Consumi in frenata, vendite al dettaglio in calo a settembre

Non accenna a risollevarsi il settore del commercio in Italia. I dati Istat diffusi ieri mattina confermano che, anche dopo la pausa estiva, gli italiani continuano a stringere i cordoni della borsa, con segnali negativi che attraversano tutte le tipologie di spesa.
A settembre, infatti, le vendite al dettaglio hanno registrato un calo congiunturale dello 0,5% sia in valore che in volume rispetto ad agosto, una flessione che ha toccato indistintamente i beni alimentari e quelli non alimentari. In particolare, gli alimentari sono scesi dello 0,4% in valore e dello 0,5% in volume, mentre per i non alimentari si è registrato un decremento dello 0,5% in valore e dello 0,6% in volume.
Il potere di acquisto diminuisce e con esso la capacità effettiva di spesa degli italiani (@web)
06/11/2025
Il dato più allarmante, che mette in luce l'impatto dell'inflazione sul potere d'acquisto, emerge dal confronto tendenziale.
Rispetto a settembre dell'anno precedente, le vendite al dettaglio segnano un rialzo dello 0,5% in valore, ma a fronte di una drastica diminuzione dell'1,4% in volume. Questo significa che, pur spendendo nominalmente di più a causa dei rincari, le famiglie acquistano quantità inferiori di beni. Nel dettaglio, le vendite di beni alimentari sono aumentate dell'1,5% in valore, ma sono calate dell'1,8% in volume, mentre i beni non alimentari sono diminuiti sia in valore sia in volume.
Nel settore non alimentare, si osservano tendenze eterogenee: a beneficiare di un incremento sono stati in particolare i prodotti di profumeria e cura della persona (+4%), mentre le contrazioni più significative si sono abbattute sui beni tradizionali come calzature, articoli in cuoio e da viaggio (-5,7%) e abbigliamento e pellicceria (-5,2%).
Per quanto riguarda i canali di vendita, la grande distribuzione, le vendite al di fuori dei negozi e l'e-commerce, che segna un robusto +7,3%, hanno visto una crescita in valore, al contrario delle piccole imprese che hanno registrato una nuova flessione dello 0,4%.
Confcommercio (Contrasto)
Le reazioni delle associazioni di categoria e di difesa dei consumatori sono state immediate e preoccupate.
L'ufficio studi di Confcommercio ha avvertito che "anche a settembre la domanda di beni da parte delle famiglie ha continuato a mostrare gravi segnali di debolezza", sottolineando come il pur presente recupero di reddito, sostenuto dal miglioramento del mercato del lavoro e dal rallentamento dell'inflazione, non sia ancora sufficiente a stimolare la domanda. L'associazione ha evidenziato che nei primi nove mesi del 2025 gli acquisti sono diminuiti dello 0,9% in volume, con particolare sofferenza per i beni tradizionali e per le piccole imprese.
Anche Federdistribuzione è intervenuta ribadendo la "priorità di mettere al centro dell'agenda politica il rilancio dei consumi interni" e indicando nella Legge di Bilancio in discussione un'opportunità cruciale per indirizzare risorse verso misure strutturali a sostegno di famiglie e imprese.
Un segnale di allarme arriva anche dal Codacons, secondo cui i dati Istat certificano l'impatto dei rincari sui prezzi in comparti chiave: le famiglie sono costrette a tagliare la quantità della spesa, ma finiscono comunque per spendere di più. A riprova di ciò, nei primi nove mesi del 2025 a fronte di una crescita dello 0,7% in valore, il calo del volume delle vendite è addirittura peggiorato.
Rai News 24




