Quando la militanza fallisce

Aderire a un partito è, di per sé, un impegno: un senso di missione e il desiderio di contribuire al bene comune. Tuttavia, oggi stiamo assistendo allo svuotamento di questa matrice fondante. I partiti sono diventati strutture chiuse, ostaggio di formalità interne che soffocano il libero pensiero e il coraggio critico. Il merito è arrivato a essere misurato dalla lealtà e il potere, quando assoluto, si slega dallo scopo.
I segnali di erosione sono innegabili. Il calo della partecipazione, la difficoltà di attrarre nuovi iscritti e i crescenti livelli di disimpegno civico rivelano il declino della fiducia nella politica. Si consideri, ad esempio, quanto accaduto nelle ultime elezioni legislative in Portogallo: la sinistra si è persa in un labirinto di incertezze e il PSD esita tra le sue fondamenta storiche e la tentazione di allinearsi al PS e alla Chega, correndo il rischio di cancellare la propria identità.
A Madeira, questa deriva è altrettanto evidente. I partiti si confondono con l'esercizio del potere istituzionale, preoccupandosi principalmente di mantenerlo a scapito delle alleanze e delle convenienze tra i più vicini, spesso dando più valore agli outsider che agli insider. Chi osa pensare diversamente viene messo a tacere. Chi propone la propria visione viene stigmatizzato. La politica è, di fatto, diventata un ambiente in cui il pensiero critico viene spesso isolato e screditato, il tutto in nome di una presunta stabilità. Quando il giusto viene distorto e il torto normalizzato, diventa legittimo chiedersi se l'interesse comune sia ancora, di fatto, una priorità.
È stato questo ambiente a spingermi a lasciare il PSD, dove per trent'anni ho prestato servizio in organizzazioni giovanili e in diverse strutture del partito, dando il massimo con un attivismo intenso e attivo. Me ne vado con rispetto per il percorso che il partito ha forgiato e trasformato a Madeira, con ammirazione e gratitudine per le influenze essenziali della sua storia, dall'attivista popolare e altruista di base ai leader più illustri, come il Dott. Alberto João Jardim e il Dott. Francisco Sá Carneiro, la cui visione e dedizione sono indelebilmente legate all'identità di Madeira. Questo rimane con me e rimane anche nel partito, come parte di un'eredità che non può essere portata via. Ma me ne vado con la convinzione che non ci fosse più spazio per me per contribuire. L'attivismo era diventato obbedienza, la critica era vista come slealtà e il silenzio era diventato una condizione di permanenza.
Non ho rinunciato all'impegno civico e politico, né alle cause in cui credo. Ma ci sono limiti personali, professionali e politici che non possono essere ignorati. Voglio continuare a contribuire alla libera partecipazione, dove il valore delle persone e delle idee non è motivo di esclusione, ma piuttosto di inclusione e sviluppo.
La politica non può ridursi a relativismo, slogan e marketing. Deve essere qualcosa di più. Deve essere una funzione nobile che ascolta, unisce e agisce con coraggio, promuovendo un vero cambiamento nella vita delle persone con integrità e passione.
Quando l'attivismo fallisce, la responsabilità individuale per la partecipazione civica e politica non può mai venire meno. Abbiamo bisogno di spazi positivi che tornino a contare. Che pensino alle persone. Che offrano soluzioni. Che restituiscano identità e significato al voto e all'azione civica. La società si rafforza con l'aumentare della partecipazione, e partiti e istituzioni sono più forti quanto più sono aperti a tutti.
observador