Oltre il mare, esplorazioni nelle quiete campagne di Sicilia

Piero Guccione amava il mare umorale della provincia di Ragusa. Per tutta la vita lo ha dipinto cercando di catturare a volte la sua pacata immobilità, altre la sua rabbia fragorosa, come si può osservare nei suoi splendidi oli esposti nelle nuove Stanze di Piero, a Scicli dove ha appena inaugurato anche il Museo di Arte Contemporanea del Carmine. Non c’era giorno in cui non andasse a passeggiare sulla spiaggia di Sampieri, due chilometri fino alla vecchia fornace del Pisciotto con la canna fumaria ormai dimezzata. Gli altri pittori del Gruppo di Scicli, di cui lui era caposcuola con Franco Sarnari, preferivano dipingere la campagna. Quella campagna che in primavera è di un verde esuberante e in estate pennella di oro l’entroterra. Giallo, ocra, marrone, siepi di fichi d’India, mandorli e carrubi dai tronchi contorti che spuntano da quella terra arsa come anime disperate. Cortili, terrazze assolate, porte chiuse fino alle otto di sera, quando la luce dà finalmente una tregua e lascia uno spiraglio al fresco. In quei dipinti sembra di sentire il profumo dei gelsomini e il frinire delle cicale tanto sono veri.
L’entroterra siciliano è misterioso, un capolavoro della natura e dell’uomo che ha tracciato i confini con i muretti a secco, e ogni appezzamento è una storia di piccoli produttori e latifondi nobiliari, dove nascono formaggi e ricotte, salumi e salsicce, olio e vino da medaglia d’oro. Sembra che la bella addormentata si sia finalmente svegliata dopo secoli e abbia improvvisamente voglia di raccontare le sue storie.

La fame di un turismo più autentico ha messo la Sicilia sotto i riflettori, ed eccola annunciare ambiziosi progetti di rinnovamento all’insegna della sua proverbiale ospitalità. I grandi gruppi hanno presidiato la costa, come Belmond e più recentemente Four Seasons che, con la serie “The White Lotus” ha indotto il tutto esaurito a Taormina negli ultimi due anni. Mentre Rocco Forte, dopo due avamposti di successo sul mare – il Verdura a Sciacca e Villa Igiea a Palermo – sta trasformando il settecentesco Palazzo Castelluccio di Noto in un nuovo cinque stelle atteso per il 2026. Satellite di stilisti e creativi che hanno trovato lì il loro angolo di paradiso e location da set cinematografico per i loro eventi mondani, Noto è ormai una star, bella e già troppo famosa. Ma basta spostarsi di poco per ritrovare luoghi e atmosfere lontane dalle mode. Nella campagna vista mare di Avola, ad aprile ha aperto Braccialieri, quattro camere nella masseria storica e sei eco ville sparse in una tenuta di 2200 ulivi e 250 mandorli. Da un lato il progetto agricolo, dall’altro il piccolo hotel curato dall’esplosivo Alessandro Enriquez per la famiglia Cancemi. Il pezzo forte è la piscina a scacchi bianchi e rossi con la scritta “Don’t forget to love” sul fondo, circondata da sdraio e ombrelloni a gerani rossi, oltre alle tappezzerie con limoni e mandarini e ai servizi di piatti con il tema conduttore del progetto: l’amore per la Sicilia e per la vita in generale. In quel piccolo mondo che sforna parmigiane e serve granita a piacere ci si sente a casa di parenti o amici. Non si sente la mancanza del mare, che comunque è raggiungibile anche a vista, prima di arrivare al beach club di proprietà. Le sorelle Occhipinti hanno invece dato una bella smossa alla provincia di Ragusa, tra le più reticenti a farsi conoscere. Arianna, enologa, con la sua cantina di vini strepitosi a Vittoria, e Fausta, architetto e paesaggista, con il Baglio Occhipinti, una fiorente azienda agricola con orti e camere di charme lì vicino. L’attività principale è il relax, a cui alternare lezioni di cucina, pasticceria, pittura, decorazione di coffe in paglia. Ma questo non è che un assaggio.

La vacanza slow e rurale appassiona i viaggiatori e cresce in tutta l’isola da est a ovest. Nell’entroterra di Menfi, nel 2024 ha aperto La Segreta, la countryhouse della famiglia Planeta, produttori di eccellenti olio e vino che vengono esportati in tutto il mondo. Dieci camere di una semplicità monacale in cui isolarsi da tutto, con il conforto di una piscina e della cucina di casa di Angelo Pumilia, chef anche della vicina Foresteria immersa in un giardino di aromi e del beach club Insula di lì a breve. Anche qui prevale la vita lenta, ma la posizione è strategica per esplorare uno degli angoli più taciuti dell’isola, dagli scavi archeologici di Selinunte al surrealismo contemporaneo del Cretto di Alberto Burri, la più grande opera di land art d’Europa. Questo capolavoro si trova nella valle del Belice che nel 1968 un terremoto forza 6.4 ha scosso sbriciolando le case come biscotti di pastafrolla. Le fondamenta sono rimaste lì, una ferita viscerale, fino al 1981, quando Ludovico Corrao, sindaco illuminato, ha aperto un concorso alcuni artisti per trasformare il sito in un memoriale, in continuità con il museo di arte contemporanea (Mac) che aveva creato nella città nuova, 11 chilometri più in là. Tra tutte, ha vinto l’idea di Burri di ricostruire con macerie e cemento la mappa tridimensionale del borgo con la scacchiera degli isolati e l’intreccio delle strade. Da lontano, l’impressione è di un gigantesco sudario bianco adagiato in un paesaggio di colline. Non c’è un biglietto d’ingresso, né una didascalia o un recinto. Più frequentato dalle greggi che dalle persone, è uno straordinario patrimonio pubblico che, insieme alle 400 opere del Mac nella città nuova, hanno valso a Gibellina la nomina, per il 2026, di prima Capitale italiana dell’Arte contemporanea, con l’assegnazione di un milione di euro da investire in attività culturali e di riqualificazione.

I progetti non mancano, un’energia nuova attraversa la Sicilia, che non ha puntato tutto sui resort sul mare, ma sul suo interno valorizzato da imprese locali con visione contemporanea, da riconoscimenti importanti come Agrigento Capitale italiana della Cultura 2025, dalle produzioni cinematografiche come “Il Gattopardo” recentemente distribuito Netflix, dove la campagna è un elemento cruciale della narrazione: Donnafugata, i Calanchi di Cannizzola, Ciminna hanno reso bene le atmosfere del romanzo di Tomasi di Lampedusa e con il loro fascino hanno acceso la curiosità su una meta vicina eppure così esotica.
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