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Stay hungry stay foolish: il discorso di Steve Jobs a Stanford torna dopo 20 anni in HD

Stay hungry stay foolish: il discorso di Steve Jobs a Stanford torna dopo 20 anni in HD

Esistono pochi discorsi famosi come quello di Steve Jobs all’Università di Stanford. Anche chi non sa niente della vita e della storia del fondatore di Apple, con ogni probabilità ha sentito almeno una volta la frase con cui si chiudeva il suo Commencement Speech: “Stay hungry, stay foolish”. Era il 12 giugno del 2005, venti anni fa.

La mostra digitale

Per commemorare l’anniversario, lo Steve Jobs Archive ha presentato una sorta di mostra digitale, con il video originale restaurato in alta qualità e documenti inediti. Il video HD è disponibile sia sul sito ufficiale dello Steve Jobs Archive che su YouTube.

Si possono leggere anche le note personali che Jobs si inviava via email durante la preparazione del discorso, rivelando il processo creativo dietro quelle parole immortali. Questi documenti mostrano come Jobs abbia lavorato meticolosamente per mesi prima del discorso, accumulando idee, spunti e scalette.

Gli appunti rivelano temi come "calling to follow curiosity", sottolineando l'approccio metodico ma intuitivo di Jobs nella costruzione del suo messaggio. Jobs, che era un maestro delle presentazioni curate nel minimo dettaglio ma senza traccia scritta, alla Stanford University lesse il suo testo parola per parola.

Una pagina del discorso di Jobs alla Stanford University (Fonte: Steve Jobs Archive)
Una pagina del discorso di Jobs alla Stanford University (Fonte: Steve Jobs Archive)
La preparazione

Il fondatore di Apple non era la prima scelta degli studenti: preferivano il comico Jon Stewart, Arnold Schwarzenegger era la terza opzione. Jobs non parlava quasi mai in pubblico a eventi che non avessero a che fare con la sua azienda, e per questo chiese aiuto ad alcuni amici, tra i quali lo scrittore Aaron Sorkin. Alla fine decise di fare da sé, contando solo sull’aiuto un paio di amici fidati, di di Tim Cook e della moglie. I materiali dell'archivio mostrano come abbia lavorato in stretta collaborazione con Laurene nelle settimane prima della cerimonia, e infatti nello stesso speech Jobs menziona la moglie e la famiglia. “Voleva dire qualcosa a cui veramente teneva” – spiegò qualche anno fa Laurene Jobs - forse per questo non l’avevo mai visto così nervoso”. Sul palco scelse di indossare la toga, come si vede nel video, ma non rinunciò ai suoi jeans Levi’s, alla t-shirt nera di Issey Miyake e alle sue Birkenstock.

Tre storie

Jobs non era solito parlare in pubblico del suo percorso personale, ma sapeva che l'occasione lo richiedeva. Il discorso di Stanford si articola così intorno a tre storie personali, dalle quali il fondatore di Apple trae delle lezioni universali. La prima riguarda "l'unire i puntini", e partendo dalla sua esperienza alla Stanford, mostra come le esperienze apparentemente casuali della vita si rivelino fondamentali solo guardando indietro. La seconda parla di "amore e perdita", e qui Jobs racconta del suo allontanamento da Apple e del successivo ritorno trionfale. La terza storia affronta il tema della morte, e nasce da una riflessione su quel cancro al pancreas che allora sembrava sconfitto e invece lo poterà alla morte sei anni dopo. Jobs esorta gli studenti a vivere autenticamente, perché "il vostro tempo è limitato, quindi non sprecatelo vivendo la vita di qualcun altro".

Jobs non perde l’occasione per lanciare una frecciata a Microsoft, accusata di aver “copiato” le innovazioni del Mac, ricorda l’avventura di Next, che lo riporterà ad Apple dopo che fu cacciato nel 1985, cita la storia di successo di Pixar, che decise di acquisire nel 1986 per fare un colosso della computer animation.

Whole Earth Catalog, controcultura e buddhismo

Infine l’invito: “Stay hungry, stay fooolish”, ripetuto tre volte. “Siate affamati, siate folli”. La celebre frase affonda le sue radici nella controcultura americana degli anni '60 e '70. Come ricorda lo stesso Jobs, il motto apparve per la prima volta sulla quarta di copertina dell'ultimo numero del Whole Earth Catalog, una pubblicazione rivoluzionaria ideata da Stewart Brand, una specie di "Google in forma cartacea" nata 35 anni prima dell'avvento del motore di ricerca.

La generazione di Jobs cresceva in un'epoca di fermento sociale, caratterizzata dalla protesta contro la guerra del Vietnam, dalla rivoluzione sessuale e dalla ricerca di nuove forme di spiritualità. E il Whole Earth Catalog non era solo una rivista, ma un manifesto filosofico che predicava l'autosufficienza, la creatività e l'accesso democratico agli strumenti per cambiare il mondo.

Poi c’è il buddismo: l'approccio di Steve Jobs alla tecnologia e al design era profondamente influenzato dalla filosofia Zen. Negli anni '70, Jobs aveva intrapreso un viaggio spirituale che lo aveva portato in India e lo aveva messo in contatto con il monaco Zen Kobun Chino Otogawa, che divenne il suo mentore spirituale. Questa relazione durò per tutta la vita e influenzò profondamente la filosofia aziendale di Apple. Come disse Jobs stesso nel 1998: "Questo è stato uno dei miei mantra: focus e semplicità. Il semplice può essere più difficile del complesso: devi lavorare duramente per rendere pulito il tuo pensiero e renderlo semplice".

It’s hard to believe it’s been 20 years since Steve told Stanford graduates to stay hungry and stay foolish. His powerful advice still rings true, and I hope it helps guide this year’s new grads as they begin their journey to become tomorrow’s leaders. https://t.co/eay6nAnDFD

— Tim Cook (@tim_cook) June 12, 2025
L'impatto globale

La celebrazione ha messo in evidenza la popolarità del discorso: oltre 120 milioni di visualizzazioni in tutti i formati, uno dei Commencement Speech più visti della storia. Anche il CEO di Apple Tim Cook ha commemorato l'anniversario con un messaggio sui social media: "È difficile credere che siano passati vent'anni da quando Steve disse ai laureati di Stanford di restare affamati e folli. Le sue parole continuano a essere una guida preziosa per i giovani che oggi iniziano il loro percorso verso il futuro".

La Repubblica

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