Perché a Ferragosto si festeggia la Madonna dell’Assunta: con Maria i poveri e i naufraghi

15 agosto
Oggi per i cattolici è il giorno della Assunzione nel quale il primo essere umano, e cioè la Madonna, superò la barriera della morte. Vince l’umiltà, non la forza

Nel cuore di questo mese di agosto i cristiani d’Oriente e d’Occidente celebrano la festa dell’Assunta: una donna dell’estrema periferia dell’impero romano, sconosciuta al grande pubblico, nel momento in cui si addormenta per la morte, viene presa dalle mani di Dio stesso e portata nel cielo. Chi entra nella Basilica di Santa Maria in Trastevere – come a me capita da decenni – e alza il suo sguardo verso l’abside, resta rapito dal mosaico bizantino dell’abside con Gesù che sul sua stesso trono, abbraccia Maria, sua Madre. E’ questo il mistero della festa di metà agosto: la prima creatura che oltrepassa la soglia della morte è Maria. L’altro giorno su questo giornale Filippo La Porta si interrogava: “c’è qualcosa oltre la via?”. La fede cristiana offre questa risposta. Per i cattolici sono 75 anni (era l’Anno Santo del 1950) da che Pio XII, dopo aver sentito il parere dei vescovi del mondo, ha proclamato che Maria è stata assunta in cielo con il suo corpo. In realtà questa convinzione affonda le radici nei primi secoli della Chiesa.
Un’antichissima tradizione racconta che, mentre si stava avvicinando il giorno della fine della vita terrena di Maria, gli apostoli, sparsi ovunque nel mondo, avvertiti dagli angeli, si ritrovarono attorno al letto di Maria. E mentre raccontavano le meraviglie della evangelizzazione, ella si addormentò. Gesù la prese tra le sue braccia e la portò accanto a sé nel cielo. Lei, la prima dei credenti, è la prima ad attraversare la soglia dell’oltre la vita. Dio ha rovesciato i potenti dai troni e ha innalzato quell’umile donna. In realtà, nel credo cristiano, il primo a traversare l’Oltre è proprio Gesù di Nazareth, il crocifisso che Dio ha risuscitato dai morti, mostrando la destinazione dell’umanità: essere per sempre con Dio. In Maria assunta nel cielo si riassume l’intera storia dell’umanità. È l’idea rivoluzionaria cristiana dell’intervento di Dio nella storia per salvare l’intera umanità. Attraverso il passaggio di un’umile donna, la fede cristiana allarga l’idea ebraica dell’alleanza di Dio non solo con il popolo di Israele, ma con tutti i popoli. E la salvezza passa attraverso l’incarnazione del Figlio di Dio (che nasce come ognuno di noi, da una donna), che annuncia un “regno” visibile ai “poveri di spirito”, non ai sapienti, ai “puri di cuore”, non ai superbi, ai poveri, non ai ricchi.
Lasciamoci guidare per un momento dalle terzine del canto XXIII della Commedia di Dante (“Divina”, come si sa, è aggiunta di Boccaccio nel XIV secolo). Il poeta esorta al retto agire etico-politico, basato sulla forza interiore che sgorga dalla contemplazione dei misteri divini. Non dal potere della forza bruta, quella – diremmo oggi – del denaro, ma della visione di una fraternità che accomuna tutti a partire dai più piccoli, dai più deboli. Da quella umile donna che per grazia divenne “Vergine madre, figlia del tuo figlio”. È una paradossale verità teologica che accende immediatamente la nostra attenzione sulla più umile delle creature e la più considerata. La preghiera di san Bernardo prosegue: “Tu se’ colei che l’umana natura / nobilitasti sì, che ‘l suo fattore / non disegnò di farsi sua fattura”. Maria ha reso nobile la natura umana riallacciando l’alleanza tra Dio e la Creazione, al punto tale che Dio stesso non ha avuto remore ad incarnarsi in una creatura umana. Ed ecco ancora una caratteristica non teologica, ma profondamente umana, della nuova alleanza che trova in Maria una forza straordinaria di mediazione: “La tua benignità non pur soccorre / a chi domanda, ma molte fiate / liberamente al dimandar precorre”.
Chi si rivolge a Maria può star sicuro di trovare ascolto. E c’è di più. Nella parte finale della preghiera, san Bernardo rivolto a lei: “Ancor ti priego, regina, che puoi / ciò che tu vuoli, che conservi sani, / dopo tanto veder, li affetti suoi”. Chiede a Maria di preservare Dante dal ricadere nel peccato, mantenendo nel tempo la sua inclinazione al bene, dopo aver contemplato i misteri divini. Il viaggio della “Commedia” diventa un percorso di cambiamento interiore stabile, definitivo, non una fase passeggera, non emotiva, bensì una solida esperienza affettiva ed effettiva. È una visione che possiamo rileggere in chiave “sociale”, abbandonando i riduzionismi e gli stereotipi che di volta in volta, nei secoli, hanno visto Maria come l’ideal-tipo della donna obbediente e sottomessa. No, Maria è generatrice di vita da un lato, e modello ideale della persona disponibile rispetto all’irruzione di Dio nella storia attraverso la storia di se stessa come persona.
Se ci pensiamo bene, è sempre così: i profondi mutamenti sociali passano attraverso le persone concrete, nella loro disponibilità a spendersi per gli altri, a dare la vita in senso figurato (quando nasce un movimento) ed in senso concreto (come Maria che dà alla luce un figlio, Gesù). Se uniamo la preghiera di san Bernardo a Maria a quel passo del Vangelo di Luca (1, 46-55) noto come il “Magnificat” – “ha spiegato la potenza del suo braccio, ha disperso i superbi nei pensieri del loro cuore; ha rovesciato i potenti dai troni, ha innalzato gli umili; ha ricolmato di beni gli affamati, ha rimandato a mani vuote i ricchi” – vediamo in azione una forza trasformatrice, a partire dal ruolo centrale di una donna, che nella più classica delle sue funzioni biologiche – la generazione – imprime una forza ri-generativa alla storia umana.
Maria ci fa credere nella forza radicale del bene, della verità e della giustizia su tutti i poteri della malvagità, della menzogna e dell’oppressione. Il dogma mariano dell’Assunzione ci mostra il valore della vita umana, destinata a partecipare alla vita eterna di Dio, come del resto fa Dante con la preghiera di san Bernardo. Per i credenti non è un abbaglio mistico o una modalità da “oppio dei popoli”, ma è la promessa di Gesù ai suoi discepoli di tutti i tempi: seguitemi e verrete con me in Paradiso. Nel cantico del “Magnificat” di Maria, dobbiamo saper ascoltare il canto di tutte le donne senza nome, le donne che nessuno ricorda, le donne che vengono considerate inutili se non sono proprietà di un uomo, che vengono umiliate per la loro scelta materna, che vengono consegnate ad una vita di seconda scelta – o anche senza alcuna scelta – che l’economia mondiale tiene saldamente in ostaggio. Queste donne devono sentirsi abbracciate da mani affettuose e forti che le sollevano e le conducono sino al cielo.
Sì, oggi è anche la festa dell’assunzione delle donne, violate e consumate, ferite nella dignità della loro condizione e umiliate nella loro cura della generazione. È l’assunzione delle schiave delle teocrazie che sfigurano l’immagine autentica del cielo di Dio, delle donne del terzo mondo costrette a piegarsi fino a strisciare sulla terra; è l’assunzione delle bambine obbligate ad un lavoro disumano e colpite prematuramente dalla morte; è l’assunzione delle donne costrette a soccombere nel corpo e nello spirito alla violenza cieca degli uomini; è l’assunzione delle donne che nascostamente lavorano senza che nessuno si ricordi di loro; è l’assunzione delle donne naufragate nel Mediterraneo – o nei deserti – con i loro figli perché nessuno le ha soccorse.
Oggi, festa dell’Assunta, significa che Dio ha rovesciato i potenti dai troni e ha innalzato le donne umili e sconosciute, ha rimandato i ricchi e i forti a mani vuote e ha ricolmato di beni le donne affamate di pane e di amore, di amicizia e di tenerezza. Stringiamoci attorno alla Madre di Dio e a tutte le povere donne di questo mondo, come fecero quel giorno gli apostoli, per poter essere anche noi assunti dal Signore nel suo amore.
l'Unità