Paolo Bertolucci: "Contro Sinner solo cialtronismo. Gli italiani fino a due anni fa non sapevano cosa fosse la Davis"


(foto EPA)
Il colloquio
L'ex numero 12 al mondo e campione di Davis nel 1976: "Quando Sinner vince non espongono la bandiera di Montecarlo, ma quella italiana. Chi lo critica sa che anche Berrettini e Musetti risiedono lì? Editorialisti e commentatori che gli danno contro? La tuttologia fa male"
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"Ma quelli che scrivono che Sinner non è un vero italiano perché paga le tasse a Montecarlo, lo sanno che anche Matteo Berrettini e Lorenzo Musetti risiedono nel Principato? No perché vorrei sapere se adesso, in Coppa Davis, per loro il tifo lo faranno". Vuole partire da quì, Paolo Bertolucci. Dall'isteria collettiva contro il numero due al mondo, reo di aver detto no alla convocazione in Davis. E verso cui negli ultimi giorni s'è scatenato tutto l'indotto del giornalismo e dell'opinionismo italiano. Editoriali di commentatori di gran lena, prime pagine a caratteri cubitali, servizi del tiggì. Addirittura il Codacons che chiede gli vengano tolte tutte le onoreficenze.
Si sta esagerando? "Ora, io capisco che il nome di Sinner accenda tutta una serie di riflettori", premette Bertolucci, ex numero 12 al mondo, campione di Davis nel 1976 in compagnia, tra gli altri, di Adriano Panatta. "Ma buona regola sarebbe non parlare di cose che non si conoscono. Già si fa fatica ad addentrarsi su questioni che si conoscono approfonditamente, figurarsi avventurarsi in arrampicate ardite. Non si può essere tuttologi. Per esempio, nel caso specifico, per esprimere un giudizio sulla scelta di Sinner bisogna essere profondi conoscitori della materia: parlare col suo team, conoscere le meccaniche che stanno dietro alla preparazione. E invece - prosegue Bertolucci - la gran parte degli italiani nemmeno sapeva cosa fosse la Coppa Davis fino a due anni fa. L'hanno scoperto solo grazie a Sinner. Ma io dico, abbiamo questi fenomeni, invece di fare queste polemiche inutili, non possiamo semplicemente dirgli grazie?".
Il "grande rifiuto" dell'altoatesino, insomma, ha riportato in auge tutta la serie di accuse che di solito gli vengono rivolte: ha detto no a Mattarella subito dopo aver rivinto "l'Insalatiera", ha abitudini fiscali discutibili, non è voluto andare a Sanremo, tra i Cuoricini dei Coma Cose (ahia) e la Balorda nostalgia. Ha preferito il ricco montepremi saudita al bagno di folla bolognese. "Eppure, quando Sinner ha vinto Wimbledon, non mi risulta che abbiano scritto che non si era presentato al Quirinale, che rappresentasse Montecarlo, che avesse rifiutato l'ospitata a Sanremo. No, erano tutti lì, giustamente, a tesserne le lodi. E poi mi lasci aggiungere una cosa su Montecarlo". Ci dica pure, Bertolucci. "Non è che quando Sinner vince, la bandiera che espongono negli stadi di mezzo mondo è quella monegasca, bensì quella italiana. Per questo, ripeto, Sinner è un'eccellenza a cui dovremmo solo dire grazie".
Anche nel lodare, al contempo buttando giù il nostro, l'esempio positivo di Carlos Alcaraz (l'ha fatto per esempio Bruno Vespa, salvo chiamarlo Alvarez), che in Davis ci giocherà, Bertolucci ci vede un bel po' di superficialità e faciloneria, oltre che di ipocrisia: "Se andiamo a vedere i dati, Sinner in questi anni ha giocato 19 partite in Coppa Davis, Alcaraz ne ha giocate otto, e ha saltato pure la fase di settembre, quando la Spagna ha rischiato di andare fuori. Ecco, trovo assurdo che adesso tutti siano diventati d'un tratto spagnoli".
In passato, come abbiamo già raccontato sul Foglio, anche Roger Federer, Rafa Nadal e Novak Djokovic, hanno saltato delle edizioni della Coppa, "che però nel vecchio formato in totale durava quattro settimane", ricorda Bertolucci. Fatto sta che un errore, l'ex campione e attuale commentatore sportivo Sky, a Sinner lo addebita: "Avrebbe potuto dire che la Davis non la giocava già a gennaio, tanto in generale lo si sapeva. Così avrebbe dato modo a tutti di far decantare la notizia, e la polemica si sarebbe spenta in mezza giornata. Adesso però quelli che avanzano richieste di rimborso, come se uno pagasse per vedere Sinner e non l'Italia, mi danno fastidio. Sono un altro segnale della classica cialtroneria italiana".
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