Tecnologia a difesa della pizza napoletana: blockchain per garantirne l’autenticità

La tecnologia al servizio della difesa della tradizione e dei prodotti tipici enogastronomici campani. Questo il focus del panel ‘Pizza napoletana e blockchain: tradizione e futuro campano’ che si è svolto al Padiglione Italia di Expo 2025 Osaka nella settimana dedicata alla Campania. L’evento ha voluto mostrare come gli strumenti di tracciabilità digitale possano contribuire a costruire un nuovo livello di fiducia tra produttori e consumatori, rafforzando l’autenticità percepita e aumentando il valore delle filiere certificate. “Mi complimento con la Campania non solo per la varietà e per la bellezza” di quello che hanno portato al Padiglione Italia, “ma anche per questo sguardo all’innovazione, all’alta tecnologia”, ha affermato il commissario generale per l’Italia a Expo 2025 Osaka, l’ambasciatore Mario Vattani. Perché “hanno scelto di trovare un’assonanza con quello che è il nostro racconto che portiamo all’Expo di Osaka, fatto di cultura, di territorio, ma anche di tecnologia”, ha sottolineato Vattani. “Da sempre la pizza riconduce a Napoli” ma, ha raccontato Nicola Caputo, assessore all’Agricoltura della Regione Campania, “noi abbiamo pensato di dare un valore aggiunto anche alle filiere che concorrono alla qualità della pizza”, come i produttori di pomodoro, olio e mozzarella. “Abbiamo messo in campo un progetto pilota” attraverso il quale, ha spiegato Caputo, “in tutto il mondo individueremo 100 pizzerie che mettono sul proprio menu almeno alcune delle 10 pizze con i prodotti di riferimento di origine controllata”. (Pino) Coletti, fondatore della startup Authentico, che utilizza la blockchain per contrastare l’Italian sounding. Intervenuto da remoto, Coletti ha raccontato che “il progetto ‘Pizza napoletana 100% campana’” ha l’obiettivo di far sì che “un consumatore in tutto il mondo possa avere la certezza di assaggiare i veri prodotti Made in Campania” cosa che attualmente “non è così” visto che “ogni tre prodotti italiani venduti nel mondo due sono imitazioni”. filiere su una piattaforma dove ognuno dei protagonisti può andare a inserire dati, documenti, informazioni, e testare l’origine partendo dalle materie prime”. “A questo punto le pizze diventano un oggetto che colleziona il meglio del Made in Campania” e le pizzerie “diventano il nostro amplificatore, però con il supporto della tecnologia” che “consente di andare a tracciare dal campo alla tavola gli ingredienti”, in questo caso quelli Made in Campania. Nel progetto pilota “sono state scelte 10 pizze tradizionali, 25 ingredienti, con l’obiettivo, nella prima fase, di rappresenteranno attraverso le pizzerie che adotteranno questo progetto, il Made in Campania in tutto il mondo”. Sul palco, per raccontare le loro esperienze nelle rispettive filiere, anche Rita Liberti, rappresentante del Consorzio di tutela della mozzarella di bufala campana Dop, Raffaele Amore, presidente regionale della Cia-Agricoltori Italiani e presidente del Comitato promotore del marchio Olio Igp Campania, e Salvatore Cuomo, pizzaiolo, cuoco e imprenditore molto presente e conosciuto in Giappone salito sul palco con l’Associazione dei pizzaioli napoletani.
İl Denaro