Il Bari naviga a vista: quattro domande a Luigi De Laurentiis

Quattro voci per raccontare il Bari. Per comprendere meglio lo stato d’animo che attraversa la città in un momento delicato per la squadra biancorossa, spuntano le voci di quattro volti conosciuti del panorama sociale, culturale e professionale cittadino: l’attore e noto comico Nicola Pignataro, l’artista e autore dell’inno del Bari Sabino Bartoli, il pianista e docente di musica Emanuele Arciuli e l’avvocato e saggista in materia di giustizia e criminalità organizzata Giovanni Di Cagno. A ciascuno sono state rivolte le stesse quattro domande, con l’obiettivo di raccogliere impressioni e riflessioni da chi vive il calcio con passione, ma da prospettive diverse rispetto al tifoso comune.
Alla vigilia dell’intervento pubblico del presidente Luigi De Laurentiis, è emersa una generale aspettativa di chiarezza e responsabilità. Le domande che i nostri interlocutori vorrebbero porgli riguardano principalmente la visione a lungo termine del club, la sostenibilità del progetto sportivo e il rapporto con la tifoseria. Le risposte attese? Concretezza, trasparenza e un segnale forte di discontinuità rispetto al recente passato. Sul fronte del malcontento popolare, molti tifosi hanno annunciato l’intenzione di disertare lo stadio nella prossima stagione. Le opinioni raccolte mostrano sensibilità diverse: c’è chi comprende la protesta come forma di pressione civile e chi, pur condividendo la delusione, ritiene che l’assenza sugli spalti possa indebolire ulteriormente la squadra.
In vista della conferenza stampa di mercoledì, che vedrà protagonista il direttore sportivo Magalini accanto al nuovo tecnico Fabio Caserta, l’attenzione si concentra pure sulle strategie di mercato. Nonostante un budget ridotto, si auspica una campagna acquisti mirata, basata su profili motivati e funzionali al progetto tecnico, con particolare attenzione alla valorizzazione dei giovani.
Infine, la figura di Fabio Caserta suscita un cauto entusiasmo. Viene riconosciuta la sua esperienza in contesti difficili e la capacità di creare un’identità di squadra. Secondo i nostri intervistati, il mister potrà dare un contributo importante in termini di mentalità, organizzazione e spirito di gruppo solo a patto che gli vengano messe a disposizione le giuste risorse qualitative.
1. Dopo un lunghissimo silenzio, lunedì torna a parlare il presidente Luigi De Laurentiis. Quali domande gli farebbe e quali risposte si attende?
Nicola Pignataro: «Non voglio entrare nella diatriba fra tifosi e società. La gente è stravolta dalla situazione. Le domande da rivolgere sarebbero tutte retoriche, avendo già implicitamente in sé la risposta. La piazza è contro la dirigenza, essendo schiava da un paio d’anni. A Luigi De Laurentiis chiederei solo perché non va via. Ma non lo farà mai, perché gli interessi economici sono troppi. Qualcosa la direi piuttosto a chi gli ha concesso di farli».
Emanuele Arciuli: «Non invidio Luigi De Laurentiis perché, mentre un anno fa i tifosi erano molto arrabbiati e i giornalisti erano più soft, adesso ci sono domande che richiedono risposte urgenti. Al presidente chiederei se intende prendere ufficialmente le distanze dalle dichiarazioni rilasciate tempo fa dal padre nella nota audizione al Senato in cui definiva il Bari la seconda squadra del Napoli. E, ancora, che nel 2028 - al termine della legge sulla multiproprietà - o venderanno il Bari di fronte ad una offerta poderosa, oppure lo porteranno al fallimento. Ecco, chiederei se davvero esiste questo rischio del crollo e quindi se siano pronti ad offrire garanzie per evitare che ciò accada cedendo il club in tempo a persone affidabili. Il fallimento sarebbe una grave vergogna».
Giovanni Di Cagno: «La disillusione è totale. Non vedo la luce in fondo al tunnel che non sia la cessione della società nel 2028. Un orizzonte temporale non sopportabile. Aurelio De Laurentiis ha espresso con estrema chiarezza il suo pensiero. Che a noi non piace. Tutto ciò che accade è figlio di questa posizione imprenditoriale della Filmauro. Tutte le grandi big della A hanno una seconda squadra. Per il Napoli è il Bari. Luigi De Laurentiis ha dimostrato di non avere alcuna considerazione dei tifosi baresi. Non avrei nulla da dirgli. Se a livello politico dal Comune nessuno fa niente, non cambierà nulla per i prossimi tre anni. In sede di concessioni e convenzioni post fallimento furono stabiliti degli impegni che, ad oggi, la Filmauro ha disatteso. La convenzione a De Laurentiis non va rinnovata, altrimenti la seconda squadra del Napoli vada a giocare in Campania».
Sabino Bartoli: «Credo che qualcosa di buono uscirà dalla conferenza stampa di lunedì. De Laurentiis non può più fare la solita conferenza stampa. È finito il tempo della retorica. La gente è stanca. Mi aspetto l’annuncio di qualche novità societaria. La domanda la farei al papà Aurelio. Anzi, lo inviterei a lasciarci liberi».
2. Molti tifosi minacciano di disertare lo stadio per il prossimo anno. Lei quale scelta farà e cosa pensa di questa forma di protesta?
N.P.: «Sarebbe giusto dal punto di vista pratico, ma non etico. Alla fine, basterà abbassare i prezzi dei biglietti per tornare allo stadio. Il tifo è una malattia e non può andare via».
E.A: «Sono per la libertà. Ognuno deve fare ciò che vuole e nessuno può costringere altri ad uscire dallo stadio, come accaduto nello scorso fine campionato. Qualunque linea si prenderà, sarà totalmente ininfluente per la società che ha sempre dimostrato di infischiarsene dei tifosi».
G.D.C.: «Non vado a pagare un biglietto senza ritorni a favore della squadra. Perciò non ha senso andare allo stadio. Il Comune, ripeto, deve far sì che la Ssc Bari non giochi al San Nicola».
S.B: «In parte condivido la posizione di chi intende disertare il San Nicola. Nel mio cuore, però, sento di non poter fare a meno del Bari. Quindi, non so se riuscirei a stare lontano alla squadra. Forse, con molta sofferenza succederà. Alla fine, non esiste una squadra. Nell’inno cantiamo “Non ti lasceremo mai da sola”. Spero si compia sempre questo proposito».
3. Mercoledì prossimo, il ds Magalini interverrà nella conferenza stampa di presentazione del nuovo allenatore Fabio Caserta. Al netto di un budget ridotto, quali dovrebbero essere le sue prossime strategie sul mercato?
N.P.: «I sogni sono solo desideri. Lasciamo perdere. Mi aspetto un’altra stagione di sicura sofferenza. Quando la mela è marcia è difficile recuperarla. Occorre cambiare frutto. Deve cambiare tutto».
E.A: «A causa della scellerata scelta societaria, il Bari ad oggi è a tutti gli effetti una provinciale e come tale si comporterà. La squadra non può permettersi altro se non il mantenimento della categoria. L’unico obiettivo percorribile è la salvezza. È mortificante per Bari ragionare in questi termini, ma tant’è. Retrocedere in C mi terrorizza. Un inferno dal quale sarebbe difficilissimo risalire».
G.D.C.: «Cosa mai potrà dire il povero Magalini. Ascolteremo i soliti vedremo e proveremo. Se non si riesce nemmeno a trattenere il buon Mantovani, che nell’Ascoli retrocesso faceva la riserva, di cosa parliamo?».
S.B: «In tutta sincerità, focalizzerei l’attenzione sulle parole del presidente nella prima conferenza stampa di lunedì. Da lì capiremo tutto. Se il budget sarà ridotto, vuol dire che il tanto atteso cambiamento non si realizzerà e ci troveremo di fronte alla solita presa per i fondelli. Ovvero, nella direzione dell’ennesimo anno zero. Dal mercato non mi aspetto nulla di rilevante. A quel punto, sarà giusto disertare».
4. Quanto la entusiasma la figura di Fabio Caserta. Cosa può dare il tecnico reggino alla causa del Bari?
N.P.: «Per impegni lavoratavi col teatro, non sono interessato alle vicende tecniche dei biancorossi. Ho la testa altrove. Prima di Caserta, ne sono arrivati tanti. In mezzo al campo non ci andrà lui, ma i calciatori. Caserta potrà essere bravo, ma se non compri bravi interpreti serve a poco. Allo stadio non vado più da tempo. Al San Nicola, il tifoso non si sente coinvolto nella partita come accadeva al Della Vittoria. Questo Bari non fa né ridere, né piangere. La gente intelligente ha compreso che resta poco da fare. Al funerale del morto si possono solo portare fiori».
E.A: «D’istinto, Caserta non mi suscita particolare empatia. Mi auguro sia bravo. Al momento, servono una ventina di giocatori e le regole dei prestiti diventano restrittive».
G.D.C.: «Ho letto che il nuovo allenatore vuole puntare su giovani in arrivo dal Sassuolo, dall’Atalanta, dalla Juventus. Saranno dati in prestito e così non si va da nessuna parte. Longo è stato giubilato perché ha detto da subito la verità sulle ambizioni. Conveniva continuare con lui e investire i soldi di Caserta con innesti tecnici. Si vuole, invece, un allenatore cha faccia le nozze con i fichi secchi».
S.B: «L’allenatore è importante. E di più gli uomini che vanno in campo. Mi piace l’idea che possa giocare con le tre punte. Ad averle. È già difficile reperire attaccanti nella Nazionale, figuriamoci in serie B. Se non c’è la materia prima, cosa potrà fare Caserta? Possiamo ancora andare avanti con le scommesse? Circola il nome di Tutino. Sarebbe una minestra riscaldata, non mi piace. Punterei più sui giovani».
La Gazzetta del Mezzogiorno