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Meloni regala la Zes alle Marche alla vigilia del voto del suo fedelissimo Acquaroli: siamo al voto di scambio?

Meloni regala la Zes alle Marche alla vigilia del voto del suo fedelissimo Acquaroli: siamo al voto di scambio?

La premier ad Ancona

L’annuncio della premier e l’ok del cdm. Le opposizioni: “Mossa spudorata”. Grana Zaia in Veneto, Avs candida Lucano in Calabria

Foto Filippo Attili/Palazzo Chigi/LaPresse
Foto Filippo Attili/Palazzo Chigi/LaPresse

Acquaroli, presidente uscente delle Marche e candidato alla successione di se stesso, è nei guai. Che la coalizione che lo sostiene, quella di destra, corra in soccorso è nell’ordine delle cose. Che lo faccia il governo un po’ di meno. Invece capita, con tanto di annuncio ufficiale della premier in terra di contesa elettorale, da Ancona. I vertici del governo, in veste di capipartito, sono alla Mole Vanvitelliana per supportare il loro candidato: Meloni e Tajani, in carne e ossa, l’altro, Salvini, in collegamento.

Ma capita che la leader di FdI sia anche capo del governo, così i ruoli si confondono. Oggi il cdm approverà la norma che estende anche alle Marche la Zes”, annuncia. E ci tiene a far notare che la Zona Economica Speciale non è un titolo onorifico, ma vale soldoni: “Dove è già attiva, la Zes ha già sbloccato 26,7 mld di investimenti e creato 35mila posti di lavoro”. Scrosciano gli applausi. Dopo l’annuncio iniziale, la premier potrebbe anche non dire più niente, evitare il paragone tra la divisione nord/sud e quella costa tirrenica/costa adriatica, che penalizza le Marche ed è “un altro divario da sanare”, risparmiarsi il richiamo al marchigiano Enrico Mattei con una citazione pescata un po’ a casaccio, giusto per nominare l’illustrissimo: “L’ingegno è vedere possibilità dove altri non ne vedono”. Quello che doveva dire Giorgia lo ha già detto e nel pomeriggio il cdm procede come annunciato e promesso. Marche e Umbria entrano nel mazzo delle Zes.

L’opposizione protesta e denuncia la marchetta, la “mossa spudorata”, la “mancia elettorale”. Ricci intanto fa campagna elettorale sulle spiagge, facendo il possibile per mostrarsi per nulla preoccupato dall’iscrizione nel registro degli indagati. Quella è una carta che alla destra crea qualche problema, ovviamente. Soprattutto la Lega brucia dalla voglia di adoperarla, alla faccia di innumerevoli dichiarazioni contro chi sfrutta tanto bassamente le inchieste. Ma come fare senza passare per ipocriti doppiopesisti? Salvini se la cava assicurando che la destra non ha alcuna intenzione di sfruttare l’indagine e lo ripete più volte. Tanto per ricordare a eventuali distratti che l’indagine c’è.

Lontano dalla folla plaudente, il problema del centrodestra resta il Veneto o, più precisamente, Luca Zaia. Il vertice che dovrebbe sbloccare la candidatura nella roccaforte bianca continua a slittare solo per questo: il potentissimo Luca non si rimangia la minaccia di candidarsi in testa alla lista civica che porterà il suo nome. La lista ci sarà comunque, ma che a guidarla ci sia il governatore popolarissimo nella sua regione fa un’enorme differenza. Un’offerta per evitare il guaio però Meloni ancora non la ha messa a fuoco. L’ipotesi più probabile resta il ministero del Turismo al posto di Daniela Santanchè. La quale, tuttavia, non ha alcuna intenzione di farsi da parte per lasciare il posto a chicchessia. In attesa di risolvere la grana Zaia – che peraltro in questo momento è in rapporti tanto ottimi con la premier quanto pessimi con il suo leader Salvini – la candidatura resta vacante e FdI carezza l’ipotesi di mettere in campo un candidato civico, però molto vicino al partito tricolore, come Matteo Zoppas, terza generazione della nota dinastia industriale. Quasi certamente non se ne farà niente. Per la Lega la guida del Veneto è questione di vita o di morte. Toccherà ad Alberto Stefani, candidato di Salvini ma non sgradito a Zaia, e FdI si riconsolerà subito facendo il pieno degli assessorati di peso e tra un paio d’anni con la presidenza della Lombardia.

Nessun problema invece in Calabria, dove il governatore uscente Occhiuto si è dimesso e ricandidato contestualmente anche per evitare ogni tentazione di agguato. Chi si troverà contro? Ieri Avs ha messo in campo l’ex sindaco di Riace Mimmo Lucano. I 5S puntano invece su Tridico e, a prima vista, può sembrare assurdo mettere in campo due candidati simili in contrapposizione. Ma l’obiettivo di Avs, probabilmente, è evitare di farsi tagliare fuori, e un nome pesante come quello di Lucano a questo serve, per poi trattare anche con i 5S avendo comunque garantito, in caso di vittoria e comunque nelle urne, il proprio posto al sole.

l'Unità

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