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Mantovano: 'Vittorio Occorsio uomo valoroso e coerente'

Mantovano: 'Vittorio Occorsio uomo valoroso e coerente'

"Diamo per scontate cose che così scontate non sono. Per esempio, che nella nostra Nazione si possa vivere, pur tra mille difficoltà, una pace interna, in virtù della quale magistrati, esponenti delle istituzioni, giornalisti, avvocati, imprenditori, sindacalisti… non siano bersagli da colpire sol perché collocati su una differente sponda politica o simbolica". Lo afferma il Sottosegretario alla Presidenza del Consiglio, Alfredo Mantovano ricordando la figura del giudice Vittorio Occorsio alla cerimonia commemorativa in occasione del 49º anniversario dell’attentato terroristico al magistrato, avvenuto nel 1976.

Occorsio, figura simbolo della lotta al terrorismo e al neofascismo, fu insignito della Medaglia d’oro al valor civile per il suo straordinario impegno al servizio dello Stato e della giustizia.

"Ci sono stati lunghi momenti della nostra storia, durante i quali il tg o il giornale radio erano quotidiani bollettini di guerra. Ci si chiedeva ogni giorno, con smarrimento e timore, a chi sarebbe toccato, a causa di una follia ideologica che faceva coincidere l'affermazione di posizioni politiche estreme con l'eliminazione fisica di chi era bollato come un nemico da abbattere. E dopo l'aggressione dei differenti terrorismi - aggiunge Mantovano - vi è stata quella mafiosa. E durante l'uno e l'altro periodo, non sempre fra loro distinguibili, si sono succedute stragi di persone comuni, come tutti sappiamo. Se oggi - e da tempo - questa non è più una dimensione esistenziale quotidiana, dipende anche da chi in quegli anni non ha cessato di lavorare in quella che era la prima linea delle istituzioni, nonostante fosse chiara la consapevolezza che qualsiasi ora poteva essere la propria ora. Vittorio Occorsio era uno di questi uomini valorosi. Non si considerava un eroe, pur se conduceva indagini importanti per la tutela della Repubblica. Viveva la propria funzione di magistrato in coerenza con l'immagine della Giustizia, raffigurata come divinità dagli occhi bendati: questa benda e la bilancia nelle mani erano, e sono, il segno di decisioni imparziali e oggettive, senza riguardi verso nessuno, per delitti commessi da soggetti di qualsiasi provenienza o estrazione. Purtroppo gli assassini di Occorsio - l'organizzazione neofascista Ordine nuovo, che rivendicò l'omicidio - vedevano benissimo: avevano individuato in lui il simbolo di uno Stato che non si piega, e che riafferma la forza della legge, a difesa della democrazia. Non altrettanto diretto fu lo sguardo di chi avrebbe dovuto pensare alla sua personale tutela. Anche questo era un connotato di quei tempi: troppi uomini delle istituzioni sono caduti prima che si avvertisse la necessità di costruire un sistema serio di protezione. Oggi non mancano minacce, forse più subdole, certamente meno violente, contro l'ordinamento democratico: vanno riconosciute e affrontate per come si manifestano. Col medesimo sobrio e generoso spirito di servizio di uomini come Vittorio Occorsio, che con ragione onoriamo a quasi mezzo secolo di distanza dalla tragica morte".

Lo Voi: 'Occorsio difensore incorruttibile Costituzione'

"Ci troviamo qui per ricordare e rinnovare il nostro impegno nella memoria di un magistrato che ha incarnato la figura del pubblico ministero come difensore incorruttibile della nostra Costituzione e che continua a rappresentare un modello di rigore, di dedizione e di coraggio". Lo ha detto il procuratore di Roma Francesco Lo Voi, intervenendo oggi alla commemorazione a piazzale Clodio del magistrato Vittorio Occorsio, ucciso il 10 luglio 1976 da terroristi di estrema destra. La cerimonia si è svolta nell'aula intitolata proprio a Occorsio. Presenti, tra gli altri, il prefetto di Roma Lamberto Giannini e il presidente dell'Associazione nazionale magistrati Cesare Parodi.

Lo Voi ha ricordato come Occorsio "già dalla seconda metà degli Anni '70 aveva iniziato a indagare sugli ambienti dell'estrema destra romana, con indagini meticolose, che rivelarono la pericolosa saldatura tra ambienti neofascisti e settori deviati delle istituzioni e criminalità organizzata". "Fu tra i primi a cogliere il carattere sistemico della minaccia eversiva di destra in anni in cui l'attenzione generale e anche quella investigativa era maggiormente concentrata sulla galassia del terrorismo rosso. E questa non fu una scelta ideologica - ha spiegato -, tutt'altro, fu un atto di fedeltà al principio di legalità, un indagare lì dove i fatti e le prove lo conducevano, anche se questo significava toccare interessi oscuri e potentati sommersi. Proprio su un'intuizione di Vittorio Occorsio si fece strada la scoperta dei legami fra il terrorismo nero, le logge massoniche deviate e devianti, tra cui la P2, e la criminalità organizzata. E sui muri iniziarono ad apparire scritte contro di lui". Il prefetto Giannini, dal canto suo, ha sottolineato come "quel terrorismo non colpiva a caso ma individuava i suoi nemici".

Molto toccanti le due testimonianze, della figlia Susanna Occorsio, e di Roberta Lomurno, magistrato in tirocinio, che ha raccontato come nel suo avvio della professione di Pubblico Ministero siano di esempio le storie e la vicenda umana del giudice Occorsio.

ansa

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