Amanda Anisimova: la finale di Wimbledon che batte la depressione

Una finale per chiudere un capitolo e mandare un messaggio: la depressione si può battere. Le paure si possono superare, la sensazione di non essere all’altezza può scomparire. Amanda Anisimova domani giocherà la finale di Wimbledon contro Iga Swiatek, un’altra tennista in costante lotta con le proprie ombre, e due anni fa nessuno ci avrebbe scommesso.
«Da un anno lotto per la mia salute mentale», aveva dichiarato infatti Amanda nel maggio del 2023. «per me è ormai diventato impossibile giocare i tornei, devo prendermi una pausa». E così è stato per un anno. Amanda, che ad agosto compirà 24 anni ed è nata da genitori di origini russe a Freehold, nel New Jersey, si è disintossicata trovando un nuovo hobby, la pittura, passando il tempo in famiglia e con gli amici, passeggiando con il suo cane Miley. La sua fino ad allora era stata la carriera di una ragazza prodigio, vincitrice a 16 anni degli Us Open under 18, semifinalista due anni dopo fra le grandi al Roland Garros, nello stesso anno che la vide vincer e il primo titolo Atp a Bogotà ed entrare fra le prime 30. «È la nuova Sharapova», iniziò a scrivere qualcuno, impressionato dal suo tennis da fondo aggressivo e moderno, perfezionato in Florida sui campi della Chris Evert Academy. Una predestinata, una scommessa sicura. Ma il tennis e la vita sono una miniere di sorprese, a volte crudeli, e alla vigilia degli us Open, quando Amanda aveva appena compiuto 18 anni, suo padre e primo coach Konstantin viene trovato morto per un attacco di cuore. Una botta terribile, «la peggior cosa che mi potesse capitare», come ha confessato Amanda, che rinunciò a giocare quell’anno a New York.
Tennis
Wimbledon, Alcaraz è il primo finalista. Battuto Fritz 6-4; 5-7; 6-3; 7⁸-6⁶
Poi, a cavallo e dopo il Covid, sono arrivati anni un po’ confusi, fatti di alti bassi. Nel 2022 la ripresa parziale, con il secondo centro al Melbourne Summer Set 2, e i quarti a Wimbledon. Ma i demoni le premevano dentro, e dopo qualche mese dopo la crisi esplode. L’ennesima tennista “bruciata verde”, pensano in molti, la conferma che il tennis può avere un impatto brutale sulle personalità più fragili. Amanda però mantiene quello aveva promesso: la sua è una pausa, non un addio. A gennaio 2024 torna a giocare, in estate arriva in finale a Toronto, quest’anno alza la sua prima Coppa di un Masters 1000 in Qatar e arriva in in finale al Queen’s.
A Wimbledon, una corsa a fari spenti, in un torneo terremotato da sconfitte eccellenti cui in semifinale contribuisce anche lei eliminando la n.1 del mondo Aryna Sabalenka.
Amanda a Church Road appare per quello che finalmente è: una giocatrice diversa dal passato, più serena, meno angosciata, allenata da due tecnici nuovi (Bob Brandsma e Rick Vleeshouwers) e fidanzata con un modello, Tyler Roos, figlio di una leggenda dell’Australian Rules. Dopo il match di quarti ha festeggiato in campo con il bellissimo nipotino Jackson e rivelato che continua a dipingere. «Lo faccio fra un allenamento e l’altro, e dipingo soprattutto soggetti astratti. Per Wimbledon userei tanto verde e tanto bianco». Contro Iga dovrà usare invece tutto il suo tennis e tutta il suo ritrovato equilibrio. L’anno scorso non era riuscita a qualificarsi, sconfitta al quarto turno dalla n.191 del mondo, ora è la prima americana ad arrivare in finale a Wimbledon dopo Serena Williams (2019). Lunedì sarà fra le prime dieci del mondo, se batterà la Swiatek addirittura numero cinque. E comunque una tennista, e una persona, ritrovata.
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