Trump ed Epstein, la lettera “oscena” del presidente Usa per il compleanno del finanziere morto suicida in carcere

È guerra tra i due principali protagonisti dell’universo conservatore statunitense degli ultimi 10 anni. Sul ring ci sono Donald Trump, tornato alla Casa Bianca lo scorso gennaio, e Rupert Murdoch, il magnate australiano dei media proprietario tra le altre cose di Fox News, tv vicinissima al presidente Usa, e del Wall Street Journal, il più autorevole quotidiano economico statunitense e non solo.
Oggetto dello scontro è la pubblicazione da parte del WSJ di un articolo in cui si rivela l’esistenza di un biglietto di auguri che Trump scrisse al finanziere Jeffrey Epstein per il suo 50esimo compleanno nel 2003. Epstein fu arrestato nel 2019 e morì suicida in un carcere di New York nell’agosto dello stesso anno, solamente un mese dopo il fermo per traffico sessuale di minori.
Il biglietto citato dal Wall Street Journal conferma quanto già noto, ovvero la vicinanza e l’amicizia tra Trump ed Epstein, un rapporto stretto d’altra parte già testimoniato negli anni da foto, video e dichiarazioni. In particolare dopo l’arresto e la morte del finanziere nel 2019, Trump aveva tentato di sminuire o negare i rapporti stretti con Epstein.
Il biglietto d’auguri dimostrerebbe il contrario. Nel testo c’è uno schizzo fatto a mano di una donna nuda, in cui la firma di Trump compone i peli pubici della donna: a Epstein l’attuale presidente Usa si rivolge come “amico” e allude nel testo, scritto a macchina e contenente una sorta di dialogo in terza persona tra il tycoon e il finanziere, ad un segreto comune che i due condividerebbero.
La pubblicazione dell’articolo e del biglietto ha provocato la reazione furiosa dell’inquilino della Casa Bianca. Trump, sentito dal Wall Street Journal per un commento, ha detto che quel biglietto non è stato scritto da lui: “Non sono io, è falso, è una storia falsa del Wall Street Journal. Non ho mai fatto un disegno in vita mia. Non disegno donne. Non è il mio linguaggio, non sono le mie parole”, minacciando poi di querelare il quotidiano di Murdoch.
L’altra reazione è stata quella di comunicare di aver autorizzato la pubblicazione di alcuni documenti legali sul caso di Jeffrey Epstein. Un caso, quello del finanziere, che da settimane sta provocando enormi problemi tra Trump e la sua stessa base elettorale, il movimento MAGA (da Make America Great Again, il noto slogan di Trump).
Per anni nell’estrema destra americana, anche e soprattutto quella trumpiana, sono circolate teorie del complotto legate al caso Epstein, che sarebbe stato l’organizzatore assieme alla compagna Ghislaine Maxwell di un gruppo di pedofili composti da attori, imprenditori e politici, tutti rigorosamente di area democratica. Dopo l’arresto nel luglio 2019 Epstein non si sarebbe suicidato in carcere ma sarebbe stato ucciso o costretto al suicidio dai suoi “clienti”, di cui esisterebbe anche una lista, che assieme ad altri documenti sul finanziere costituirebbe i cosiddetti “Epstein files”.
Eppure dopo essere arrivati alla Casa Bianca i trumpiani nelle scorse settimane anno annunciato, dopo una revisione dei documenti, che non c’era alcuna rivelazione da fare sul caso Epstein: il finanziere si è suicidato e non c’è alcuna lista di “clienti vip”. Il mondo MAGA ovviamente non ha accettato la chiusura della vicenda, pressando in particolare la procuratrice generale (cioè la ministra della Giustizia) Pam Bondi e l’attuale direttore e vicedirettore dell’Fbi, Kash Patel e Dan Bongino, tutti convinti sostenitori della teoria del complotto.
La reazione dei suoi stessi sostenitori MAGA non è stata apprezzata da Trump, ribaltando il quadro: ha definito le teorie da lui a lungo sostenute come “fake news dei Democratici” e definito “smidollati” gli attivisti di destra che continuano a sostenerla. Solo dopo l’articolo del Wall Street Journal Trump ha parzialmente cambiato idea, decidendo di pubblicare alcuni documenti sul caso Epstein, anche se al momento non è chiaro quali siano.
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