La Consulta dice si a due mamme, cosa cambia per le famiglie arcobaleno

Bocciata la circolare di Piantedosi
Sentenza storica: è incostituzionale il divieto per la madre intenzionale di riconoscere come proprio il figlio nato in Italia da fecondazione assistita praticata all’estero

“È incostituzionale il divieto per la madre intenzionale di riconoscere come proprio il figlio nato in Italia da procreazione medicalmente assistita, legittimamente praticata all’estero”: lo ha deciso ieri la Corte Costituzionale con una sentenza storica per le famiglie arcobaleno. Più precisamente, scrive la Consulta in una nota, l’articolo 8 della legge numero 40/2004 non garantiva “il miglior interesse del minore” e violava tre articoli della Costituzione, 2, 3 e 30.
Il tutto era partito dalla registrazione del sindaco di Camaiore del secondogenito di una coppia di donne, nato dopo un percorso di Pma svolto all’estero. La Procura di Lucca aveva impugnato l’atto di registrazione, chiedendone la cancellazione, in quanto in contrasto con una circolare del Ministero dell’Interno del 2023. Il Tribunale di Lucca ha richiesto invece l’intervento della Corte Costituzionale. “Emozionate, commosse, felici. Non pensavamo che saremmo state le prime”: Glenda Giovannardi e Isabella Passaglia, sposate e mamme di una bambina di tre anni e del bimbo di due, nato il 3 aprile 2023 a Lido di Camaiore dopo la scelta della procreazione assistita a Barcellona, e un mese dopo la circolare appunto la del ministro Piantedosi. “Abbiamo avuto dei timori – ha spiegato Isabella – da un punto di vista sanitario, perché io sono la madre intenzionale e se ci sono solo io con il piccolo non vengo riconosciuta dal personale sanitario; e a livello successorio, in quanto nel caso in cui venisse a mancare la madre biologica, ma anche nel caso in cui la coppia dovesse decidere di separarsi. Non abbiamo mai incontrato alcuna ostilità, ma anche banalmente prendere mio figlio a scuola avrebbe potuto rappresentare un problema”.
“La sentenza storica della Corte Costituzionale conferma ciò che diciamo da tempo: i legami affettivi e familiari non si cancellano per decreto o con crociate ideologiche”: così in una nota la segretaria del Pd, Elly Schlein, e il responsabile Diritti nella segreteria Pd, Alessandro Zan. Lo stesso principio sancito dalla Corte era espresso all’interno di una proposta di legge del deputato +Europa, Riccardo Magi, che nel ricordarlo ha aggiunto: “avevamo ragione quando accusavamo il Governo Meloni e il Ministro Piantedosi di fare la guerra ai bambini, punendo loro per colpire le madri”. In disaccordo la Ministra per la Famiglia, la Natalità e le Pari Opportunità: “l’interesse del bambino a vedersi riconosciute due figure genitoriali viene sancito, nella sentenza sulle ‘due mamme’, prescindendo completamente dai fondamenti biologici della riproduzione e della generazione, come se l’estromissione e la cancellazione programmata della figura del padre non fosse a sua volta un disvalore e una scelta contraria al miglior interesse del minore”.
Dalla Corte Costituzionale sempre ieri invece è arrivata un’altra decisione, sempre sulla legge 40/2004, con cui si ritiene ragionevole la scelta legislativa di non consentire alla donna singola di accedere alla procreazione medicalmente assistita (redattore Navarretta). Secondo la Corte, nell’attuale assetto normativo, “non consentire alla donna di accedere da sola alla pma rinviene tuttora una giustificazione nel principio di precauzione a tutela dei futuri nati”. È, infatti, nel loro interesse che il legislatore ha ritenuto «di non avallare un progetto genitoriale che conduce al concepimento di un figlio in un contesto che, almeno a priori, esclude la figura del padre». Ma attenzione: la Consulta non impedisce affatto che una legge estenda ai single il ricorso alla procreazione assistita. Si legge infatti nel comunicato dei giudici: “la Corte ha ribadito, in linea con i propri precedenti, che non sussistono ostacoli costituzionali a una eventuale estensione, da parte del legislatore, dell’accesso alla procreazione medicalmente assistita anche a nuclei familiari diversi da quelli attualmente indicati, e nello specifico alla famiglia monoparentale”.
Su questa seconda decisione si è espressa Filomena Gallo, Segretario dell’Associazione Coscioni: “Prendiamo atto che la Corte costituzionale, non ha accolto la questione di legittimità costituzionale sollevata dal tribunale di Firenze. Si tratta di un’occasione mancata per superare la discriminazione delle donne single nell’accesso alla PMA. Anche su questo tema, come sul fine vita, la palla passa dunque al Parlamento. Oggi (ieri, ndr) perciò rilanciamo la petizione al legislatore affinché intervenga sulla legge 40 modificando l’articolo 5 per permettere l’accesso alle tecniche di fecondazione assistita a coloro che ne hanno bisogno per fare famiglia”. “Sono dispiaciuta per il mancato accoglimento della questione. È un’occasione mancata per affermare con chiarezza che il desiderio di genitorialità non può essere filtrato da pregiudizi, né condizionato da schemi ormai superati. Ora spetta al Parlamento dimostrare se è in grado di ascoltare la realtà, quella fatta di donne che scelgono con consapevolezza di diventare madri, che costruiscono relazioni basate sull’amore e sulla responsabilità, anche fuori dal perimetro della famiglia tradizionale” ha commentato Evita, 40 enne torinese, ricorrente nel procedimento davanti al Tribunale di Firenze che aveva rimesso la questione alla Corte costituzionale.
l'Unità