Trump, dazi in arrivo: oggi le prime lettere all’Ue

Non saranno certo cartoline di vacanza. Le lettere di Trump, già pronte a partire da oggi, segnano l’inizio di una settimana delicatissima per l’economia globale. Il presidente si prepara a colpire con nuove tariffe fino al 70%, mentre le tensioni restano alte con i Brics riuniti a Rio e Bruxelles sotto pressione per le minacce sui settori chiave.
Un quadro fitto di scadenze, accordi temporanei, avvertimenti e retorica aggressiva che tiene i mercati in bilico e i governi impegnati a contenere i danni.
Trump invia le lettere, la mossa annunciata su TruthOrmai i comunicati di Trump, quelli più infuocati, si leggono sul suo personale social, Truth. E infatti proprio lì ha confermato poche ore fa che oggi alle 12 (orario di New York), le 18 italiane, partiranno le prime lettere ufficiali ai governi stranieri. In queste missive verranno notificate le nuove tariffe doganali e verranno chiuse le trattative sui dazi sospesi.
Il presidente ha minacciato tariffe aggiuntive del 10% per tutti i Paesi che decideranno di “allinearsi” con le politiche sostenute dai Brics, precisando che non ci saranno eccezioni a questa linea.
Trump ha anche spiegato che le lettere continueranno a essere spedite domani e dopodomani, con l’obiettivo di chiudere con la maggior parte dei partner entro il 9 luglio. “Potrebbero essere 12, forse 15… e abbiamo anche concluso accordi”, ha dichiarato prima di rientrare a Washington per incontrare Netanyahu.
I Brics insorgono da Rio de JaneiroLa reazione dei Brics è stata netta. I rappresentanti delle 11 economie emergenti riuniti a Rio de Janeiro hanno definito i dazi di Trump “indiscriminati”, oltre a segnalare anche il malcontento per le azioni militari contro l’Iran. In una nota congiunta hanno espresso “serie preoccupazioni per l’aumento di misure unilaterali che rischiano di colpire la crescita globale”.
L’ostilità di Trump verso il blocco dei Brics non è solo una questione commerciale, ma geopolitica: il gruppo rappresenta una minaccia all’egemonia statunitense, sia per l’impatto economico globale (circa metà della popolazione mondiale e il 40% del Pil) sia per la crescente coesione politica.
Washington teme che le loro iniziative comuni, come la dedollarizzazione o nuovi circuiti finanziari alternativi, possano ridurre l’influenza americana sui mercati e sulle regole internazionali. La guerra dei dazi diventa così uno strumento per scoraggiare le alleanze anti-americane e ribadire la centralità degli Stati Uniti (uno dei pochi imperi tout-court rimasti) negli scambi globali.
A che punto siamo con le trattative con l’UeLe trattative con l’Ue sono uno dei punti più caldi della nostra agenda. La settimana che si apre coincide con la fine della proroga di 90 giorni concessa da Trump: mercoledì 9 luglio è la data chiave. Il segretario al Tesoro Bessent, intervistato dalla CNN, ha detto che oltre cento lettere sono pronte, con tariffe dal 10% al 70%, escludendo solo i partner più stretti, come Australia e Israele.
Sull’Europa la strategia americana resta quella della “massima pressione”, come ha ribadito Bessent:
“Ci concentriamo su 18 Paesi che rappresentano il 95% del nostro disavanzo commerciale”.
Dal Forum in Masseria, Tajani ha invitato alla calma:
“Ci sono tre o quattro ipotesi diverse, evitiamo contromisure sul whisky, lasciamolo perdere, e cerchiamo di esportare più vini possibili”.
Nel weekend scorso i negoziati tra Bruxelles e Washington sono proseguiti dopo la visita di Sefcovic, con la minaccia americana di colpire l’agroalimentare europeo al 17%. Restano già in vigore dazi del 50% su alluminio e acciaio e del 25% su auto e componenti. Bessent ha parlato anche di progressi e ha detto: “Le prossime 72 ore saranno decisive”.
Arriveranno lettere anche all’Italia?Sul fronte europeo, come abbiamo detto, la situazione resta incerta: se l’Unione riuscirà a concludere un accordo parziale con Washington, l’Italia potrebbe evitare una lettera formale. Quindi l’Italia è legata a doppio filo con quanto verrà stabilito tra Ue e Usa.
In caso di accordi mal riusciti, Roma rischia di essere tra i destinatari delle missive di Trump, con tariffe che scatterebbero dal primo agosto. L’esito delle trattative a Bruxelles sarà decisivo per capire se e come il nostro Paese finirà nel mirino delle misure statunitensi, nonostante le celebrazioni del 4 luglio, festeggiate anche dalle più alte cariche dello Stato italiano.
Accordi già raggiunti: Regno unito e VietnamAl momento, solo Londra e Hanoi hanno siglato un’intesa con Washington. Il Regno Unito ha negoziato una riduzione al 10%, mentre il Vietnam si è fermato al 20%, ben al di sotto del 46% annunciato in primavera.
Il Giappone al contrario resta sotto tiro. Nel fine settimana il capo negoziatore di Tokyo ha avuto due lunghe telefonate con il ministro americano Howard Lutnick, ma la minaccia di dazi “al 30%, 35% o quanto vogliamo”, incombe.
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