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Nefropatia, l’anticorpo monoclonale che riduce del 51% la proteinuria

Nefropatia, l’anticorpo monoclonale che riduce del 51% la proteinuria

Per migliaia di persone affette da nefropatia da immunoglobulina A (IgAN), soprattutto giovani adulti, potrebbe presto aprirsi una nuova prospettiva terapeutica. I dati presentati al Congresso europeo della Società di Nefrologia a Vienna parlano chiaro: il nuovo farmaco sibeprenlimab è in grado di ridurre del 51,2% la proteinuria - uno dei principali indicatori di progressione verso l’insufficienza renale - rispetto al placebo. La nefropatia da immunoglobulina A è una malattia renale autoimmune e progressiva che può portare alla dialisi o al trapianto.

L’anticorpo che colpisce la malattia

Sibeprenlimab è un anticorpo monoclonale che agisce bloccando l’attività di April (A Proliferation-Inducing Ligand), una proteina coinvolta nel processo patologico della IgAN. April stimola la produzione di IgA1 con deficit di galattosio (Gd-IgA1), che si aggregano in immunocomplessi nei reni e attivano la cascata infiammatoria. Interrompere questo processo significa ridurre l’accumulo di danni e rallentare la progressione verso l’insufficienza renale. Il farmaco viene somministrato tramite una siringa monodose sottocutanea ogni quattro settimane. È pensato per l’autosomministrazione o per essere somministrato da personale sanitario a domicilio.

Lo studio record

Visionary è lo studio più ampio mai condotto sulla nefropatia da IgA: è multicentrico, randomizzato, in doppio cieco e controllato con placebo. Ha coinvolto circa 510 pazienti adulti, tutti trattati con sibeprenlimab in aggiunta alla terapia standard. L’obiettivo primario è la variazione della proteinuria (misurata con uPCR nelle 24 ore) dopo 9 mesi. L’endpoint secondario valuterà la velocità di filtrazione glomerulare stimata (eGFR) su 24 mesi, con risultati previsti nei primi mesi del 2026. Lo studio ha, inoltre, mostrato che il 76,3% dei pazienti trattati con sibeprenlimab ha sviluppato eventi avversi derivanti dal trattamento (TEAEs) rispetto all’84,5% nel gruppo placebo. I pazienti con gravi eventi avversi sono risultati il 3,9% con sibeprenlimab rispetto al 5,4% con placebo.

Un meccanismo mirato

“Sono molteplici i vantaggi offerti dal trattamento che interviene direttamente sulla patogenesi della malattia, bloccando la produzione delle IgA degalattosidate - spiega Loreto Gesualdo, ordinario di Nefrologia all’Università di Bari Aldo Moro -. Questo approccio terapeutico innovativo apre nuove prospettive per i pazienti affetti da nefropatia da IgA. Ha dimostrato un’efficacia del ridurre del 50% la proteinuria; inoltre, la semplicità di somministrazione, tramite iniezioni mensili, favorisce un’aderenza ottimale alla terapia. L’auspicio è che questo trattamento sia reso presto disponibile in Europa e, successivamente, in Italia”.

A rischio anche i giovani

La nefropatia IgA si manifesta spesso in età giovane-adulta (tra i 20 e i 40 anni). È causata da un accumulo anomalo di immunocomplessi nei glomeruli renali, che provocano infiammazione e danno progressivo. Molti pazienti, pur con terapie di supporto, sviluppano nel tempo insufficienza renale terminale. È considerata la forma più comune di glomerulonefrite primaria nel mondo.

L’urgenza di terapie mirate

Sibeprenlimab ha ottenuto lo status di farmaco orfano dalla Commissione Europea e, più recentemente, una revisione prioritaria dalla Food and Drud Administration americana, dopo la presentazione della Biologics License Application (BLA) avvenuta a marzo. L’attenzione globale attorno a questo farmaco riflette l’urgenza di terapie mirate e personalizzate.

“La messa a punto del nuovo trattamento sibeprenlimab evidenzia il continuo impegno di Otsuka in nefrologia – conclude Alessandro Lattuada, managing director di Otsuka Italia -. La nostra azienda vuole mettere a disposizione di un numero crescente di pazienti terapie le più possibili innovative ed efficaci. Per farlo, il gruppo ha investito nel solo 2024 circa 1,9 miliardi di euro in ricerca e sviluppo, collaborando con i più talentuosi professionisti della salute al mondo”.

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