Perché le persone credono alle teorie del complotto? Lo spiega uno psicologo

Le teorie del complotto sono sempre più diffuse, dai complotti segreti alle spiegazioni improbabili per eventi importanti. Ma perché così tante persone si affidano a questo tipo di storie?

Secondo un importante studio dello psicologo Matthew Facciani, le teorie del complotto nascono da esigenze psicologiche più profonde.

Facciani analizza 279 studi sulle teorie del complotto e conclude su Psychology Today che queste convinzioni derivino da tre motivazioni principali:

Quando le persone si sentono incerte o confuse da eventi complessi, cercano spiegazioni semplici. Le teorie del complotto offrono quindi un'apparente "verità nascosta" che fornisce una visione d'insieme e certezza, anche se non è vera. Le persone che hanno poca fiducia nelle fonti ufficiali sono particolarmente vulnerabili.

In periodi di stress o di crisi, le persone vogliono mantenere il controllo su ciò che le circonda. Le teorie del complotto offrono un modo per ridurre il senso di impotenza, ad esempio incolpando qualcuno. Questo offre protezione psicologica e rende la vita più prevedibile.

Le teorie del complotto possono anche creare un senso di gruppo. Le persone si sentono speciali o "scelte" perché conoscono "la verità". Soprattutto coloro che si sentono esclusi o diffidano degli altri, spesso ricorrono a queste storie. Questo rafforza il legame all'interno del gruppo e conferma le loro convinzioni.

Sebbene le teorie del complotto offrano conforto psicologico, possono anche portare a sfiducia, divisione e diffusione di disinformazione. È tutta una questione di insicurezza, impotenza ed esclusione sociale, anche quando si sta oggettivamente bene.

Facciani sottolinea che comprendere il motivo per cui le persone credono a queste teorie è essenziale per poter rispondere meglio, ad esempio con maggiore comprensione, istruzione o affrontando i problemi di fondo.

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