Su Gaza il governo italiano non ha più alibi: Meloni agisca ora, non quando non ci saranno più palestinesi

La rubrica Sottosopra
Bisogna spingerla a riconoscere la Palestina (altro che scelta controproducente!) e a portare l’Italia a svolgere il suo ruolo di pace in Medioriente

Come possiamo restituire i territori occupati? Non c’è nessuno a cui restituirli”. (G. Meir)
“Credo che il riconoscimento dello Stato di Palestina, senza che ci sia uno Stato della Palestina, possa essere addirittura controproducente per l’obiettivo”: così si è espressa Giorgia Meloni all’indomani del riconoscimento francese. Ohibò!, pensiero… elevato. Che si innalza ancora di più con l’aggiunta: “Se qualcosa che non esiste viene riconosciuto sulla carta, il problema rischia di sembrare risolto, quando non lo è”. Ah! Il dilemma tra il sembrare e l’essere… E spiega: “Essendo favorevolissima (sic!) allo Stato della Palestina, non sono favorevole al suo riconoscimento a monte di un processo per la sua costituzione”. Provate a frullare le tre affermazioni: il risultato è una “dialettica” da bar dei pusillanimi.
Infatti: Israele ha deciso che “lo Stato palestinese non dovrà esserci mai” – e ha pure annunciato di voler annettere la Cisgiordania – sicché da Tel Aviv non ci sarà alcun “processo per la sua costituzione”. La soluzione potrà avvenire solo se i governi occidentali, anziché appoggiare i suoi crimini, indurranno lo Stato ebraico a rispettare le risoluzioni dell’Onu. Qui sta l’importanza del riconoscimento – adesso! – dello Stato palestinese, proprio perché, non essendoci oggi, possa esistere domani. Non è un caso che i due pregiudicati, Netanyahu e Trump, dinanzi alla scelta francese hanno reagito come morsi dalla tarantola. Presidente Meloni, lei non può far finta di non capire che bisogna agire ora – ora! – non quando non ci saranno più palestinesi, per via di sterminio o deportazione! Comprendo la sua affinità, ideologica e politica, con l’imputato per crimini di guerra e contro l’umanità – nel cui governo “i ministri giocano a chi è più fascista”, come ha scritto Haaretz. Capisco anche che gode della compagnia dei suoi vicepresidenti del Consiglio, Salvini appena premiato da Israele e Tajani che auspica nientemeno il riconoscimento palestinese dello Stato ebraico – gli dica che è avvenuto fin dal 1993! – ma lei non può cavarsela con quelle sue fanfaluche improntate a cinismo brado.
È inutile che lei telefoni a Netanyahu, senza prendere alcuna iniziativa politica concreta. Mentre lei temporeggia, va avanti la mattanza dei palestinesi e lei non ha nemmeno la dignità di richiamare per consultazioni il nostro ambasciatore, come minuscolo gesto di condanna dei crimini. Il governo italiano rischia di arrivare per ultimo. Già un terzo dei Paesi europei riconosce lo Stato palestinese e ora, dopo la Francia, è arrivato il pronunciamento persino dell’Inghilterra, cui seguirà quello di Malta, del Canada, dell’Australia, del Portogallo. Anche la Germania si sta muovendo. Il suo ministro degli Esteri, Johann Wadephul, ha affermato che il riconoscimento dello Stato palestinese “è un processo che deve cominciare adesso” (corsivo mio). Capito? Il presidente Mattarella ha denunciato che quella di Israele è “l’ostinazione a uccidere indiscriminatamente”. Di fronte alle ignominie della teocrazia israeliana e dell’autocrazia omicida di Tel Aviv , il governo italiano non ha più alibi. Con lo strazio che è in corso a Gaza e in Cisgiordania, tutta l’umanità si trova di fronte a qualcosa di spaventoso: la più grande voragine morale, culturale e politica della contemporaneità.
Si è realizzato l’incubo che uno straordinario ebreo, come Primo Levi, temeva di più: il ripetersi della tragedia da lui vissuta nel lager. Con una differenza radicale: al tempo dei forni crematori nazisti i nostri nonni poterono in qualche modo autoassolversi, dicendo: ci giungevano notizie vaghe, e così mostruose che apparivano incredibili, per cui non potemmo fare nulla. Noi, invece, sappiamo precisamente. Vediamo tutto ogni giorno (personalmente non riesco quasi più a guardare le macabre immagini televisive), grazie ai giornalisti palestinesi che vengono immolati: ben 235 di loro sono stati assassinati con omicidi mirati da parte… dell’ “unica democrazia del Medioriente” (?!?). Non abbiamo scusanti, nessuno di noi ne ha. Dunque è decisivo che ognuno di noi si impegni a intensificare la mobilitazione popolare – che, come si vede, comincia a ben influire sulle cancellerie – affinché gli enti locali e il governo riconoscano lo Stato palestinese, l’unico modo perché anche Israele abbia sicurezza e tranquillità. Altro che scelta “controproducente”! Dobbiamo aiutare Giorgia Meloni, guardate cosa mi tocca dire, affinché l’Italia svolga il suo ruolo per la pace in Medioriente e nel Mediterraneo. Cerchiamo di impedirle di fare la fine di Ursula von der Leyen sui dazi: il niente, rivestito di se stesso.
l'Unità