Oltre il San Carlo. Con Giosy Romano Lega e FI sognano De Luca a destra in Campania


Il piano di Martusciello
Dopo l'intesa contro il sindaco Manfredi sulla nomina al teatro lirico, un pezzo di centrodestra immagina di ottenere i voti del centro deluchiano candidando il presidente della Zes unica del Mezzogiorno che per De Luca fece una lista civica. E intanto FI offre nuove sponde al governatore sul piano di rientro della sanità e l'America's Cup
Dalla lirica alla politica è un soffio. O almeno così immagina Forza Italia. Dice al Foglio Fulvio Martusciello, capodelegazione in Europa e coordinatore campano degli azzurri: “Il voto sul San Carlo è solo un primo passo. De Luca ha fatto bene a scaricare Manfredi, che voleva rimandare sine die la nomina del nuovo sovrintendente. Ora con il presidente possono esserci anche altre intese”. Inutile dirlo, il sogno è uno: le prossime regionali. Se non un appoggio esplicito dell’uscente presidente Pd, una desistenza implicita che aiuti il centrodestra a drenare verso questo campo, più che verso il campo largo, i voti centristi che furono del governatore. Eh sì, perché De Luca, deluso e umiliato dal Pd, che lo ha costretto ad accettare la candidatura del 5 Stelle Roberto Fico per la sua successione, promettendogli in cambio solo la possibilità di presentare una sua lista civica, medita, se non vendetta, almeno riscatto. Nasce così nel centrodestra – sull’asse Forza Italia-Lega – l’idea di candidare alla guida di Palazzo Santa Lucia Giosy Romano, presidente della Zes unica del Mezzogiorno, ma soprattutto ex ideatore di una delle liste civiche, Fare democratico, che sostennero e portarono voti a De Luca nel 2020.
La storia del San Carlo è nota. Due giorni fa, a pochi minuti dalla seduta del consiglio d’indirizzo, il sindaco di Napoli Gaetano Manfredi –che della fondazione che gestisce il teatro è anche presidente – ha fatto sapere che non avrebbe potuto partecipare e ha annullato la seduta. Ciononostante, gli altri consiglieri – Marilù Faraone Mennella, Gianfranco Nicoletti (entrambi in quota Mic) e Riccardo Realfonzo (in quota Regione) – hanno comunque confermato la seduta e deliberato per chiedere al ministero di nominare come nuovo sovrintendente Fulvio Macciardi, già nello stesso ruolo al Teatro comunale di Bologna. La nomina è attesa da aprile e ai consiglieri era stata promessa entro fine luglio, ma prima di una diffida esplicita del ministero il sindaco non aveva mai convocato il consiglio. Ma se il Pd di Napoli ieri tuonava contro: “un atto grave” e “una gestione carbonara del consiglio d’indirizzo” e il sindaco Manfredi negava la validità della seduta, promettendo di essere “pronto a impugnare l’atto di nomina del nuovo sovrintendente”, De Luca, dal canto suo, rivendicava la scelta fatta dalla regione, con un velato ma chiarissimo attacco al sindaco, l’uomo che, prima a Napoli e poi in Campania, lo ha per due volte fregato: “Sono quattro mesi che il teatro San Carlo è allo sbando, che altro bisognava aspettare?”.
Oltre al San Carlo c’è di più? Forza Italia ci spera. E non è un caso che proprio ieri il partito di Tajani offrisse a De Luca due assist importanti. Il primo riguardava l’America’s Cup. Come lamentato dallo stesso De Luca, non solo la regione non è stata coinvolta nella candidatura di Napoli per ospitare l’evento, ma anche nel comitato di gestione non è previsto un rappresentante di nomina regionale (mentre ce ne sono tre per il ministero dello Sport e uno per il Comune). Per “aggiustare” questa situazione, FI ha preparato alcuni emendamenti al dl Sport per chiedere di cedere uno dei membri di nomina governativa alla Regione.
C’è poi il capitolo sul piano di rientro della sanità campana. Ieri il ministero della Salute, facendo infuriare De Luca, ha bocciato l’uscita della Campania dal piano. Una scelta che il presidente ha bollato come “inaccettabile e pretestuosa”, parlando di “delinquenza politica”. Passati pochi minuti, Martusciello lo ha seguito a ruota: “Il ministero riveda la sua valutazione. La Campania non accetta disparità di trattamento. Mobiliterò i parlamentari campani di FI per chiedere rispetto”. Una difesa di De Luca che suona anche come un attacco a Maria Rosaria Campitiello, protagonista, nel suo ruolo di capo dipartimento Prevenzione, Ricerca ed Emergenza sanitaria del ministero, di un acceso dibattito finito con minacce di reciproche querele con il presidente, soprattutto per la tendenza di De Luca a sottolineare come la dirigente sia anche (da pochi giorni) moglie di Edmondo Cirielli, viceministro degli Esteri e candidato di FdI per la Campania, che aveva bocciato con forza l’ipotesi di candidatura di Giosy Romano proprio per la sua vicinanza al presidente. “Lo stimo, ma è un alfiere di De Luca”, aveva detto.
Ma l’improvvisa infatuazione per De Luca non riguarda solo Forza Italia. In una lunga intervista al Corriere del Mezzogiorno, il deputato e coordinatore campano del Carroccio Giampiero Zinzi diceva che De Luca “non è il diavolo” e, anzi, “quando vuole sa anche essere uomo delle istituzioni e assumersi le proprie responsabilità”. Ma soprattutto Zinzi confermava l’appoggio del Carroccio all’idea di Martusciello: “La partita in Campania si gioca al centro, non a destra. Dobbiamo mettere in campo un candidato che sappia parlare al mondo produttivo e ai 550 sindaci della Campania”. Per poi aggiungere: “Se si cerca un nome civico, l’uomo giusto è Giosy Romano”. Un concetto ribadito ieri anche dal vicesegretario della Lega Claudio Durigon. Durante una conferenza stampa a Montecitorio, l’uomo di Salvini per il Mezzogiorno ha detto che per la Lega “Ben venga Cirielli, ma non si pongano veti su altre possibilità”. L’altra “possibilità”, è inutile dirlo, è Giosy Romano. Perché se per Cirielli essere “un alfiere di De Luca” è solo un male, per Carroccio e FI è proprio questa caratteristica che offre una ghiotta occasione per battere il centrosinistra, soffiando i voti centristi del governatore. Anche perché l’attuale presidente della Zes unica del Mezzogiorno è stato nominato in questo ruolo da un pezzo grosso di FdI come il commissario Ue Raffaele Fitto, con il quale, si dice, abbia un rapporto eccellente. Insomma, ci sono i margini per renderlo un “candidato di centrodestra”. Anche se resta altrettanto vero che nel 2020 fu lui l’ispiratore di Fare democratico, una lista civica dal sapore popolar-democristiano che portò al presidente Pd circa 100 mila voti (il 4,5 per cento), eleggendo due consiglieri. L’input a Romano all’epoca arrivò da un 92enne ancora assai combattivo, Ciriaco De Mita, citato proprio ieri da De Luca in merito al suo prossimo e forzato addio alla Regione Campania: “È stato in campo fino a 94 anni, nei suoi confronti oggi io sono un adolescente”. Della serie: ci rivedremo. Chissà dove però.
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