Il piano di Zohran Mamdani per New York

Foto:Ansa.
La Grande Mela
Asili e trasporti gratis, case popolari e affitti bloccati, salario minimo quasi raddoppiato, e supermercati comunali con prezzi all'ingrosso: i rischi del programma ambizioso del neo eletto sindaco
Sullo stesso argomento:
Vale oggi per Zohran Mamdani quello che valeva, un anno fa, per Donald Trump: occorre comprendere perché ha saputo convincere una porzione così ampia dell’elettorato, quali idee si porta alla Gracie Mansion e quali di esse, concretamente, potrà realizzare.
Mamdani ha fatto campagna elettorale sul costo della vita, enfatizzando il crescente divario tra quelli che possono gustare i frutti della città che non dorme mai e chi, invece, fatica ad arrivare a fine mese. Il costo degli affitti, in particolare, rappresenta una vera emergenza: la famiglia media spende per la casa circa la metà del suo reddito, l’offerta di abitazioni è bassissima (solo l’1,4 per cento è sul mercato degli affitti) e appena lo 0,4 per cento ha un canone inferiore ai 1.100 dollari mensili (il valore mediano è attorno ai 2.000 dollari). Addirittura, circa la metà di coloro che hanno un voucher per l’affitto – una sorta di buono casa per i redditi bassi, che solo in parte ne usufruiscono – non riesce comunque a trovare un alloggio.
Di fronte a questi dati, Mamdani ha un programma che fa perno sull’intervento pubblico in ogni sua forma. Sono quattro i suoi pilastri: la gratuità del trasporto pubblico e degli asili nido, la realizzazione di almeno cinque supermercati di proprietà del comune per vendere a prezzi all’ingrosso, senza ricarico, e infine il blocco degli affitti. Oltre a questo, il neo-sindaco ha promesso la costruzione di almeno 200 mila alloggi di edilizia popolare e l’incremento del salario minimo dagli attuali 16,5 dollari l’ora a 30 dollari nel 2030 (tenendo conto dell’inflazione attesa, corrispondono all’incirca a 26 dollari di oggi). Inoltre, pur avendo tenuto sul tema un basso profilo, Mamdani sembra favorevole a semplificare il rilascio di permessi edilizi per elevare in altezza i palazzi esistenti: quest’ultimo punto è cruciale, visto che la città di New York, nel periodo 2011-2023, ha realizzato poco più di 300 mila nuovi alloggi, a fronte di 900 mila nuovi posti di lavoro creati, quindi uno ogni tre (uno ogni sei se si esclude il periodo del Covid).
Se l’obiettivo del nuovo sindaco è chiaro e convincente (o almeno così lo hanno ritenuto gli elettori), non è affatto ovvio che gli strumenti da lui scelti funzioneranno. Intanto, c’è il problema dei costi, stimati in oltre sette miliardi di dollari (sei dei quali per gli asili nido). Mamdani chiede aumenti fiscali che, a suo avviso, potrebbero portare nelle casse della città ben 9-10 miliardi: l’aumento dell’imposta statale sul reddito d’impresa, dall’attuale circa 7 per cento all’11 per cento, e l’aggravio di due punti percentuali dell’imposta di soggiorno (che però non dipendono dal sindaco ma dallo stato di New York, come del resto la fissazione del salario minimo). Inoltre, egli punta a migliorare il tasso di riscossione delle multe, a una sorta di spending review sugli acquisti di beni e servizi e a un più efficace contrasto all’evasione fiscale. Gli esperti nutrono dubbi su queste coperture; va tuttavia detto che i sette miliardi necessari sono una frazione non enorme dell’attuale bilancio pubblico (115,9 miliardi di dollari) – fermo restando che non è chiaro se e come il presidente Trump taglierà i trasferimenti, come ha minacciato, per punire la città del suo comportamento elettorale.
Il vero problema, insomma, non è di per sé la fattibilità tecnica di queste misure, ma gli effetti che possono generare. E se la gratuità generalizzata di asili nido e trasporto pubblico rischia di produrre buchi nei conti ma può essere mitigata da forme di condizionalità rispetto al reddito, il blocco degli affitti potrebbe invece aggravare la situazione abitativa. Tanto più che i canoni sono già regolamentati per circa un milione di alloggi. Ovviamente ciò genererebbe un vantaggio immediato per coloro che si trovano già in affitto, ma rischierebbe di ridurre l’offerta esacerbando la situazione di chi cerca casa. Perfino la semplificazione dei permessi a costruire finirebbe per essere azzoppata.
Il voto a Mamdani, insomma, esprime la comprensibile reazione dei cittadini all’emergenza del costo della vita. Alcune delle sue idee, come gli alloggi di edilizia popolare o il miglioramento dell’accessibilità ai nidi e ai trasporti, possono trovare attuazione, se ben disegnate e se il sindaco abbandonerà la chimera dell’universalità. Altre misure, come la semplificazione dei permessi a costruire, possono dare un contributo importante. Altre ancora, come il blocco degli affitti o l’aumento delle imposte, rischiano di mortificare, anziché promuovere, lo sviluppo della città.
Di più su questi argomenti:
ilmanifesto




