A Torino si accende il futuro: arriva il primo computer quantistico IQM d’Italia

Torino punta verso il futuro e lo fa accendendo, prima in Italia, un computer quantistico realizzato da IQM Quantum Computers. Una macchina a cinque qubit, installata nel data center del Politecnico, che proietta il capoluogo piemontese tra i poli d’eccellenza in Europa nel campo del quantum computing, una tecnologia destinata a cambiare radicalmente la ricerca scientifica, l’industria e, in prospettiva, l’intera società.
Frutto della sinergia tra Politecnico di Torino, la Fondazione LINKS e l’INRiM (Istituto Nazionale di Ricerca Metrologica), il progetto mette a disposizione di ricercatori, studenti e aziende uno degli strumenti più avanzati al mondo: nel panorama globale, sono appena una dozzina i computer quantistici operativi.
Perché il quantum computing è diversoA differenza dei tradizionali computer digitali, che operano tramite bit (0 o 1), i computer quantistici sfruttano i qubit, unità che possono essere simultaneamente 0 e 1 grazie al principio della sovrapposizione quantistica. Questo consente di eseguire in parallelo un’enorme quantità di calcoli, esplorando soluzioni a problemi che, con gli algoritmi classici, richiederebbero tempi proibitivi.
“La combinazione tra calcolo quantistico e intelligenza artificiale – ha spiegato il Rettore del Politecnico, Stefano Corgnati – apre possibilità impensabili fino a pochi anni fa. L’obiettivo è far dialogare accademia, ricerca e industria per rendere questa tecnologia concreta e accessibile”.

Il nuovo computer quantistico è un gioiello tecnologico: occupa circa 4 metri quadrati per 3 di altezza, e funziona a temperature prossime allo zero assoluto, appena 20 millikelvin, cento volte più fredde dello spazio interstellare. Questo ambiente estremo, ricreato all’interno di un criostato schermato da vibrazioni e interferenze, è necessario per garantire la stabilità dei qubit.
Il sistema è complesso e sofisticato, ma rappresenta un salto in avanti per l’intero ecosistema torinese. Oltre 100 persone tra ricercatori, docenti e studenti lavorano già su questi temi: più di 60 studenti hanno frequentato corsi e master dedicati al quantum computing, a dimostrazione di un interesse crescente e di un investimento sul capitale umano.
Impatto concretoL’utilizzo della macchina non è limitato al mondo accademico. Sono numerose le manifestazioni di interesse da parte di aziende e associazioni, che vedono nel quantum computing una risorsa strategica in campi come intelligenza artificiale, crittografia, finanza, logistica, scienza dei materiali e farmacologia. “Già oggi diversi partner industriali si stanno avvicinando a questo paradigma computazionale – sottolinea Stefano Buscaglia, direttore generale di Fondazione LINKS – per affrontare problemi che, fino a ieri, erano semplicemente irrisolvibili”.
Marco Cantamessa, presidente della Fondazione, evidenzia il valore di Torino come hub europeo: “Attrarre progetti, competenze e talenti in questa fase è fondamentale. Con questo investimento strategico possiamo fare di Torino un riferimento internazionale per il quantum computing”.
Le sfide ancora aperteNon mancano, naturalmente, le sfide tecniche. Come spiega Pietro Asinari, presidente dell’INRiM, i qubit superconduttivi sono ancora soggetti a errori e perdita di coerenza. “Lavoriamo per migliorare l’affidabilità di questi sistemi attraverso tecniche di misura avanzate, contribuendo allo sviluppo di protocolli condivisi a livello europeo”.
Il progetto è in linea con le strategie nazionali ed europee sull’innovazione digitale, e conferma il ruolo del nostro Paese nella corsa globale alle tecnologie quantistiche. Come sottolinea Mikko Välimäki, co-CEO di IQM Quantum Computers, “l’Italia ha un enorme potenziale in questo campo. Questa collaborazione ne è la prova concreta e rappresenta un passo avanti verso un ecosistema quantistico più forte”.
La Repubblica