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Espressioni di ammirazione

Espressioni di ammirazione

La teoria più semplice, ma falsa, è che quando troviamo qualcosa di ammirevole, diciamo che lo è. Questo è falso perché non sempre diciamo quello che pensiamo, e perché è chiaramente faticoso dire sempre quello che pensiamo. Un'alternativa è che ne parliamo solo quando ciò che pensiamo è molto importante per noi. Questo non vale per osservazioni placide, come il fatto che un gatto sia nel bosco, ma per emozioni forti, come la paura che proviamo o la gioia che proviamo perché un particolare gatto è nel bosco.

Tuttavia, anche l'alternativa alla falsa teoria è falsa. Non sempre diciamo di avere paura quando abbiamo paura, né la mostriamo. Da bambini, ci è stato consigliato di non parlare di ciò che ci passa per la testa davanti a gatti, cani o adulti. A volte le frasi che ci sono rimaste, forse per mancanza di pratica, trasformano tutto ciò che è terribile e ammirevole in una fonte di placide osservazioni; e poiché nulla ci stupisce, finiamo per non essere in grado di ammirare nulla.

Una terza teoria è che quando mostriamo ammirazione per qualcosa, lo facciamo preferibilmente non attraverso frasi e affermazioni, ma attraverso parole più brevi, vale a dire interiezioni e aggettivi. "Wow!" e "Sublime!" richiedono poca riflessione, né prima né dopo. Sembrano valere più di mille frasi ed emergono spontaneamente dalle cose che sentiamo. Giustificarne l'uso sembra superfluo: le vibrazioni tra la quarta e la quinta costola parlano da sole. Parole come "Sublime!" e "Wow!" sono un rimedio sacro; ammiriamo, è ammirato: non c'è altro da dire.

Tuttavia, le discussioni che cerchiamo di evitare potrebbero benissimo essere modi migliori per rendere giustizia a ciò che ammiriamo. Spesso, provare ammirazione non è sufficiente; o meglio, ciò che chiamiamo i nostri sentimenti di ammirazione include già frasi complete: disaccordi, spiegazioni o elogi. Al confronto, aggettivi e interiezioni sono medaglie di cioccolato. L'ingegno richiesto per formulare queste frasi non è solo un omaggio che il vizio rende alla virtù; è il rischio di guai futuri che corriamo per partecipare al gala di omaggio a ciò che ammiriamo.

Ma ci sono espressioni di ammirazione ancora più rischiose: per esempio, rimanere in silenzio. Non è il silenzio di chi non sa cosa dire, o non riesce a formulare frasi complete e adeguate alla propria ammirazione; bensì il silenzio di chi, pur avendo comuni capacità verbali, si dice, come la Regina di Francia, "ammirate e tacete"; di chi, insomma, crede che non dire nulla sia un modo per rendere giustizia. Questo metodo è rischioso perché i giusti più taciturni possono essere confusi con le loro controparti comportamentali: gli ignoranti e i brontoloni. Ciononostante, continua a essere utilizzato da chi intuisce che la giustizia richiede una certa reticenza.

observador

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