I Fratelli Musulmani in Italia: Strategia di Infiltrazione Lenta e Impatto sulla Sicurezza Nazionale

Mentre il dibattito politico in Italia si concentra prevalentemente su immigrazione ed economia, recenti rapporti dell’intelligence rivelano una crescente e preoccupante influenza dei Fratelli Musulmani nel Paese. La confraternita sfrutta le lacune del quadro giuridico per espandersi tramite una rete di associazioni culturali e religiose, che fungono da facciate per la diffusione dell’ideologia dell’islam politico.
In un Paese che conta circa 1,6 milioni di musulmani, queste attività sollevano crescenti preoccupazioni di natura sociale e securitaria. Questo rapporto analizza l’espansione dei Fratelli Musulmani in Italia, tracciandone le strutture organizzative, le attività e le difficoltà incontrate dalle autorità nel contrastarne l’influenza crescente.
UCOII: La Spina Dorsale dell’Influenza dei Fratelli MusulmaniAl centro della rete dei Fratelli Musulmani in Italia si trova l’Unione delle Comunità e Organizzazioni Islamiche in Italia (UCOII), fondata nel 1990 e considerata il braccio italiano della Federazione delle Organizzazioni Islamiche in Europa (FIOE), legata secondo diversi rapporti d’intelligence al movimento dei Fratelli Musulmani.
Attualmente, l’UCOII gestisce circa 130 moschee e centri islamici, pari all’80% circa dei luoghi di culto islamici presenti in Italia, da Milano a nord fino alla Sicilia a sud. Diversi centri di ricerca, come il Progetto per il contrasto all’estremismo e il Centro Europeo per lo Studio del Terrorismo, hanno confermato legami diretti o indiretti tra l’UCOII e i Fratelli Musulmani, in particolare attraverso figure di spicco come Mohamed Nour Dachan, presidente onorario di origini siriane, e Yassine Lafram, presidente dal 2018.
Le attività di UCOII mostrano una tendenza esplicita alla promozione dell’islam politico. Il segretario generale Yassine Baradai ha suscitato polemiche nel 2020 con dichiarazioni in cui definiva cristianesimo ed ebraismo come “eresie”, alimentando timori riguardo a una retorica separatista che può minacciare la coesione sociale.
Moschee Temporanee: Centri di Influenza Fuori ControlloL’Italia soffre di una carenza di moschee ufficialmente riconosciute – solo otto su tutto il territorio. In parallelo, si contano tra 800 e 1.200 “moschee temporanee” situate in garage, appartamenti e magazzini non autorizzati come luoghi di culto. Molte di queste sono gestite da associazioni legate ai Fratelli Musulmani.
Nel 2015, l’ex ministro dell’interno Angelino Alfano ha messo in guardia sul pericolo di sicurezza rappresentato da questi luoghi difficili da monitorare, utilizzati come basi per predicazione e reclutamento. L’assenza di un quadro giuridico stringente favorisce l’espansione dei Fratelli in quartieri poveri ad alta presenza di migranti, come Brescia e Verona.
Attività Politico-Sociali: Infiltrazione Istituzionale SoftI Fratelli Musulmani adottano in Italia una strategia di “infiltrazione soft”, cercando di stringere rapporti con partiti politici per influenzare le politiche a livello locale e nazionale. Alcuni rapporti hanno documentato legami tra associazioni vicine all’UCOII e il defunto presidente del Parlamento Europeo David Sassoli, sollevando interrogativi sull’influenza della confraternita nella politica europea.
Sul piano sociale, la strategia punta ai giovani e ai migranti attraverso programmi educativi e culturali, spesso gestiti dalla sezione giovanile di UCOII. Tali attività sfruttano le difficoltà economiche e l’emarginazione sociale per rafforzare la lealtà all’ideologia del gruppo.
I servizi europei di intelligence hanno avvertito che queste attività promuovono un’ideologia incompatibile con i valori democratici europei – come la laicità e l’uguaglianza di genere – rischiando di alimentare dinamiche separatiste.
Risposta del Governo: Passi Cauti e Sfide PersistentiDi fronte a questa espansione, il governo italiano ha preso alcune misure limitate. Nel 2021, le autorità hanno espulso 46 migranti, tra cui alcuni imam accusati di predicazioni estremiste. In passato sono state smantellate cellule jihadiste a Perugia (2007) e Milano (2003-2004), che si servivano di associazioni islamiche per reclutamento e finanziamento.
Tuttavia, la mancanza di una legislazione chiara sulle associazioni religiose rende difficile l’azione repressiva. Nel 2017 è stato istituito un “Consiglio rappresentativo dei musulmani” sotto il Ministero dell’Interno per monitorare i finanziamenti e integrare ufficialmente gli imam, ma ha incontrato forte resistenza da parte dell’UCOII.
Nonostante le dichiarazioni concilianti di Lafram, come “un musulmano dovrebbe essere il primo a segnalare un pericolo per la sicurezza del Paese”, il doppio linguaggio del gruppo solleva dubbi sull’effettiva volontà di integrazione.
Sfide di Sicurezza e Coesione: Il Rischio dell’IsolamentoLa penetrazione dei Fratelli Musulmani nel tessuto sociale italiano rappresenta una sfida securitaria e sociale complessa. Le autorità temono che alcune moschee temporanee e centri culturali diventino focolai di radicalizzazione o basi logistiche per attività illecite.
Sebbene i Fratelli si presentino come pacifici, la loro ideologia – incentrata sulla “islamizzazione delle società” e sul rifiuto dell’integrazione – può favorire l’estremismo giovanile. Le indagini sugli attentati di Barcellona del 2017 hanno evidenziato la presenza di idee legate all’islam politico tra i responsabili.
Semi di Frattura SocialeL’influenza dei Fratelli Musulmani va oltre la presenza organizzativa: la natura occulta delle moschee non autorizzate e delle associazioni preoccupa i servizi segreti italiani. Questi ambienti rischiano di diventare incubatori di odio, divisione e rifiuto della società.
A livello sociale, l’obiettivo ideologico dell’“islamizzazione” delle comunità può portare alla creazione di “società parallele”, isolate dal contesto italiano. L’enfasi su un’identità islamica separata, spesso in contrasto con la laicità, l’uguaglianza e i diritti delle minoranze, rischia di ostacolare i processi d’integrazione e alimentare l’alienazione tra le nuove generazioni.
Lacune Giuridiche e Implicazioni DiplomaticheLe lacune del sistema giuridico italiano in materia di regolamentazione e finanziamento delle associazioni religiose rappresentano un punto debole. A differenza di Paesi come la Francia, che dispone di leggi rigorose per monitorare i finanziamenti esteri e espellere imam radicali, l’Italia non dispone di strumenti equivalenti.
Questa mancanza facilita l’ingresso di fondi esteri per sostenere le attività del gruppo. Inoltre, la presenza dei Fratelli in Italia può complicare i rapporti diplomatici con Paesi del Mediterraneo e del Medio Oriente che li considerano una minaccia o li classificano come organizzazione terroristica. Ciò potrebbe ostacolare la cooperazione in materia di sicurezza e antiterrorismo.
Chiamata all’Azione: Verso una Strategia ComplessivaMolte voci in Italia chiedono una strategia più ampia e incisiva. Non basta il solo contrasto securitario, ma è necessario agire anche sul piano legislativo e culturale:
- Introdurre leggi simili a quelle francesi, che obblighino le associazioni religiose a dichiarare integralmente le fonti di finanziamento, soprattutto quelle estere.
- Regolamentare le moschee temporanee, imponendo la registrazione e criteri di trasparenza, e dotando le autorità di poteri di controllo.
- Sviluppare programmi di integrazione sociale e culturale mirati ai giovani musulmani, promuovendo l’appartenenza alla società e ai valori democratici italiani.
- Lanciare campagne pubbliche di sensibilizzazione sui rischi dell’islam politico, distinguendolo chiaramente dalla fede religiosa.
- Sostenere leadership islamiche moderate e integrate, che promuovano un discorso inclusivo e cittadino.
In conclusione, l’influenza dei Fratelli Musulmani in Italia rappresenta una sfida che richiede un delicato equilibrio tra tutela delle libertà religiose e salvaguardia della sicurezza e coesione nazionale. Una risposta troppo debole ne favorirebbe la penetrazione, mentre un approccio eccessivamente repressivo potrebbe alimentare sentimenti di vittimismo. Occorre quindi una strategia calibrata che consenta a Roma di affrontare efficacemente la minaccia, garantendo al tempo stesso una società pluralista e coesa.
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