Almawave: collaborazione con IBM per l’IA alle imprese

IBM e Almawave collaborano per diffondere le IA generative tra le imprese italiane. Per capire bene la portata di quanto sta accadendo occorre risalire alla fine del mese di gennaio del 2025, quando Almawave ha presentato Velvet, una famiglia di modelli di IA generativa Open source sviluppati in Italia, addestrati sul supercomputer Leonardo e accolti con entusiasmo, tant’è che il prezzo delle azioni di Almawave è aumentato del 15% nel giro di una manciata di ore.
Velvet è una famiglia di Large Language Model (LLM) pensati per le imprese e distribuiti on-premise oppure grazie al cloud in virtù della collaborazione avviata tra Almawave e diverse realtà tecnologiche internazionali tra le quali Amazon Web Services, Oracle e Microsoft.
Ora anche la piattaforma IBM watsonx.ai si presta al potenziale di Velvet per offrire alle imprese una soluzione ancora più performante.
Almawave e IBM watsonx.aiAlmawave è una società del gruppo Almaviva, quotata sull’Euronext Growth di Milano e focalizzata sulle soluzioni di IA e Data management. Conta centinaia di clienti nel mondo ed è bene introdotta nella sanità, nella finanza, nella mobilità e nella pubblica amministrazione.
Watsonx.ai di IBM è una piattaforma di IA e di Machine learning che consente alle aziende di creare, addestrare e distribuire modelli di Intelligenza artificiale.
Nello specifico, grazie a watsonx.ai, Velvet migliora la filosofia Bring-Your-Own-Model (BYOM), ovvero la possibilità per ogni organizzazione di usare modelli IA ottimizzati sui propri dati proteggendo la proprietà intellettuale, la conformità alle norme e riducendo i costi.
Inoltre, i modelli Velvet sono ingegnerizzati per essere usati anche su infrastrutture non particolarmente potenti con ricadute positive sui consumi e sulle spese per l’addestramento.
I vantaggi di VelvetAl di là dei minori costi, Velvet permette di interagire con i dati aziendali usando il linguaggio naturale. Gli utenti possono dialogare direttamente con Velvet (esattamente come si fa con ChatGPT, Gemini o Claude) pe ottenere informazioni che facilitano il lavoro di qualsiasi unità aziendale.
Inoltre, come anticipato, Velvet può essere usato sia in cloud sia on-premise, ovvero sfruttando le infrastrutture IT interne di un’azienda e ciò ne facilità l’adozione anche tra le fila di quelle realtà che – per diverse ragioni – non hanno implementato architetture cloud.
Velvet si presta particolarmente bene allo scambio di informazioni tra reparti della medesima impresa, alla creazione e alla consultazione di documentazione e, non da ultimo, alla creazione di assistenti virtuali e chatbot per l’assistenza multilingua ai clienti.
Questo ultimo punto merita un approfondimento riguardo un’altra notizia che vede il gruppo Almaviva al centro delle cronache.
Licenziamenti nei call centerContestualmente all’annuncio della collaborazione tra Almawave e IBM, diverse sigle sindacali hanno reso noto che Almaviva – il gruppo di cui Almawave fa parte – è pronta a ridurre il proprio organico di 489 persone con tagli che toccano tutta la Penisola ma si concentrano soprattutto in Sicilia, laddove gli impieghi cancellati sono 389 (277 a Palermo e 112 a Catania), ossia l’80% circa del totale.
Le due notizie sono scollegate, come conferma Daniele Carchidi, del Sindacato lavorati della comunicazione della Cgil: “sono due cose separate. I licenziamenti ci rimandano al Covid, quando è stato attivato il numero verde per l’emergenza sanitaria e, a pandemia terminata, le persone impiegate sono diventate un esubero per Almaviva”.
Si tratta quindi di forza lavoro che Almaviva ha messo a disposizione della Cosa pubblica e contro il cui licenziamento i sindacati stanno battagliando.
Al di là di questo episodio, resta però alta la guardia delle forze sindacali che temono una sostituzione degli operatori umani a vantaggio delle IA. “Si tratta di una preoccupazione tangibile. Ci sono alcune attività che sono facilmente sostituibili ma, guardando anche alle cronache internazionali, non sembra esserci un impegno concreto da parte delle forze istituzionali per governare gli effetti delle IA sul mondo del lavoro. Si dovrebbe riuscire a fare della prevenzione, a individuare degli strumenti a vantaggio dell’occupazione. Ad oggi, per quanto riguarda i lavoratori della comunicazione, non ci sono casi di esuberi drammatici causati dalle IA”, conclude Carchidi il quale, su Il Fatto Quotidiano, ha parlato di circa 2.000 esuberi nel comparto della comunicazione.
La Repubblica