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Il Cammino di San Giacomo in Sicilia: percorso, storia e consigli

Il Cammino di San Giacomo in Sicilia: percorso, storia e consigli

Il Cammino di San Giacomo in Sicilia è un itinerario spirituale e culturale che attraversa il cuore dell’isola, tra colline ondulate, borghi antichi e testimonianze di fede millenaria. Ripercorre le antiche strade medievali solcate dai pellegrini, ricollegando simbolicamente la Sicilia alla grande tradizione compostellana.

Questo cammino offre molto più di una semplice esperienza escursionistica: è un viaggio interiore, un’immersione nella Sicilia meno conosciuta e più autentica, dove storia, natura e spiritualità si intrecciano. Lungo il percorso, paesaggi sempre diversi accompagnano il pellegrino attraverso riserve naturali, antichi tracciati ferroviari, luoghi sacri e suggestioni popolari.

A ogni passo si respira un senso profondo di raccoglimento e meraviglia, con la figura di San Giacomo il Maggiore a fare da guida ideale tra memorie normanne e leggende locali.

La storia del Cammino

Il Cammino di San Giacomo in Sicilia è un progetto relativamente recente, nato nel 2018 grazie all’iniziativa dell’Associazione Amici del Cammino di San Giacomo in Sicilia – Borgo San Giacomo. L’idea è emersa dal desiderio di riscoprire e valorizzare l’antica presenza del culto jacopeo sull’isola, collegando i due principali luoghi di devozione dedicati al santo: la chiesa di San Giacomo a Caltagirone e il santuario normanno di Capizzi, il più antico della Sicilia.

Più che la creazione di un nuovo percorso, si è trattato di un’opera di ricucitura storica e culturale: recuperare i sentieri, le tracce e i luoghi che per secoli avevano accolto pellegrini, confraternite e cavalieri diretti verso Santiago de Compostela o di ritorno da Gerusalemme. Il progetto si è proposto fin dall’inizio non solo come esperienza di cammino, ma come viaggio spirituale, identitario e comunitario, capace di far emergere una Sicilia inedita, interna e profonda.

Le tappe

Il Cammino si compone di 6 tappe per un totale di circa 130 km. Non è un percorso tecnico, ma presenta salite, discese ripide e tratti su sterrato, rendendolo adatto a camminatori mediamente allenati. I segmenti possono essere accorciati o estesi in base al proprio ritmo, ma di seguito sono indicate le tappe canoniche.

Tappa 1: da Caltagirone a Mirabella Imbaccari via San Michele di Ganzaria (19,5 km, 450 D+, 5h)

Si parte dalla Chiesa di San Giacomo a Caltagirone, primo punto spirituale del Cammino. Dopo un breve tratto urbano si percorre la Statale 124, dove è necessario prestare attenzione al traffico, per poi imboccare sterrati tranquilli lungo il vecchio tracciato ferroviario.

Il paesaggio si apre su campi coltivati, uliveti e dolci colline, in un contesto rurale silenzioso. Dopo circa 7 km si può deviare per San Michele di Ganzaria, dove sorge la Chiesa di San Michele Arcangelo, punto ufficiale di timbro della credenziale. Da qui si prosegue verso Mirabella Imbaccari, attraverso un territorio ondulato e solitario che introduce alla dimensione interiore del pellegrinaggio.

Tappa 2: da Mirabella Imbaccari a Piazza Armerina (21 km, 520 D+, 6h)

Lasciato il centro storico di Mirabella, il Cammino imbocca una pista bianca che conduce subito fuori dall’abitato. Si percorre la Via Vecchia Ferrovia, un tracciato dismesso e pianeggiante che regala tratti ombreggiati e passaggi immersi nella vegetazione spontanea. Dopo alcuni chilometri si affronta il guado del Vallone Quattro Teste, un punto caratteristico dove l’acqua rallenta il passo e invita alla contemplazione.

La salita finale porta all’ingresso di Piazza Armerina, città nota per la Villa Romana del Casale, ma anche importante centro d’accoglienza per i pellegrini grazie alla Domus Hospitalia, luogo dove ritrovare riposo e condivisione.

Tappa 3: da Piazza Armerina a Valguarnera (20,5 km, 490 D+, 6h)

Questa tappa conduce il pellegrino nel cuore della Riserva naturale Rossomanno-Grottascura-Bellia, un ampio territorio forestale popolato da eucalipti e pini. I sentieri si fanno più ombrosi e il silenzio del bosco avvolge il cammino.

Lungo il percorso si incontrano luoghi emblematici:

  • l’Eremo di Leano, piccolo rifugio spirituale immerso nel verde;
  • i suggestivi Pupi Ballerini, pietre scolpite dal vento che evocano antiche leggende;
  • la Croce di Ferro, dove si è invitati a lasciare una pietra dipinta, gesto simbolico e personale.

Dopo l’uscita dal bosco, una discesa conduce a Valguarnera, piccolo borgo dove il ritmo rallenta e l’ospitalità siciliana si fa sentire.

Tappa 4: da Valguarnera a Assoro (25 km, 600 D+, 7h)

Questa tappa attraversa paesaggi agricoli classici dell’entroterra ennese: campi di cereali, colline brulle, frutteti. Il percorso inizia con un tratto tra campi aperti, per poi raggiungere la Piana di Dittaino, dove si incrociano zone industriali e rurali. Dopo un passaggio tra pescheti e piccoli appezzamenti coltivati, inizia una lunga salita che costeggia l’antica linea ferrata, oggi dismessa.

Man mano che ci si avvicina ad Assoro, l’orizzonte si apre sull’imponente Monte La Stella, mentre il borgo medievale compare in quota con il suo centro storico raccolto e panoramico. L’arrivo ad Assoro è gratificante, con le sue stradine in pietra e le antiche architetture barocche.

Tappa 5: da Assoro a Nicosia via Nissoria (26 km, 700 D+, 8h)

La tappa più lunga del Cammino, ma anche una delle più panoramiche e variegate. Si parte in discesa da Assoro lungo il tracciato della vecchia ferrovia, costeggiando grandi archi in pietra, un antico bevaio e un suggestivo palmento rupestre scolpito nella roccia, testimonianza di attività vinicola del passato.

Si attraversano valli con terrazzamenti e muretti a secco, fino a raggiungere il piccolo borgo di Nissoria. La discesa verso il Fiume Salso è ripida e faticosa, soprattutto in estate, mentre la successiva salita è tra le più impegnative dell’intero Cammino. L’arrivo a Nicosia è annunciato da splendide vedute sull’Etna e culmina al Convento dei Frati Minori Cappuccini, che accoglie i pellegrini con semplicità e calore.

Tappa 6: da Nicosia a Capizzi (18,5 km, 750 D+, 6h)

Ultima tappa del Cammino, e una delle più intense per bellezza e fatica. Si parte dal centro storico di Nicosia, attraversando viuzze medievali prima di salire lungo i pendii dei Monti Nebrodi, con ampie vedute su vallate e cime boscose. Il percorso è vario: tratti su sterrato, crinali aperti, salite ripide e brevi tratti tecnici.

Lungo il cammino si incontrano chiese rurali, muretti a secco e resti normanni che testimoniano la storia millenaria di questi luoghi. Il punto più alto raggiunge i 1.200 m slm, rendendo questa tappa una vera prova di resistenza. L’arrivo a Capizzi, borgo jacopeo per eccellenza, è segnato dalla Chiesa Madre dedicata a San Giacomo il Maggiore, che conserva preziose reliquie del santo e suggella la conclusione del pellegrinaggio.

Dove si trova e come raggiungerlo

Il Cammino si snoda nella Sicilia centro-orientale, collegando Caltagirone (in provincia di Catania) a Capizzi (in provincia di Messina), attraversando anche la provincia di Enna. Si sviluppa su circa 130 km suddivisi in sei tappe principali, con tracciati che alternano strade secondarie, sentieri naturalistici, vecchie ferrovie dismesse e mulattiere.

Il punto di partenza è Caltagirone, facilmente raggiungibile con autobus dalle principali città siciliane come Catania, Enna e Gela. L’aeroporto più vicino è quello di Catania Fontanarossa, da cui si possono prendere bus navetta o servizi combinati fino al centro storico della città.

L’arrivo finale è a Capizzi, piccolo borgo montano immerso nei Nebrodi. Anche se meno servito rispetto a Caltagirone, è comunque collegato tramite autobus a Nicosia e da lì a Enna e Catania. Il ritorno richiede un po’ di pianificazione, ma è gestibile con i mezzi pubblici locali, oppure con un servizio navetta privato su prenotazione, disponibile tramite alcune strutture d’accoglienza.

Il periodo migliore per partire

Il Cammino di San Giacomo in Sicilia è percorribile tutto l’anno, ma è fondamentale tenere conto delle condizioni climatiche e delle eventuali limitazioni stagionali.

In inverno, alcuni tratti – in particolare il fondovalle del Fiume Salso nella quinta tappa – possono diventare impraticabili o vietati per ragioni di sicurezza. In questi casi si consiglia l’alternativa su Strada Provinciale 85b, meno suggestiva ma percorribile in sicurezza.

In estate, il caldo può essere particolarmente intenso, specie nelle tappe esposte e prive di ombra. È quindi consigliabile partire presto la mattina, approfittare delle zone boscose per le pause e portare sempre con sé una scorta d’acqua extra. Le stagioni ideali per affrontare il Cammino sono la primavera e l’autunno, per il clima mite e i colori del paesaggio.

Fonti d’acqua lungo il percorso

Lungo il Cammino di San Giacomo in Sicilia sono presenti diverse fontanelle pubbliche, sorgenti naturali e antichi bevai in pietra che testimoniano la storica attenzione al ristoro dei viandanti. Tuttavia, la loro distribuzione non è omogenea lungo tutte le tappe, e in alcune giornate possono mancare punti di rifornimento per tratti anche lunghi.

Per affrontare il percorso in sicurezza, è vivamente consigliato partire ogni mattina con almeno 2 litri d’acqua, da integrare se si prevede caldo intenso o un passo più lento. Le tappe 3 e 5, in particolare, attraversano zone naturali con scarsa presenza di fonti: in questi casi è bene identificare in anticipo i punti acqua disponibili grazie alle mappe aggiornate o alle indicazioni fornite dall’Associazione promotrice del Cammino.

Nei mesi estivi, l’idratazione costante diventa una priorità assoluta, soprattutto nei tratti assolati tra Valguarnera, Assoro e Nissoria. Portare con sé una borraccia termica, salini o integratori e un filtro portatile può essere utile in situazioni di necessità.

Bere con regolarità, senza aspettare di avere sete, è una buona abitudine da mantenere lungo tutto il Cammino. L’acqua, come il passo, va dosata con saggezza.

Miti e leggende lungo il Cammino

Il Cammino di San Giacomo in Sicilia non è solo un itinerario fisico e spirituale, ma anche un viaggio nel patrimonio immateriale dell’isola, fatto di racconti, simboli e memorie antiche. Numerose leggende si intrecciano con la storia del pellegrinaggio, arricchendo il percorso di significati nascosti e suggestioni popolari.

Una delle più note è quella legata al Gran Conte Ruggero, che nella notte del 25 luglio 1090 avrebbe sognato San Giacomo in armatura, armato di una spada a croce, che lo guidava verso la vittoria contro i Saraceni nella riconquista di Caltagirone. Questo episodio, carico di valore simbolico, è considerato alla base del culto jacopeo in città e della nascita del santuario di partenza del Cammino.

Nel cuore della Riserva Rossomanno-Grottascura-Bellia, i pellegrini incontrano le rocce note come Pupi Ballerini o Pietre Incantate: formazioni calcaree modellate dal vento, simili a figure danzanti. Secondo la leggenda, si tratterebbe di uomini e donne trasformati in pietra per aver ballato in un luogo sacro durante la notte di Carnevale. Questo sito è uno dei più evocativi dell’intero cammino, tra paesaggio e mito.

Un altro luogo carico di simbolismo è la Croce di Ferro, dove ogni pellegrino è invitato a lasciare una pietra colorata come segno del proprio passaggio. Questo semplice gesto, carico di significato, rappresenta l’abbandono di un peso interiore o l’affidamento di una speranza.

A Capizzi, infine, sopravvive una tradizione unica: durante la festa del 26 luglio, il simulacro di San Giacomo viene portato in processione e urtato contro un muro in segno di protesta simbolica. Il rito rievoca un’antica rivendicazione popolare legata alla sottrazione delle reliquie del santo, trasferite a Messina secoli fa. È un gesto di forza, fede e memoria, che chiude il Cammino con un messaggio potente e identitario.

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