Conferme e promesse al Tour de France. A Mûr-de-Bretagne vince Tadej Pogacar


Remco Evenepoel, Tadej Pogacar e Jonas Vingegaard da soli al comando verso l'arrivo di Mûr-de-Bretagne (foto Epa, via Ansa)
Il racconto del Tour de France 2025
Sotto lo striscione d’arrivo della settima tappa della Grande Bouce, la solita immagine: Tadej Pogacar, rilassato e felice, davanti a tutti e Jonas Vingegaard alle sue spalle, denti stretti ed espressione contrita. Ma sulla parte più dura della salita, Remco Evenepoel era con loro
Verso i 293 metri sul livello del mare dell’arrivo di Mûr-de-Bretagne, il Tour de France 2025 si è goduto un anticipo d’alta quota. Remco Evenepoel, Tadej Pogacar e Jonas Vingegaard si sono ritrovati da soli davanti a tutti. È durato poco, giusto il tempo di creare un po' di aspettativa.
Quelle poche centinaia di metri di compagnia limitata sono state soprattutto una conferma e una promessa. La conferma è che quei tre, i soliti due più il campione olimpico, hanno più forza e più talento di tutti; la promessa è che quei tre, i soliti due più il campione olimpico, faranno di tutto per rendere agli altri la vita impossibile.
Sotto lo striscione d’arrivo di Mûr-de-Bretagne, la solita immagine: Tadej Pogacar, rilassato e felice, davanti a tutti e Jonas Vingegaard alle sue spalle, denti stretti ed espressione contrita. Questa volta però quasi senza affanno. Doveva andare così, non poteva che andare così, viste anche le energie lasciate in Normandia ieri da Mathieu van der Poel e le gambe impallate di Wout van Aert. E infatti è andata così. Le volate quando la strada sale sono da sempre situazioni nelle quali il campione del mondo si esalta. Vedere Jonas Vingegaard così reattivo è qualcosa che non dispiace.
Le grandi salite sono ancora distanti però, il Tour de France ci concede un po' di tempo per farci illudere ancora un po’ che sui Pirenei, prima, e sulle Alpi, poi, il danese potrà rivaleggiare alla pari con Tadej Pogacar (e chissà magari con Remco Evenepoel).
Il fine settimana sarà dedicato ai velocisti, che fino a questo momento hanno dovuto soffrire parecchio. Basta osservare la classifica a punti: la maglia verde se l’è rimessa addosso Tadej Pogacar, anche se non la indosserà visto che domani sfoggerà di nuovo la maglia gialla, l’unico colore che gli sta meglio dell’iride di campione del mondo.
Di preoccupazioni però la maglia gialla ne ha oggi più di ieri. Perché a sei chilometri e mezzo dall’arrivo João Almeida è caduto. Certo si è rialzato, certo ha concluso la tappa, certo le prossime due tappe sono tranquille e per le montagne inizieranno a scorrere sotto le ruote dei corridori solo da giovedì, però le botte, soprattutto quando sono prese ad alta velocità, lasciano postumi duraturi. E il portoghese era l’uomo che doveva stargli il più vicino possibile.
A terra ci sono finiti anche Warren Barguil, Louis Barré, Santiago Buitrago, Valentin Madouas, Guillaume Martin, Enric Mas e Matej Mohoric. Oltre a Jack Haig che non è arrivato all’arrivo – non c’è corsa nella quale l’australiano non incappi in qualcosa che non va – e Ben Healy, ieri autore di un’impresa che non dimenticheremo, oggi rimasto in gruppo: forse un segnale.
In mattinata, Ben Healy aveva fatto solo un timido tentativo di beccare la fuga giusta. Quando ha capito che sarebbe andata a finire come ieri, ossia decine e decine di chilometri a velocità assurda ricavando solo fatica, ha desistito. L’hanno centrata, un po’ per sfinimento, Alex Baudin, Ewen Costiou, Ivan Garcia Cortina, Marco Haller e Geraint Thomas. Non è andata bene però. Ci riproveranno.
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