Obbligazioni Ue da 70 miliardi nella seconda metà del 2025, a cosa serviranno

La Commissione europea ha annunciato che nel secondo semestre del 2025 emetterà fino a 70 miliardi di euro in obbligazioni Ue.
Viene così confermato l’obiettivo annuale di raccolta pari a circa 160 miliardi di euro. Le risorse serviranno a finanziare una serie di programmi strategici, tra cui spiccano NextGenerationEu, il sostegno all’Ucraina, il nuovo strumento per i Balcani occidentali e vari programmi di assistenza macrofinanziaria destinati ai paesi terzi.
Verso l’emissione di Obbligazioni UeL’annuncio rientra nell’ambito del modello di finanziamento unificato adottato dalla Commissione europea dal 2023, che prevede piani di finanziamento semestrali e un’unica etichetta, ovvero quella di “Obbligazioni Ue”, superando così le emissioni separate per singoli strumenti. L’approccio, viene spiegato, è volto a garantire maggiore trasparenza, coerenza e liquidità nei mercati secondari.
Finora, l’Ue ha già raccolto oltre 304 miliardi di euro in sovvenzioni e prestiti per gli Stati membri attraverso il dispositivo per la ripresa e la resilienza. A questi si aggiungono 74 miliardi per altri programmi, tra cui anche l’assistenza all’Ucraina, che riceverà fino a 33 miliardi di euro entro il 2027.
Non manca l’attenzione alla transizione ecologica, con la Commissione europea che continuerà a emettere obbligazioni verdi NextGenerationEu, che hanno già raccolto 75 miliardi di euro per finanziare progetti legati al clima. Nuove emissioni dipenderanno tuttavia dalla tempestiva rendicontazione delle spese ambientali da parte degli Stati membri.
Al via il piano per la difesa comune europeaSul piano strategico, alla fine di maggio gli Stati membri hanno adottato il nuovo strumento Safe (Security and Assistance Facility for Europe), che prevede il ricorso al mercato dei capitali per raccogliere fino a 150 miliardi di euro entro il 2030. Queste risorse saranno impiegate per finanziare l’acquisizione di capacità militari, in un contesto in cui l’Ue cerca maggiore autonomia strategica. I finanziamenti partiranno nel 2026, a seguito dell’approvazione dei piani nazionali.
La Commissione prosegue nel rafforzamento dell’infrastruttura finanziaria dell’Unione. Dopo aver introdotto nel 2024 operazioni di Pct (Pronti contro termine) per la gestione della liquidità, si introdurranno aste non competitive per ampliare la platea degli investitori. Parallelamente, è stato creato un sistema di incentivi per i rivenditori primari che offrono quotazioni elettroniche sui titoli Ue, con l’obiettivo di sostenere la liquidità e rendere le obbligazioni europee un benchmark affidabile a livello globale.
Cosa cambia per l’EuropaL’ambizioso piano di emissioni previsto per il 2025 intende confermare la centralità del debito comune come strumento di policy dell’Ue, segnando un passo ulteriore verso l’integrazione fiscale. Se da un lato questo rafforza la capacità dell’Unione di rispondere a crisi e investimenti strategici, dall’altro apre interrogativi politici e giuridici sulla governance di tale debito. Emettere debito comune rafforza certamente l’Ue, perché permette di raccogliere risorse in modo rapido e massiccio per affrontare crisi (come la recente pandemia da Covid o la guerra in Ucraina) o finanziare investimenti strategici (come la transizione verde o il grande piano di riarmo europeo).
Le domande aperte sul debito UeMa restano sul tavolo tre domande. Chi decide come usare quei fondi? Oggi lo fa la Commissione, ma con l’aumento del debito comune potrebbe servire una governance più ampia. Chi è responsabile in caso di insolvenza? Attualmente il debito è garantito dal bilancio dell’Ue, ma non esiste una vera unione fiscale. Il debito è sostenibile nel lungo periodo? Se diventa strutturale, andrà regolato in modo stabile. In questo caso si può già prevedere l’ostruzionismo dei cosiddetti “Paesi frugali”.
QuiFinanza