Ipertensione fuori controllo? Una nuova terapia cambia le regole del gioco

Vivere con l’ipertensione non controllata è una sfida che milioni di persone affrontano ogni giorno. Nonostante terapie multiple e modifiche dello stile di vita, una parte significativa dei pazienti non riesce a raggiungere valori pressori adeguati. La conseguenza è un rischio maggiore di infarto, ictus, insufficienza renale e morte cardiovascolare. È in questo contesto che arrivano i risultati incoraggianti dello studio di Fase III BaxHTN, dedicato a valutare l’efficacia e la sicurezza di baxdrostat, un nuovo farmaco sperimentale per l’ipertensione difficile da trattare.
I risultati dello studio BaxHTNLo studio multicentrico e randomizzato BaxHTN ha coinvolto 796 pazienti con ipertensione non controllata o resistente, ovvero pazienti che non riescono a raggiungere i valori pressori target nonostante l’uso di almeno due o tre farmaci antipertensivi (incluso un diuretico). I partecipanti sono stati assegnati in modo casuale a ricevere baxdrostat (1 mg o 2 mg) o placebo, in aggiunta alla terapia standard, una volta al giorno per 12 settimane. Baxdrostat ha raggiunto l’obiettivo primario dello studio, ovvero la riduzione statisticamente significativa e clinicamente rilevante della pressione arteriosa sistolica media a riposo rispetto al placebo. Il farmaco è risultato generalmente ben tollerato, con un profilo di sicurezza favorevole anche nel trattamento a lungo termine.
Un meccanismo d’azione miratoBaxdrostat è un inibitore altamente selettivo dell’aldosterone sintasi (ASI), un enzima coinvolto nella produzione dell’aldosterone, l’ormone che regola il bilancio di sodio e acqua nel corpo e che, se in eccesso, può contribuire all’aumento della pressione arteriosa. Diversi studi indicano che la disregolazione dell’aldosterone è una delle cause principali dell’ipertensione resistente. Agendo su questo meccanismo, baxdrostat introduce un approccio terapeutico completamente nuovo in un’area che non ha visto innovazioni significative negli ultimi vent’anni.
L’opinione degli esperti“Molte persone continuano a sperimentare difficoltà nel controllare la propria pressione arteriosa, anche quando assumono più farmaci. I risultati molto promettenti dello studio di Fase III BaxHTN dimostrano che baxdrostat, somministrato una volta al giorno in aggiunta alla terapia standard, può ridurre in modo significativo la pressione sistolica, offrendo un potenziale nuovo approccio terapeutico per il controllo dell’ipertensione, il principale fattore di rischio per le malattie cardiovascolari”, ha dichiarato il professor Bryan Williams, Chair of Medicine presso l’University College London e principal investigator dello studio.
Estensione dello studio e presentazione pubblicaOltre al periodo iniziale di 12 settimane, lo studio ha previsto un’estensione in doppio cieco per valutare la persistenza dell’efficacia: circa 300 pazienti trattati con baxdrostat 2 mg sono stati nuovamente randomizzati a proseguire il trattamento o a ricevere placebo per 8 settimane. Anche in questo caso, la pressione sistolica è risultata significativamente più bassa nel gruppo trattato rispetto al placebo. È in corso anche la valutazione della sicurezza a lungo termine a 52 settimane rispetto al trattamento standard. I risultati dello studio saranno presentati ufficialmente durante una sessione “late-breaking” al Congresso della European Society of Cardiology (ESC) ad agosto 2025 e condivisi con le autorità regolatorie a livello globale.
Una molecola in evoluzioneBaxdrostat è attualmente in fase di sperimentazione anche in altri ambiti: viene studiato come trattamento per l’aldosteronismo primario, da solo per l’ipertensione, e in combinazione con dapagliflozin per la gestione della malattia renale cronica e la prevenzione dello scompenso cardiaco in pazienti ipertesi ad alto rischio.
Un problema globale ancora irrisoltoL’Organizzazione Mondiale della Sanità stima che oltre 1,3 miliardi di persone al mondo soffrano di ipertensione. Nel tempo, questa condizione può danneggiare i vasi sanguigni e gli organi vitali, aumentando il rischio di gravi complicanze per la salute. L’ipertensione resistente è la forma più severa e persistente. Nonostante i cambiamenti dello stile di vita e l’impiego di terapie farmacologiche multiple, una parte significativa delle persone affette da ipertensione non raggiunge i target pressori desiderati. L’ipertensione non controllata persiste nonostante il trattamento con due o più farmaci, mentre l’ipertensione resistente, una forma più severa, rimane elevata anche dopo l’impiego di tre o più farmaci antipertensivi.
Il ruolo dell’aldosteroneUno dei principali fattori che contribuisce all’ipertensione difficile da controllare è l’aldosterone, un ormone che contribuisce ad aumentare la pressione arteriosa favorendo la ritenzione di sodio e acqua. Livelli elevati di aldosterone, insieme a fattori come obesità, eccessivo consumo di sale e condizioni genetiche o secondarie, sono fortemente associati a un difficile controllo della pressione. Se non trattata adeguatamente, la condizione aumenta in modo significativo il rischio di infarto, ictus e deterioramento della funzione renale.
Una nuova prospettiva terapeuticaIn questo scenario, baxdrostat potrebbe rappresentare un punto di svolta, introducendo un trattamento innovativo mirato su un preciso meccanismo biologico e offrendo una risposta concreta a chi, finora, non ha trovato soluzioni efficaci. L’attenzione ora è puntata sui dati a lungo termine e sull’approvazione delle autorità sanitarie. Per molte persone con ipertensione non controllata, questa potrebbe davvero essere la svolta attesa da anni.
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