È morto Goffredo Fofi: addio al critico e saggista, fondatore di riviste e animatore culturale unico in Italia

Aveva 88 anni
Personaggio irripetibile della cultura italiana. Figlio di un artigiano socialista, assistente di Danilo Dolci, educatore. I suoi studi su Totò e la riabilitazione di Nino D'Angelo

Goffredo Fofi era conosciuto come critico cinematografico e letterario, come scrittore lui stesso. Saggista, ma anche educatore, animatore culturale di riviste che hanno formato romanzieri e intellettuali. È morto a 88 anni uno dei personaggi più polivalenti, prolifici e non catalogabili della cultura italiana. Non aveva mai rinunciato all’impegno civile, alla costruzione di nuovi progetti contro la cultura che si propone soltanto come intrattenimento e all’individualismo alimentato dalla società consumistica del capitalismo.
Era nato a Gubbio, in Umbria, nel 1937. Figlio di artigiano socialista, aveva sviluppato da subito una passione spontanea per i libri e i film nonostante la famiglia di umile estrazione sociale. Ha vissuto principalmente a Roma e a Napoli ma ha trascorso lunghi periodi di permanenza in tutte le città italiane, ogni volta un’occasione per approfondire caratteristiche culturali, editoriali, sociali, antropologiche. A Palermo aveva per esempio lavorato come assistente sociale con il filosofo e attivista antimafia Danilo Dolci, il “Ghandi Italiano”, nel periodo degli scioperi al contrario.
A Napoli aveva animato la Mensa dei bambini proletari. A Torino aveva osservato quel movimento interno da Sud a Nord che lo aveva portato alla pubblicazione del suo primo libro, L’immigrazione meridionale a Torino. È stato vicino ai movimenti studenteschi e della sinistra extraparlamentare tra gli anni Sessanta e Settanta. Lontano anche dal Partito Comunista Italiano, era stato catturato nei primi mesi dal Sessantotto per finire profondamente deluso dal movimento.
Fofi ha animato riviste come i Quaderni piacentini, La Terra vista dalla Luna, Ombre Rosse, Linea d’Ombra e Gli Asini. Prova della sua predilezione per il lavoro di gruppo, il confronto, la squadra. Ha alimentato e partorito realtà editoriali e letterarie a partire dagli anni Sessanta. Alle sue riviste hanno collaborato scrittori come Alessandro Leogrande, Nicola Lagioia e Roberto Saviano. Fofi ha collaborato con diversi quotidiani, negli ultimi anni scriveva regolarmente sul settimanale Internazionale. Passati alla storia della critica i suoi lavori su Totò, Alberto Sordi, Marlond Brando. Abilitazione memorabile anche quella di Nino D’Angelo, dell’album Tiempo del 1993 che contiene Ciucculatina d’a ferrovia.
“Con la sua attività di animatore e organizzatore di cultura – la nota del ministro della Cultura Alessandro Giuli – Goffredo Fofi ha saputo incidere come pochi altri sul dibattito italiano contemporaneo, ponendo questioni di grande interesse attraverso un approccio produttivo di nuovi significati. Il suo genuino coinvolgimento nei temi del meridionalismo, il suo confronto con il pensiero di Gaetano Salvemini e Manlio Rossi-Doria, la sua capacità di rivalutare e rileggere espressioni popolari come cultura alta, hanno aperto inediti percorsi intellettuali. Ricordando la sua opera voglio esprimere ai suoi familiari le mie condoglianze, e la vicinanza mia e del Ministero della Cultura”.
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