Quelle cinque volte in cui Trump e Putin si sono già seduti a un tavolo tra battute e protocollo violato

Un summit vero e proprio Usa-Russia e altri quattro incontri a margine di vertici internazionali. Quello di oggi in Alaska è il sesto "faccia a faccia" tra Donald Trump e Vladimir Putin. I precedenti suscitano allarme. Ecco cosa è successo.
Trump e Putin si sono incontrati cinque volte durante il primo mandato del presidente americano. Il capo del Cremlino si era congratulato con lui per l’elezione nel novembre 2016 e poi i due leader avevano parlato varie volte al telefono.Il primo meeting faccia a faccia è nel luglio 2017 ad Amburgo, in Germania, durante il summit del G20, il gruppo delle venti maggiori economie mondiali. Oltre agli interpreti, sono presenti soltanto il segretario di Stato Usa Rex Tillerson e il ministro degli Esteri russo Sergej Lavrov.

Il giorno seguente, rispondendo ai giornalisti a bordo dell’Air Force One, Trump nega qualunque interferenza russa nella campagna per la Casa Bianca, notando che Putin glielo aveva espressamente smentito e che il presidente russo aveva aggiunto: “Se l’avessimo fatto, non ci avrebbero scoperti, perché noi siamo dei professionisti”. Trump commenta: “Ho pensato che avesse ragione, perché gli hacker russi sono tra i migliori del mondo”.
Il terzo incontro è a Da Nang, in Vietnam, nel novembre 2017, a margine della conferenza per la Cooperazione Economica tra Asia e Pacifico. Nell’occasione non sono previsti colloqui formali tra di loro, ma Trump e Putin trovano modo di chiacchierare e più tardi il presidente americano afferma che il russo ha di nuovo negato interferenze di Mosca nella campagna elettorale Usa. “Sono davvero convinto che mi dica la verità”, ripete Trump alla stampa al suo seguito. Sebbene i suoi consiglieri lo avessero ammonito a non congratularsi con Putin per una rielezione accusata di brogli e truffe, nei mesi successivi Trump gli telefona e si complimenta.

Il quarto incontro è il più famoso, quello del summit di Helsinki del luglio 2018: dopo l’incontro ufficiale fra le delegazioni, di nuovo parlano per due ore, soltanto alla presenza di un singolo interprete, quello russo. Ciò che si dicono nel colloquio a due rimane sconosciuto.
Nella conferenza stampa finale, smentendo l’intelligence americana, Trump ribadisce di credere a Putin sulla non interferenza russa nelle elezioni Usa: “Non vedo perché avrebbero dovuto farlo”.

Quando a Putin, in una conferenza stampa separata, viene chiesto se la Russia abbia informazioni compromettenti su Trump con cui ricattarlo, allusione alla tesi secondo cui il servizio segreto lo avrebbe filmato in una stanza d’albergo con due prostitute quando andò a Mosca a organizzare il concorso di Miss Universo, il capo del Cremlino scoppia a ridere, osserva che “a Mosca vengono tanti uomini d’affari” e non fornisce una risposta diretta. Il Cremlino parlerà poi di importanti intese raggiunte a Helsinki, ma da parte americana non vengono precisate.
Il quinto e ultimo incontro avviene a Buenos Aires, nel dicembre dello stesso anno, dietro le quinte di un altro vertice del G20, preceduto da voci di un summit bilaterale a Washington o a Parigi. È un incontro annunciato, poi cancellato da Trump con un post su Twitter dopo la notizia del sequestro di tre navi ucraine da parte della Marina russa, infine svoltosi lo stesso: una conversazione informale, durante la cena tra i leader. Ancora una volta, quasi nulla emerge su cosa Trump e Putin si siano detti. “Non ho mai sentito”, dice l’ex-vicesegretario di Stato Usa David Kramer al New York Times, “di un presidente americano che incontra un leader russo senza collaboratori che prendono appunti”.
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