Mezza discesa in campo e svolta a Mediaset. Parla Pier Silvio Berlusconi


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il racconto
“Se entrassi in politica il mio programma sarebbe meno tasse, più salari, maggiore sicurezza e spinta allo sviluppo. E se mi ci mettessi davvero”, dice. Politica, tv e sberle a Forza Italia. Un dopocena a tu per tu con l’amministratore delegato di Mediaset
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"Forza Italia che va a sinistra? È una stupidaggine”. La risposta arriva così, senza esitazione, con quel tono sorridente e talvolta definitivo che Pier Silvio Berlusconi ha ormai perfezionato. “Forza Italia è un partito liberale e moderato, che guarda al centrodestra. Non è perché mia sorella Marina sostiene i diritti civili che ora Forza Italia cambia direzione”. Marina è di sinistra e Pier Silvio è di destra? “Marina è un ‘filino’ più progressista di me. Io penso che i diritti civili siano importanti, sì, vanno difesi e ampliati, ma penso pure che al momento non siano precisamente la priorità del paese. Prima ci sono le pensioni, la sanità, le tasse da abbassare. Io questa proposta di Antonio Tajani sulla cittadinanza, per esempio, non l’ho capita. Non la condivido. Nel metodo e nel merito”. E’ un partito vecchio Forza Italia? “Non tanto anagraficamente, ma come mentalità. Ci vorrebbe gente nuova. Il vero leader deve guardare oltre la sua cerchia. Deve allargare”. Giorgia Meloni com’è? “Una giovane donna venuta dal nulla che ha messo in piedi il governo più solido d’Europa. Tanto di cappello. Il suo è il migliore governo possibile”.
Jeans scuri (“sono la mia divisa, li indosso con l’abito da sempre”), blazer blu, cravatta blu berlusconiana a pois, camicia bianca con un colletto così largo che il collo gli naviga dentro (“ho perso nove chili”), l’amministratore delegato di Mediaset, il secondogenito del Cav., è seduto al centro di uno studio televisivo a Cologno Monzese. Quartier generale di Mediaset. Ha appena finito di presentare i nuovi palinsesti della sua tv. Ha appena cenato. I giornalisti gli si avvicinano, almeno quelli che hanno sconfitto il sonno (sono quasi le due del mattino). E lui, Pier Silvio, con l’aria di eterno ragazzo dall’età indefinibile, sorride a tutti, parla con tutti, risponde a tutto e a tutti. Dopo i primi cinque minuti di conversazione si comporta con te come se tu fossi un vecchio amico che non rivedeva da tanto tempo. La sua sostanziale mancanza di snobismo, viene da dire, si disarticola in un eccesso di (finta?) franchezza. “La politica come orizzonte futuro non la escludo, come non escludo tante cose nella vita. Ho cinquantasei anni. Mio padre in politica ci è entrato a cinquantotto”. Dunque chissà. Poi abbassa un attimo la voce: “E’ una brutta bestia, la politica. Io faccio finta che non esista. Ma se ci penso, parto…”. E gli occhi quasi gli brillano d’entusiasmo. “L’idea mi crea passione”.
E di idee ne ha, “se entrassi in politica il mio programma sarebbe meno tasse, più salari, maggiore sicurezza e spinta allo sviluppo. E se mi ci mettessi davvero…”. Ecco. “Se”. Appunto. E Forza Italia? E’ un partito anziano quello fondato da suo padre nel 1994? “Sì lo è, ma non tanto anagraficamente”, risponde lui. “Ma come mentalità”, dice. E qui la voce si fa più concreta, quasi manageriale. “E’ bene avere delle persone di esperienza, dei senatori capacissimi come per esempio Gasparri, ma servono anche presenze nuove. Innesti. Non necessariamente giovani d’età, ma uomini e donne con un pensiero nuovo, idee nuove. Ogni ecosistema, micro o macro, ha un momento in cui, se non guardi oltre l’esperienza, vai a sbattere. Io per esempio lo sto facendo, a Mediaset: assumo circa 200 giovani all’anno. E si sente già la spinta”.
Al polso indossa un Rolex Daytona d’oro con quadrante azzurro (“è un regalo di Silvia, la mia compagna. M’ero posto il problema se mettermelo o no stasera. Ma alla fine l’ho indossato, mi piace, non c’è da vergognarsi di avere denaro guadagnato onestamente col lavoro”). Nelle pause del discorso, le mani gli vanno insistentemente alla ciotola di noccioline e altre scaglie di parmigiano che un collaboratore gli ha poggiato accanto su un tavolino. “Ragazzi fermatemi, ne avrò mangiato un chilo”. Ma la mano indugia spesso anche sul bicchiere di prosecco, che viene vuotato e riempito con frequenza. “Non devo esagerare”. Poi, da un blister di plastica Pier Silvio prende anche delle compresse. E’ un “enzima digestivo alla papaya”. Insomma Berlusconi mangia, beve e fuma pure (“sigaro Toscano vero fatto in Italia”), ma la mente è sull’azienda. “Siamo una tv commerciale, sì. Ma io sono anche un editore. Non conta solo fare ascolti. Sento la responsabilità di fare prodotti buoni, garbati, anche utili se possibile”. Ma a Mediaset c’è il trash, gli si obietta. “Ci sono programmi brutti a volte. E quando ci sono, quando li vedo, li chiudo”. E la franchezza di Pier Silvio, forse sta anche in questo. E’ forse sorprendete sentire un manager televisivo, anzi il padrone della tv dire che: “Il programma ‘The Couple’ con Ilary Blasi era bruttissimo. Quando ho visto la prima puntata sono svenuto. Mancava il glam, la bellezza”. Era trash, gli si dice. “Il trash è altro”. La Barbara D’Urso è trash? “Esagerava nella reiterata ricerca della storia estrema, del personaggio strano”. E dev’essere per questo che Pier Silvio la mandò via. Ha letto l’intervista della D’Urso al Corriere, dove la conduttrice lascia intendere che lei, Pier Silvio, sia forse una delle ragioni per le quali non lavora ancora in Rai? “No, non l’ho letta l’intervista”, risponde lui. E qui l’amministratore delegato Mediaset fa un sorriso. Forse ironico. Forse sarcastico. Forse di circostanza. Chi può dirlo. Un sorriso già politico?
Intanto osserva, Pier Silvio. E ammira, quando ritiene che ci sia qualcosa da ammirare. Giorgia Meloni, per esempio. “Fa un lavoro unico. E’ seria, impegnata, patriottica. Una giovane donna venuta dal nulla che ha messo in piedi il governo più solido d’Europa. Sta facendo gli interessi dell’Italia, parla al suo elettorato da leader del centrodestra”. E aggiunge: “Si sta giustissimamente moderando. Fa benissimo. Oggi quello di Meloni è il miglior governo possibile”. Forse Marina, la sorella maggiore, la Berlusconi di Fininvest e di Mondadori è un po’ più tiepida nei confronti di Meloni. Ma Pier Silvio questo non lo dice. Dice soltanto: “Non è che io penso tutto quello che pensa mia sorella. Siamo d’accordo sul 90 per cento delle cose. Ma siamo anche due persone diverse, io mi sento un po’ più conservatore di lei. Penso che prima dei matrimoni omosessuali, che sono una cosa giusta, ci siano cose più urgenti che riguardano la totalità degli italiani non una minoranza”. Su Donald Trump i fratelli Berlusconi sono però d’accordissimo. “Trump ci spaventa. Perché i dazi fanno male a tutti. A tutte le aziende italiane. E quindi anche a Mediaset che vive della salute e della fiducia delle aziende italiane”.
E poi, forse, entrambi i fratelli non sono precisamente dei fan della Lega. Dice per esempio Pier Silvio a proposito del generale Vannacci: “E’ un simpatico mascalzone. Uno che sa esattamente dove va e cosa dice perché mette la vela a seconda di dove s’orienta il vento. Mi fa simpatia. Mi piace quello che dice? No. Ma mi fa sorridere”. E insomma con Marina sono due persone diverse, ma anche molto d’accordo pure sulle questioni politiche. “Al 90 per cento”, dice lui. E nella famiglia Berlusconi, viene da pensare, c’è un notevole e armonico equilibrio famigliare. Forse l’unica dinastia del capitalismo italiano che non si è sfasciata tra le liti. Agnelli, Del Vecchio, Caprotti… I berlusconi sono un’eccezione. “Mai litigato tra fratelli. Mai discusso. Noi Berlusconi siamo così. Sereni. Contenti della nostra fortuna”. Il segreto? “Silvio Berlusconi. E’ lui che ci ha tenuto uniti”. Poi Pier Silvio assume un tono spiritoso, quasi birichino: “C’era una sola cosa che a me veramente interessava nel testamento di papà: il motoscafo Aquarama Riva del ’69. Data della mia nascita. Quello con cui facevo il bagno a Portofino. Con papà eravamo d’accordo che era mio. Ci siamo visti con i miei fratelli: mi hanno chiesto un euro simbolico e me l’hanno dato”.
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