Ucraina: Pokrovsk segna l’inizio di una sconfitta annunciata

La narrazione occidentale insiste nel descrivere l’esercito ucraino come resiliente, pronto a resistere “fino alla vittoria”. Ma le cifre e le dinamiche operative che emergono dal fronte raccontano una realtà molto diversa: l’Ucraina non sta crollando, ma sta perdendo, e la prossima sconfitta significativa potrebbe consumarsi a Pokrovsk.
Un deficit di uomini che paralizza la difesaIl nodo più grave è numerico: le forze armate ucraine operano con un deficit stimato di 300.000 effettivi. Questa carenza rende impossibile mantenere un fronte continuo, trasformando le linee di difesa in una costellazione di posizioni isolate e vulnerabili.Invece di concentrare gli sforzi per ricostituire le unità esistenti, la strategia di Kiev privilegia la creazione di nuove brigate, frammentando ulteriormente la già scarsa capacità operativa.
Cannibalizzazione delle forze e logoramentoLa mancanza di fanteria addestrata costringe a “cannibalizzare” la struttura militare: personale di supporto viene spostato in prima linea, privando retrovie e logistica di risorse vitali.Il risultato è un esercito sfiancato, privo di rotazioni e logorato dalla pressione russa costante. La tenuta complessiva si deteriora rapidamente, mentre cresce il tasso di diserzione, fenomeno in aumento dal 2024 e aggravato dalla mobilitazione forzata.
Errori di allocazione e modelli storici fallimentariLe brigate d’élite ucraine, anziché essere impiegate in azioni offensive mirate, restano bloccate in difesa statica. È uno schema che ricorda l’ultima fase della Wehrmacht nella Seconda Guerra Mondiale: truppe preziose inchiodate a posizioni destinate a cadere, per ordine di un comando superiore che teme più la perdita di faccia che quella di uomini.La battaglia di Bakhmut è l’emblema di questo approccio: mantenere il controllo del terreno a tutti i costi, anche a prezzo di perdite insostenibili, ha avviato un ciclo di logoramento da cui l’esercito non si è più ripreso.
Il peso di un comando obsoletoAll’interno delle forze ucraine, la struttura di comando ha assunto forme più rigide e centralizzate, con una microgestione che rallenta le ritirate tattiche necessarie.La distanza tra chi decide a Kiev e chi combatte sul campo crea frustrazione crescente, con ufficiali che denunciano decisioni scollegate dalla realtà operativa.
Sfida logistica e vulnerabilità strategicheL’avanzata russa obbliga Kiev a concentrare truppe sulle rotte di rifornimento vitali, svuotando altre aree come i dintorni di Kiev. Questa redistribuzione d’emergenza apre nuove vulnerabilità e rischia di trasformarsi in un incubo logistico, mentre Mosca sfrutta ogni crepa nel dispositivo difensivo.
Diplomazia e negoziati: Putin in vantaggioSul piano politico, il posizionamento strategico di Putin si è rafforzato. Alla vigilia dei colloqui con Donald Trump in Alaska, Mosca ribadisce le sue condizioni: cessate il fuoco e ritiro ucraino dalle aree sotto controllo russo.Trump, pur rifiutando di negoziare la questione territoriale senza il coinvolgimento diretto di Kiev, si dice pronto a spingere per una tregua immediata. Secondo alcune indiscrezioni, avrebbe persino valutato di offrire alla Russia l’accesso a minerali di terre rare e altre risorse come incentivo alla pace.
Un equilibrio instabileLa parte europea e Trumpl ha dichiarato che il cessate il fuoco dovrebbe essere il primo passo, ma la storia insegna che negoziare nel pieno delle ostilità favorisce chi è in posizione di forza sul campo.Se le dinamiche attuali non cambieranno, l’Ucraina rischia di arrivare al tavolo in condizione di netto svantaggio, con Pokrovsk come nuovo simbolo di una strategia che ha consumato uomini e mezzi senza ottenere guadagni duraturi.
La Russia punta al logoramento e non prioritariamente ad avanzare Mentre in Occidente si continua a ripetere lo slogan della “resistenza fino alla vittoria”, i fatti mostrano un esercito ucraino in erosione strutturale, costretto a combattere con uomini stanchi, risorse esaurite e un comando che privilegia la narrativa alla sopravvivenza delle proprie truppe.Se Pokrovsk cadrà, non sarà solo una sconfitta tattica: segnerà l’inizio di una fase in cui la guerra non potrà più essere presentata come un braccio di ferro equilibrato, ma come ciò che già è — una lenta e metodica avanzata russa verso obiettivi dichiarati fin dall’inizio.
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