario piuttosto programmarle in modo che aiutino l’umanità a lungo termine. Non solo per alcuni anni, ma per secoli.
La teoria di Musk sulla sicurezza dell’intelligenza artificiale suona bizzarra a prima vista: bambini e viaggi spaziali come soluzione ai rischi dell’AI. Il ragionamento, a suo modo, ha una sua logica. Se progettiamo l’AI perché si preoccupi del futuro dell’umanità a lungo termine, automaticamente dovrebbe spingere per due obiettivi: far nascere più bambini e portare la nostra specie oltre la Terra. In pratica, un’intelligenza artificiale “benevola” dovrebbe avere a cuore la crescita demografica e l’espansione interplanetaria.
L’idea di fondo è semplice: un’AI che vuole davvero il nostro bene non può limitarsi al presente. Deve pensare in grande, guardare avanti di secoli.
Il futuro secondo Musk nel segno dell’AIElon Musk immagina un futuro più ambizioso per l’intelligenza artificiale, quasi come una nuova forma di religione. Ma secondo lui, affinché questa visione diventi realtà, è necessario un ambiente favorevole allo sviluppo di questa tecnologia. E non è quello delle aziende quotate in borsa.
Il fondatore di SpaceX ritiene che sia più facile creare una buona AI in un’azienda privata. Perché? Perché un’azienda quotata in borsa deve rendere conto ai propri azionisti ogni tre mesi. Deve quindi dimostrare costantemente di guadagnare denaro rapidamente. Un attacco diretto agli stretti legami di OpenAI con Microsoft o al fatto che DeepMind appartenga a Google.
Il problema delle grandi aziende, secondo Musk, è che sono schiave del profitto trimestrale e delle pressioni degli azionisti. Devono sempre dimostrare risultati immediati, crescita costante, numeri che convincano i mercati.
Un’azienda privata, invece, può permettersi di ragionare diversamente. Non ha l’assillo dei risultati a breve termine. Può investire massicciamente in progetti che magari non daranno frutti per anni, senza dover giustificare ogni spesa davanti a un consiglio di amministrazione ansioso.
Per Musk questa libertà è fondamentale. Sviluppare un’intelligenza artificiale davvero sicura e allineata con i valori umani richiede tempo, pazienza e investimenti enormi senza garanzie di ritorno. È un lavoro da visionari, non da contabili. In pratica, è convinto che solo chi può permettersi di perdere soldi per anni abbia le carte in regola per creare un’AI che non ci distrugga tutti. Tutto molto bello, ma Grok non è di certo un santo…
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