Ricci indagato: nessuna mazzetta, il reato? Il consenso del candidato nelle Marche

L'indagine sul candidato presidente
L’avviso di garanzia all’avvio della campagna elettorale delle regionali. Nel mirino le modalità di assegnazione di alcune opere pubbliche quando era sindaco di Pesaro. Per i pm non ha intascato un centesimo, ma avrebbe ottenuto un beneficio “in termini di accresciuta popolarità”

La campagna elettorale per il rinnovo del Consiglio regionale delle Marche è iniziata questa settimana ed i pm di Pesaro hanno deciso di azzoppare subito il candidato del campo largo, l’europarlamentare di Matteo Ricci. Con un tempismo a dir poco sorprendente, la procura marchigiana ha notificato martedì scorso all’ex sindaco di Pesaro un avviso di garanzia per corruzione. Insieme a Ricci sono indagate 23 persone, tra dirigenti, funzionari comunali ed amministratori.
L’inchiesta, ribattezzata con poca fantasia “affidopoli”, ha messo nel mirino le modalità di assegnazione di alcune opere pubbliche durante l’amministrazione Ricci. Nessuna mazzetta, puntualizzano i pm, ma un “ritorno d’immagine personale come politico e amministratore”. In altri termini, il reato di “consenso”. Secondo la procura diretta da Marco Mescolini, vi sarebbe stato a Pesaro un sistema che legava l’amministrazione comunale ad alcune associazioni, tra cui Opera Maestra e Stella Polare, le quali avrebbero ottenuto negli anni affidi diretti per interventi di vario tipo (dal murales per Liliana Segre al “cascone” per Valentino Rossi, fino a feste o altri eventi) per oltre 500mila euro. Per l’accusa, le procedure messe in atto per questi interventi dovrebbero aggirare gli obblighi di legge. È stato lo stesso Ricci, in un video, ad annunciare l’avviso di garanzia che gli era stato recapitato, dichiarandosi “sereno” ma “molto amareggiato e arrabbiato” per la tempistica della notifica, oltre che “del tutto estraneo”. All’ex sindaco, che sarà interrogato il prossimo 30 luglio, i magistrati contestano ben cinque anni di affidamenti, dal 30 maggio 2019 al 24 giugno 2024 per l’esattezza.
Nel ricostruire la vicenda la procura descrive Ricci come un delinquente incallito, in quanto, con “più azioni esecutive di un medesimo disegno criminoso”, richiedeva “sponsorizzazioni a favore del comune di Pesaro per l’organizzazione di eventi pubblici, poi in realtà elargite direttamene all’associazione Opera Maestra”. Secondo la teoria accusatoria, Ricci avrebbe poi “direttamente” o comunque “facendo compiere atti contrari ai doveri d’ufficio ai dirigenti e funzionari in servizio, abusando della propria influenza e della propria qualità”. Ricci, va detto, non si sarebbe intascato un centesimo ma “attraverso la realizzazione, con modalità illegittime, di opere ed eventi pubblici di grande richiamo”, avrebbe ottenuto “un rilevante beneficio in termini di accresciuta popolarità e consenso”.
“Rispettiamo il lavoro della magistratura e ci auguriamo che la vicenda sia chiarita al più presto, nella speranza di poter proseguire la campagna elettorale”, ha dichiarato il deputato di Avs Nicola Fratoianni. “Matteo Ricci deve andare assolutamente avanti: ha il nostro sostegno e crediamo che debba proseguire la campagna elettorale per dare alle Marche nuovo slancio e nuova forza dopo la fallimentare stagione di Acquaroli”, le parole del segretario di +Europa, Riccardo Magi. “Abbiamo sentito Matteo Ricci, che si è già dichiarato totalmente estraneo ai fatti contestati. Naturalmente abbiamo fiducia nel lavoro della magistratura e speriamo che questa vicenda venga chiarita al più presto”, ha invece affermato Igor Taruffi, responsabile dell’organizzazione nella segreteria nazionale Pd. “Siamo fiduciosi che andrà avanti come candidato presidente nelle Marche e il Pd è pronto a fare al suo fianco la campagna elettorale”, ha poi aggiunto Taruffi.
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