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Accesso ai capitali e regole, così l’Europa può vincere la sfida sull’Ai

Accesso ai capitali e regole, così l’Europa può vincere la sfida sull’Ai

«L’Europa deve trovare una suo strada per sostenere l’innovazione»: Daren Acemoglu, premio Nobel 2024 in economia e professore all’Mit di Boston (Usa) è l’economista che con maggiore lucidità e coraggio ha rotto il tecno-ottimismo di questi ultimi dieci anni. Ha dimostrato che l’equivalenza tra progresso e crescita negli ultimi decenni va riscritta. Di più. Negli ultimi 40 anni, i nuovi progressi tecnologici hanno aumentato l’ineguaglianza e non hanno portato a un aumento della produttività. Ed è proprio «produttività» la parola su cui si è più concentrato qui al Festival dell’economia di Trento dove è intervenuto in collegamento. Ora, con l’intelligenza artificiale, abbiamo un’opportunità di invertire questa tendenza. Ma le decisioni prese oggi dalle aziende e dai governi determineranno se l’IA porterà una prosperità più ampiamente condivisa o se rafforzerà semplicemente la tendenza attuale. La necessità – ha spiegato nel corso della lezione – è mettere in pista regolamentazioni coerenti a livello europeo che si applichino a tutte le aziende, piuttosto che norme nazionali frammentate. Questo semplificherebbe le operazioni per le imprese in tutto il continente.

Proprio sull’Europa si è concentrato di più. Dalla comparsa di DeepSeek, il potentissimo chatbot cinese, si è innescato un effetto «Sputnik», con Cina e Usa impegnate in una corsa che ricorda quella dello spazio, che conferma il mantra: gli Usa inventano, la Cina copia, l’Europa detta le regole. Anche nell’era dell’intelligenza artificiale. «L’Europa dovrebbe trovare un proprio modo per fornire “credito a basso costo” per le innovazioni, distinto dal capitale di rischio, per consentire la scalabilità. Questo è cruciale anche per la concorrenza, poiché la mancanza di aziende in crescita ostacola la competizione». Sul continente europeo si concentrano per certi versi le speranze del premio Nobel. Le dimensioni ci conferiscono un posto speciale e un vantaggio «tecnico», soprattutto per aver impresso una direzione dell’AI diversa da quella di Cina e Stati Uniti, più rispettosa dei diritti umani, controllabile e spiegabile. La suggestione di Acemoglu è di mettere il suo «potere competitivo» contro quello proveniente da Cina e Stati Uniti. Propone anche che altre economie emergenti, come Arabia Saudita, Brasile, Messico e India, potrebbero unire le forze con l’Europa o formare un «quarto blocco» per sostenere le loro specifiche voci riguardo allo sviluppo dell’AI e al lavoro.

«Servono però – sottolinea – politiche di concorrenza più forti, inclusa l’applicazione delle leggi Antitrust all’IA, e la promozione di un “percorso alternativo” per lo sviluppo dell’IA che provenga dall’Europa. Consentire concentrazioni aziendali incontrollate» – ha dichiarato, riferendosi alle posizioni iniziali dell’Europa su Google – «non aiuta la creazione di un sistema di concorrenza sano».

Anche sul mercato del lavoro, la posizione espressa da Acemoglu ha l’intuizione di tenere nell’«equazione» le nuove forme di intelligenza artificiale presenti sul mercato. Dopo quella dei chatbot, dall’inizio dell’anno siamo entrati nell’era degli agenti autonomi, modelli di AI in grado di prendere delle decisioni autonomamente. Sebbene ci sia molta incertezza su quando i modelli saranno in grado di interagire autonomamente con piattaforme digitali, altri strumenti di AI e persino esseri umani, non c’è dubbio che questo sviluppo sarà trasformativo, nel bene o nel male. Eppure, nonostante tutti i commenti (e l’hype) sull’IA «agentica», molte grandi domande rimangono senza risposta, la più grande delle quali è: che tipo di agente IA sta cercando di sviluppare l’industria tecnologica? Modelli diversi avranno implicazioni molto diverse.

Con un approccio «AI come consulente», gli agenti IA offrirebbero raccomandazioni calibrate individualmente ai decisori umani, lasciando sempre gli esseri umani al volante. Ma con un modello di «IA autonoma», gli agenti prenderanno il controllo per conto degli esseri umani. «Questa è una distinzione – ha sottolineato – con implicazioni profonde e di vasta portata». Secondo Acemoglu, va studiato e approfondito il potenziale per gli agenti di fornire informazioni in tempo reale e personalizzate ai singoli lavoratori per la formazione, la gestione di nuove attrezzature o la risoluzione di problemi. Tuttavia, avverte che gli agenti IA non dovrebbero prendere tutte le decisioni, poiché ciò potrebbe essere «tossico» e privare gli esseri umani del loro potere. Lo scenario ideale è che gli agenti IA siano «al nostro servizio», non che diventino «nostri vassalli».

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